- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

I dipinti del maestro Valiante nella Chiesa di Ponza

di Sandro Russo

 

Curioso sono sempre stato, delle figure affrescate sulle pareti della Chiesa: molto l’avevo frequentata da bambino, al seguito di zie molto devote. Ma le avevo quasi dimenticate… Sarà anche perché le cose che ci stanno sotto gli occhi per tanto tempo perdono d’interesse, fino a che non capita un’occasione che ci spinge a ‘riscoprirle’.

Questa volta l’‘occasione’ è stata una richiesta di Aniello De Luca – da ragazzino, con il padre Antonio e la mamma (zi’ ‘Ntonio e zi’ Angelina) –  abitava proprio sotto la casa dei miei nonni – che mi ha chiesto di fotografare per lui un particolare dipinto che è in Chiesa, raffigurante (tra l’altro) il bastimento di suo padre.

[1]

Poi, come si sa, da cosa nasce cosa… Ho chiesto chi l’avesse fatto, quel dipinto, ed è stato lui stesso a dirmi che è opera del maestro Valiante.

Ponza è un posto piccolo, dove tutti si conoscono, perciò è stato facile parlare con il figlio del maestro Valiante, Giuseppe, e andare con lui in Chiesa, a fare le foto richieste ed altre ancora, opera dello stesso Artista.

Il dipinto in questione sta sulla volta del corpo aggiunto della Chiesa (la parte nuova per capirci, voluta e fatta edificata nel dopoguerra da u’ parrecchiane Diès).

Sotto la nuvola che ospita S. Silverio (riconoscibile dalla tiara papale) e l’Immacolata (con l’immagine del serpente sotto i piedi), c’è una bella veduta del porto di Ponza, con il Lanternino e alcuni bastimenti.

[2]

Precisa Aniello De Luca, che il bastimento che entra nel porto è quello della sua famiglia, il “Madonna Santissima della Salvazione”, costruito nel 1890 nei Cantieri di Torre del Greco e demolito da lui stesso, a Ponza, nei cantieri Parisi di Santa Maria, nel 1956. Nel dipinto lo si riconosce dalla poppa quadra e dalla completa invelatura, comprese le tre vele di prua.

Il bastimento che esce dal porto è invece l’altrettanto famosa ‘Ave Maria’ di Geppino Vitello.

***

Continuo con Giuseppe Valiante la visita ai dipinti che arricchiscono la Chiesa e lui mi mostra un’altra opera del padre: il grande complesso della cappella dell’Addolorata, nella parte vecchia della Chiesa (nella sua primitiva pianta circolare).

[3]

[4]

[5]

[6]

[7]

[8]

Gennaro Valiante è nato a Pozzuoli nel 1912. Maestro elementare, ebbe un incarico di insegnamento a Ponza nel 1936. Qui ha conosciuto la futura moglie e sono nati i tre figli. E’ restato sull’isola fino al 1964, anno del trasferimento a Formia. È morto nel 1990. I dipinti in Chiesa si riferiscono alla sua attività tra gli anni 1950 e 1954. Negli anni ’60 è stato anche Sindaco di Ponza.

Pittore dilettante, dipingeva per vera passione. Ha lasciato le sue tele a chi mostrava di apprezzarle: molti a Ponza le hanno alle pareti. Suo anche un dipinto della Santissima Trinità, al centro della Chiesa sopra l’altare, definitivamente perduto, coperto dal mosaico successivamente apposto.

Sempre al centro, sopra l’altare e il mosaico, molto in alto, c’è un altro dipinto che raffigura una nave bianca nella tempesta, opera questa di Raffaele Sandolo; la nave dovrebbe essere la “S. Francesco”. Anche qui viene chiesta l’intercessione delle divinità (in alto a destra del dipinto) nel momento del pericolo.

[9]

Ancora del maestro Valiante, e ben conservato, è invece un altro dipinto, sulla destra e in alto nella Chiesa vecchia, raffigurante un S. Benedetto in veste di monaco sullo sfondo del porto di Ponza.

Notevole e caratteristica, nei dipinti d’u’ maest’ Valiante, è la mescolanza del tema sacro con la rappresentazione molto terrena dei luoghi isolani proprio come sono (o com’erano).

[10]

Una visita in Chiesa – oltre che motivo di elevazione spirituale e consolazione per i credenti – offre molte opportunità al visitatore. ‘Leggere i luoghi’, identificare le prove della devozione popolare e riconoscere le sue espressioni artistiche più sincere perché spontanee, è una grande lezione di antropologia culturale.

Per chi è più coinvolto è anche bello vedere immagini già conosciute – cui quasi non si faceva più attenzione – e apprezzarle con interesse nuovo: come se le si vedesse la prima volta.

 

Sandro Russo