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17 settembre 2011

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di Polina Ambrosino

 

E’ la prima volta che vi scrivo, sebbene legga sempre e volentieri tutto ciò che pubblicate. Ponzaracconta è diventato il luogo dei pensieri e delle considerazioni, che ancora ci sono, che ancora danno forma a quella coscienza ponzese che, purtroppo, emerge sempre meno.

Sento il bisogno di scrivere perché questa giornata, tra l’altro per me ricordevole perché è il compleanno della mia mamma, resterà nella storia dell’isola come il giorno della vergogna, il giorno dello sgomento. Io ho provato un dolore enorme perché credo che un crollo simile delle istituzioni sia come l’annuncio di una grave malattia per un paziente che si sottopone a visita specialistica. Quando si subisce un arresto, quando “la legge” bussa alla porta per portarti via, quando i tuoi familiari ti vedono scortato dai gendarmi perché secondo loro “hai sbagliato”, sicuramente muore una parte di te e anche di chi ti sta accanto. E, per chi ama l’isola, per chi ne sente la mancanza fisica come la sento io che lavoro quassù in Liguria, apprendere dai tg che a Ponza è successo tutto questo, si resta senza fiato, si piangono lacrime di tristezza e di smarrimento. Non doveva succedere. Ma è successo. E ora? Cosa succederà, ora?

Nel mondo, ogni giorno succedono disgrazie come questa e anche peggiori, ma Ponza sembrava vivere di vita propria, in una dimensione in cui “l’oblio” di cui parlava il Boccaccio (proprio a proposito di Ponza), sembrava invadesse tutto. Una lenta, inesorabile discesa verso l’indifferenza per qualunque problema, come se tutti pensassero che ci fosse una ipotetica bacchetta magica che prima o poi li avrebbe risolti.

Sono anni che l’isola subisce l’indifferenza della sua gente: l’isola non è più luogo ambìto in cui nascere, crescere, lavorare, vivere e morire, ma semplice luogo di sfruttamento delle risorse, che va abbandonato quando il mare diventa cattivo e la Guardia si copre di nuvole.

I pochi rimasti pensano che non è giusto che debbano risolvere tutto loro, perché poi? I pochi rimasti si sentono così degli eroi solo per il fatto di passare l’inverno a Ponza, fra una partita a tressette, un torneo di poker, una bevuta, una cacciata, una pescata… Padroni di un piccolo mondo che nessuno cura…

Come se il mare e le spiagge di Ponza, come se le pietre di Ponza, le colline di Ponza, le strade di Ponza, le scuole di Ponza, potessero curarsi da sole…

Così tutto procede con il minimo impegno, con il minimo sforzo, con poco interesse per il BENE COMUNE. Cos’è poi, il bene comune? A chi importa? Basta che c’è la salute, no..? A chi importa di rendere giustizia a un territorio, rendendolo vivibile, piacevole, attrezzato… Se le macchine parcheggiano su una piazzetta nuova dove doveva nascere un parco giochi, che importa? Che ce ne frega che in tutta Ponza non c’è uno straccio di altalena, di scivolo, dove portare i bambini…

E’ questa la mentalità: meglio ottenere il parcheggio per la MIA macchina che un parco-giochi per i figli di TUTTI. Ho fatto un esempio che di certo a molti non piacerà, ma che rende l’idea del perché è finita così. Se il BENE COMUNE fosse stato messo davanti a tutto, se si fossero tenute bene a mente le principali regole del vivere civile, se si fosse tenuto conto dell’ONORE DI UN PAESE, forse oggi non saremmo su tutti i tg d’Italia.

Non si può nemmeno pensare che chi si presenta alle elezioni e le vince sia Mago Merlino che sa risolvere i problemi suoi e del paese con le formule magiche: facciamo che chi ci governi non debba mai trovarsi a dover accontentare il piacere, il favore dell’amico, ma sia messo in condizione di agire nella legalità, nell’onestà e nel diritto.  Sperando che tutta questa brutta faccenda finisca presto e con il minor male possibile per Ponza, che merita di certo molto di più da tutti noi.

 

Polina Ambrosino