De Luca Francesco (Franco)

Il culto della Madonna della Salvazione

Anonimo. Santa Maria della Salvazione. Olio su tela XVII sec., esposta nella Chiesa dello Spirito Santo, ad Ischia Ponte

di Franco De Luca

 

Il primo culto praticato a Ponza fu quello della Madonna della Salvazione.

I pescatori che dalla costa campana (specie da Ischia) venivano a Ponza a pescare nei mesi delle stagioni miti (primavera, estate) avevano adattato un piccolo speco sul promontorio della Madonna a cappella votiva della Madonna della Salvazione  (era ubicata nel piazzale, al di sotto della cappella di mattoni rossi. Ancora c’è qualche accenno dello speco ).

Questa cappella  è evidenziata dalle mappe del 1600 dell’Archivio Farnesiano di Napoli, pubblicate da Vincenzo Bonifacio nel libro: Pontio, l’isola di Pilato – Vianello Libri – 2010. Quando si sentì la necessità di rendere quel culto continuo e duraturo si costruì, sempre sulla collina, quella chiesetta che ora fa parte del Cimitero.

Il Mattej, nel 1847, la disegna nel libro: l’Arcipelago delle isole ponziane. Anch’essa fu dedicata alla Madonna della Salvazione di cui c’è, sull’altare maggiore, una statua. Essa ha il Bambino in braccio e una piccola barca in mano. Alla base c’è l’iscrizione M.D.S. ( Madonna della Salvazione ).

La collina prende nome dal culto che si eseguiva in quella cappella. Esso, forse,  proviene dai monaci, insediati a Ponza fin dal 1200, perché nel 1575, la chiesetta edificata dai monaci in fuga da Ponza, già dal 1454, a Mola di Gaeta (Formia), fu consacrata alla Madonna della Salvazione. Di cui c’è un dipinto, oggi a Gaeta, che Vincenzo Bonifacio mostra in bella evidenza nel libro predetto.

Il culto della Madonna della Salvazione a Ponza, nel dopoguerra, fu celebrato l’otto di settembre (nel calendario liturgico festa della Natività di Maria ).

Non so perché la chiesa ponzese fece questa trasposizione né so in quale epoca avvenne. Posso però chiarire quale disegno fosse perseguito dal parroco Dies con questa celebrazione.

La Madonna della Salvazione era ed è la protettrice dei naviganti. Non c’era marinaio che, nel passare fra lo Scoglio Rosso e il Murenaio romano, non si scoprisse il capo e si segnasse con la croce, per deferenza verso quella Madonna.

Ma i marinai (ossia i maschi) erano meno propensi delle mogli a partecipare alle devozioni in chiesa. Per cui la novena che si svolgeva dal 30 agosto al 7 settembre si celebrava alle ore 6, quando la luce del mattino era ancora fioca e il paese sonnecchiava. Nella cappella sul Cimitero.

I maschi, protetti dalle ombre ascendevano la collina e partecipavano al culto. Che era suggestivo perché, oltre all’ ambientazione seminotturna, si arricchiva delle presenze di persone non consuete ai riti. E in più si cantavano talune canzoni che, nel silenzio dell’ora, acuivano l’afflato di preghiera.

Il parroco Dies (è una mia supposizione ) utilizzava la celebrazione della Natività di Maria, che nella liturgia cristiana ha una valenza di primo ordine (anche se oggi in pratica è nulla ), per dirottare quella fascia di fedeli (i maschi) verso una devozione da loro sentita: quella della Madonna della Salvazione appunto.

Con essa, dopo l’intervallo estivo, la chiesa ponzese si riappropriava dei culti, gestendoli in prima persona. Al contrario delle  “quindicine”  della Madonna del Carmine, dell’Assunta, prodotte e consumate dai fedeli in autonomia.

Non posso apportare nessuna prova testimoniale a riguardo. Sono inferenze mie, frutto dalla frequentazione con l’ambiente parrocchiale. Per cui chi volesse intervenire con sue considerazioni fa opera a me gradita.

 

Francesco De Luca

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