Cucina

Il fellone

Fellone

– granceola s.m. Maja squinado. Granchio di grosse dimensioni.

dal libro di Ernesto Prudente:
“Vocabolario illustrato del dialetto parlato dai pescatori e dai marinai Ponziani”

 

Inchiniamoci: passa la bandiera!
Appartiene alla elite dei crostacei. Fino agli anni settanta del secolo scorso la sua richiesta era limitata soltanto a pochi buongustai. Nessuno lo conosceva. Onorino, quando rientrava con il suo peschereccio, aveva sempre sulla poppa un cestone pieno di grancevole che non sapeva neanche a chi regalarle. Quasi tutte finivano nuovamente a mare.
Schiacciate, però. I pescatori, perché con le chele stracciavano le reti, le odiavano talmente tanto che appena in coperta finivano sotto i colpi dell’ammazzamurene facendo la fine delle macciòtte.
Oggi sparisce in un niente perché si è conosciuta la bontà della sua carne. I ristoratori ne fanno incetta perché con essa preparono un intingolo stupendo per condire gli spaghetti. Gli spaghetti con il fellone è un piatto da regina degli dei.
Un risotto non è da meno.
C’è chi nel preparare il sugo usa la grancevola da crudo e chi, invece, la lessa. Venti minuti di bollitura sono sufficienti per
la sua cottura.

Una volta si usava fare la “còcce” (vedi foto sopra) che è poi il carapace che veniva usato da pentola. Dopo averla lessata si staccava il carapace facendo attenzione a non far uscire il liquido che contiene. Si condiva con aglio, olio e prezzemolo con l’aggiunta di alcuni pezzi di pane raffermo e la si metteva sul fuoco. Dopo pochi minuti di cottura era pronta. Una leccornia!
E più di una leccornia sono le tartine. Per prepararle occorre la femmina a cui, prima di metterla a bollire, bisogna staccare le uova che tiene esternamente in quella specie di marsupio.
Vanno usate crude perché non vengano disperse le piacevoli sensazioni del loro odore, del loro profumo, della loro fragranza e del loro sapore. Quando si è raffreddata staccare il carapace e versare tutto quello che contiene, proprio tutto, in una insalatiera. Togliere tutto dalle chele con l’ausilio di uno schiaccianoci e versarlo nella insalatiera. Poi si aggiungono le uova staccandole dagli appigli che le tengono unite e frantumandole. Condire con aglio, olio, prezzemolo e un po’ di pepe. Lasciare riposare per l’insaporimento e poi spargere su tocchi di pane abbrustolito, possibilmente casereccio.
Che te mange!

Ernesto Prudente

 

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