Canti

Canzoni ponzesi

recensione di Silverio Lamonica

 

Il 6 luglio p.v. alle ore 22, Franco De Luca, Carmine Pagano e  Nino Picicco presenteranno il cd che raccoglie 15 canzoni dedicate a Ponza, o meglio alla vita isolana nel novecento.

Si tratta del primo canzoniere ponzese, perché i componimenti sono trattati in modo organico; anche se, ad onor del vero, in passato sono state composte alcune canzoni dedicate alla nostra isola; una fra tutte “Ponzesella Ponzesé, versi di Salvatore Mazzella e musica di Nicola Giuliano (riportata anche a pag. 301 del saggio “Ponza – brevis insula… brevis historia” di Giulio Vitiello – Ed. Fossataro 1974). Ma a Ponza sono state  dedicate anche canzoni in lingua italiana; chi non ricorda la sigla di “Buona Domenica” su Canale 5 di alcuni anni fa? Essa dimostra quanto sia apprezzata la nostra isola sul piano nazionale. Però erano testi sporadici ed occasionali (ma sarebbe bello che essi, assieme ad altri, figurassero in questo sito).

Gli amici Franco, Carmine e Nino, invece, mettono a fuoco, in maniera sistematica, la “ponzesità”, ossia tutti quegli elementi che ci caratterizzano a partire, appunto, dalla personalità, spesso timida come “Sangue ‘i rutunne” (ma si potrebbe anche intendere come gente dal sangue freddo, che non ha paura delle difficoltà), oppure “Coloni” che mette in risalto gli enormi sacrifici dei nostri antenati i quali, con ostinata caparbietà, seppero resistere e sopravvivere su questo “scoglio”, lasciandoci alla fine un patrimonio di bellezza e di cultura inestimabili. Su tale scia c’è il brano “Gente essenziale” dedicato ai pescatori e al loro duro lavoro sul mare, e Calacaparra, in cui risalta la dura fatica dei campi: terrazze brulle, battute dal vento e riarse dal sole. Non mancano alcuni brani dedicati a personaggi tipici della nostra isola come “Minicuccio”, il simpaticissimo banditore che noi isolani di una certa età ricordiamo ancora e Nino ben lo interpreta nell’incipit, anche nell’impostazione della voce: Uheeee….! E poi “Ninotto ‘mparaviso” (il ponzese gaudente, che ama l’allegria e il buon bicchiere di vino con gli amici, anche all’altro mondo!) che ricorda la celeberrima canzone napoletana “Duie Paravise” e nel finale gli autori ne citano anche un verso: “u’ paravise nuoste è chistuccà” . Come pure “U’ masculillo e a femmenella” che tratta l’amore sviscerato per la prole e che nel titolo ci rimanda ad un’altra celebre canzone cantata anche da Roberto Murolo: “E’ fatto duje gemelle belle belle…. U’ masculillo e a femmenella” Ma, al di là di qualsiasi sospetto di plagio (le melodie sono ben diverse e anche i temi trattati) ciò dimostra, ancora una volta, il nostro profondo legame con la Campania e con la cultura napoletana in particolare; non per niente i nostri antenati provenivano da Ischia e Torre del Greco. Per questo i testi di tutte le canzoni sono scritte in ponzese, un dialetto che discende dalla lingua napoletana, la quale ha avuto in Scarpetta, De Filippo, Di Giacomo, Russo… gli esponenti più illustri.

Uno degli hobby principali dei ponzesi, assieme alla pesca, è la caccia; ne fa le spese anche una innocente rondinella: “A runnenella e u’ scarafone”. Il tutto viene rappresentato come in una favola di Esopo: la rondine non becca il coleottero (lo scarafone) perché ne è impietosita, ma nel volare in alto, in cerca di altro cibo, viene colpita da una doppietta di un cacciatore che ha bisogno di provare la mira. Altri uccelli vengono rappresentati: “I quaraquaglie” (Quando siente ‘u quaraquaglie, piglia a rezze e va a quaglie – è un antico proverbio, citato anche dal Tricoli nella sua “Monografia”) Qui gli autori mettono in risalto il verso onomatopeico del “gruccione” (Merops apiaster) ,: “quacquarì… quacquarì…”  Anche Lucio Dalla si dice che si sia ispirato al verso di un uccello, la procellaria, presente alle isole Tremiti, nelle note del violino in “4 Marzo 1943”. Il brano appena descritto, I quaraquaglie, assieme ad altri, è già stato riportato in questo sito.

Ma veramente qualche ponzese è appassionato di ufologia? Io ritengo che questo argomento (Ufo) sia semplicemente il parto della fervida immaginazione ironica degli autori i quali, alla maniera del grande Boccaccio, ci fanno rivivere le scene di un film del ragionier Fantozzi, la cui moglie, invaghita del panettiere, inonda la propria casa di sfilatini, pagnotte, rosette e quant’altro. Un brano davvero esilarante, che ci rimanda alla migliore tradizione della macchietta napoletana.

Ci sono ancora altre canzoni nell’album. Ma preferisco che sia il lettore a scoprirle e a commentarle.

 

Perciò il 6 Agosto, alle ore 22, mi raccomando, tutti sul Lanternino!

Silverio Lamonica

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