di Antonio De Luca
Nei porti del Cile
la vita capita dove capita
a noi di bordo a Valparaiso
esposti ad ogni sorte e mistero
non conosciamo nessuno
ogni sbarco è casuale motivo
e nei paraggi superfici marine
disordinate e smarrite lande
prossime alla libertà
sono incanto oblio mare infinito
enigma e visionaria esistenza.
Da una finestra fuegina
sopra murate d’acqua
per scogli verticali baie tra dirupate scogliere
vado al sud crocevia di uomini e Dei
la strada più lunga.
Di notte leggo il grande saggio di Chiloé
e penso a un’isola di là dal mondo
che l’anima occulta memorie di navi.
Quanto errai e quante gioie e dolori
tutto quanto sognai che l’abisso include
l’isola dell’infanzia trascorsa
dove da soli fu essere nudi
non mi importa di cose e persone e denaro
io nel pensier mi fingo che ora
quell’isola come zattera di pietra
mi trascina e scarroccia senza ancore
come leviatano solitario tra correnti antartiche
tra passaggi andini e mari imprevedibili
e vento e freddo smarriscono e rimescolano
dalle porte di una terra senza fine.
L’infinito nostro viaggiare
in un mondo alla fine del mondo.
Sono io questi paesaggi stessi
corpo pagina bocca quiete
e su questo mare assisto al mio passaggio.
Antonio De Luca