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“Mediterraneo”, di Fernand Braudel

segnalato da Silverio Tomeo [1]

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…“Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Iugoslavia. Significa sprofondare nell’abisso dei secoli, fino alle costruzioni megalitiche di Malta o alle piramidi d’Egitto. Significa incontrare realtà antichissime, ancora vive, a fianco dell’ultramoderno: accanto a Venezia, nella sua falsa immobilità, l’imponente agglomerato di Mestre; accanto alla barca del pescatore, che è ancora quella di Ulisse, il peschereccio devastatore dei fondali marini o le enormi petroliere. Significa immergersi negli arcaismi dei mondi insulari e nello stesso tempo stupire di fronte all’estrema giovinezza di città molto antiche, aperte a tutti i venti della cultura e del profitto, e che da secoli sorvegliano e consumano il mare.

Tutto questo perché il Mediterraneo è un crocevia antichissimo. Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia: bestie da soma, vetture, merci, navi, idee, religioni, modi di vivere. E anche le piante. Le credete mediterranee. Ebbene, a eccezione dell’ulivo, della vite e del grano – autoctoni di precocissimo insediamento – sono nate quasi tutte lontano dal mare”…

 

Dalla prefazione dello stesso Autore (pp. 7-8)

Fernand Braudel “Il Mediterraneo. Lo spazio la storia gli uomini le tradizioni” (Bompiani Tascabili 2008) (Ed. originale Flammarion 1985)

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Fernand Braudel (1902-1985) – Il primo abbozzo della sua opera fondamentale – Il Mediterraneo e il mondo mediterraneo all’epoca di Filippo II, costituisce la sua tesi di laurea. Il testo comincia a circolare dal 1949, con notevoli ripercussioni fra gli storici e anche fra i non specialisti. Alla stesura del libro, nelle successive edizioni, collaborano, oltre allo storico Georges Duby, altri importanti studiosi, quali Filippo Coarelli, Maurice Aymard, Roger Arnaldez, Jean Gaudemet e Piergiorgio Solinas (N.d.R.)

Immagine di copertina: Gustave Courbet (1819-1877): Plage de Palavas, 1854