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Giuseppe Tricoli. Monografia per le Isole del Gruppo Ponziano

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di Silverio Lamonica

 

E’ appena giunta in libreria la nuova ristampa dell’opera ottocentesca del Tricoli, edita a cura di Riccardo Navone “ultima spiaggia”.

Si tratta della seconda ristampa, dopo quella dei fratelli Giuseppe e Silverio Mazzella, avvenuta circa venti anni or sono ed ormai esaurita.

L’editore l’ha arricchita con la biografia dell’Autore, illustrata nei risvolti delle copertine, con numerose incisioni del Mattej e varie fotografie nel testo che documentano personaggi e avvenimenti storici, che hanno interessato le isole ponziane nel corso dei secoli.

La ristampa rispetta l’intera impostazione del testo originario, anche nell’impianto stilistico e sintattico (e non poteva accadere diversamente). Ma, come giustamente nota l’editore nella nota introduttiva, l’opera è di grande interesse storico e culturale, per la notevole mole di notizie, soprattutto quelle relative al periodo storico in cui l’autore è vissuto. Infatti gli studiosi del Novecento, specialmente gli storici, hanno attinto a piene mani nella preziosa “Monografia”.

Sotto tale aspetto, il meticoloso lavoro del Tricoli è altresì fondamentale per conoscere le nostre comuni radici e per preservare la nostra cultura con le tradizioni popolari (almeno quel poco che ne rimane).

Interessante è il paragrafo VIII “Usi e costumi” (pagg 245 – 254), ci fa capire come si viveva a Ponza e a Ventotene un secolo e mezzo fa: gli svaghi ed i divertimenti, le feste religiose, i riti e le cerimonie che scandivano la vita dei nostri antenati. Perché non approfondirne lo studio e ricreare i costumi che indossavano trisavole e trisavoli dell’epoca, i balli, magari gli strumenti musicali di allora?

In quell’epoca i nostri antenati vivevano di agricoltura e pesca, in queste isole accomunate da un unico destino: luoghi di pena e di confino nel corso di circa due millenni. Oggi un destino per fortuna ben diverso le accomuna: il turismo (anche se in una dimensione sempre più caotica, purtroppo). Ma il turismo non ne trarrebbe forse vantaggio se le nostre isole, oltre ad esibire un mare limpido ed un ambiente ancora accettabile, offrissero  gruppi folcloristici che facessero rivivere quelle scene  di vita tanto seducenti, oltre a valorizzare i prodotti tipici locali: vino e legumi in primo luogo, e rendere visibili ed accessibili i numerosi siti archeologici così ben evidenziati dal Tricoli e dal Mattej? In tal modo la memoria non solo non verrebbe cancellata, ma ne uscirebbe addirittura rinverdita: una bella sfida al tempo implacabile che copre ogni cosa nella cappa dell’oblio.

Soprattutto sotto tale profilo ritengo che la “Monografia” del Tricoli sia un libro prezioso, che non dovrebbe mancare in ogni famiglia isolana.

 

Silverio Lamonica