La madre del marinaio
Bambino / lo cullai / ma non sapevo
che con quell’onda gli insegnavo il mare. /
La notte / sulla fronte / gli vedevo
una stella propizia al navigare. /
Distaccato da mé, / fatto fanciullo /
il mare me lo tolse / a poco a poco. /
Ei non ebbe che il mar / come trastullo, /
soltanto il mar gli fu compagno al gioco. /
Diceva: – O madre, / voi l’asilo siete
a cui si torna dopo la tempesta. /
Ma il mare / è la mia vita / e la mia festa. /
Col cuore acceso / qui / m’aspetterete – . //
Or, / mentre il cuore si consuma, / aspetto
l’uomo / che è pur sempre il mio bambino. //
Filo una lana / per fargli un corpetto
che lo ripari dal vento marino //
Egli non scrive, / ché la penna è dura
tra le sue mani, / e sa leggere a stento. //
Ebbe / per sillabario il firmamento /
e il mare fu il suo libro di lettura. /
Gente di porto, / gente di costiera,
se mai gettasse l’àncora un naviglio /
per trovare pace / dopo la bufera, /
potreste riconoscere mio figlio. /
Dimenticato avrà ogni pericolo. /
Ditegli allora / che sempre l’aspetto, /
che filo lana / per fargli un corpetto /
e n’ho filato / già più d’un gomitolo. //
Renzo Pezzani (1898 – 1951)