Mare-letteratura

Poesia. La madre del marinaio

Proposta da Ernesto Prudente

 

 

La madre del marinaio

 

Bambino / lo cullai / ma non sapevo

che con quell’onda gli insegnavo il mare. /

La notte / sulla fronte /  gli vedevo

una stella propizia al navigare. /

 

Distaccato da mé, / fatto fanciullo /

il mare me lo tolse / a poco a poco. /

Ei non ebbe che il mar / come trastullo, /

soltanto il mar gli fu compagno al gioco. /

 

Diceva: – O madre, / voi l’asilo siete

a cui si torna dopo la tempesta. /

Ma il mare / è la mia vita / e la mia festa. /

Col cuore acceso / qui / m’aspetterete – . //

 

Or, / mentre il cuore si consuma, / aspetto

l’uomo / che è pur sempre il mio bambino. //

Filo una lana / per fargli un corpetto

che lo ripari dal vento marino //

 

Egli non scrive, / ché la penna è dura

tra le sue mani, / e sa leggere a stento. //

Ebbe / per sillabario il firmamento /

e il mare fu il suo libro di lettura. /

 

Gente di porto, / gente di costiera,

se mai gettasse l’àncora un naviglio /

per trovare pace / dopo la bufera, /

potreste riconoscere mio figlio. /

 

Dimenticato avrà ogni pericolo. /

Ditegli allora / che sempre l’aspetto, /

che filo lana / per fargli un corpetto /

e n’ho filato / già più d’un gomitolo. //

 

Renzo Pezzani (1898 – 1951)

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