Racconti

L’ultimo eroe (2)

di Sandro Russo

Leggi qui la prima parte

 

Sulla banchina del porto c’è sempre gente in movimento, anche adesso che è notte. Ettore la guarda, dal parapetto del suo ristorante abbastanza in alto sul porto, come da piccolo guardava le formiche. Quella agitazione continua lo respinge e lo attrae; si sofferma sulle strozzature che in alcuni punti ingolfano il flusso delle persone a piedi, mescolate alle macchine, nelle stradine che non erano state pensate per tutta quella folla. Gli arriva un rumore continuo di sottofondo, interrotto di tanto in tanto da una nota più alta; lo squillo vicino di un cellulare, il suono di un clacson. Fino a notte fonda una musica ad alto volume rimbalza tra le varie discoteche, con una intensità massima nella zona più affollata, intorno al porto.

La sua isola è irriconoscibile per un certo numero di mesi all’anno. Invasa, degradata, espropriata ai legittimi proprietari che, per i soldi sono stati ben contenti di vendersi le case – … e insieme anche l’anima, secondo lui – per andare a comprare sulla costa, dove tutto è più comodo e facile.

Quanto a lui, dopo l’ultimo avvertimento, non gli é più possibile far finta di non aver capito. Qualcosa sta cambiando nell’isola, nel giro dei piccoli locali come il suo; ne ha avuto un vago sentore ancora prima di ricevere la visita dei due tipi mandati da Achille… Proprio lui, il suo antagonista di quand’erano bambini, che adesso ha una discoteca qui sull’isola. Gli hanno proposto di allargare “un certo commercio” anche al suo locale. Un colloquio del genere che ha imparato a riconoscere …e a temere. Fatto di allusioni e mezze parole… la prospettiva di enormi vantaggi economici… Rischi? Quasi nessuno! Le persone che contano hanno il loro vantaggio a non mettersi di traverso…

Ettore ha ascoltato in silenzio: – Darò una risposta ad Achille al più presto – ha detto poi.

Ora, guardando il porto dall’alto, come un battito mancato del cuore, gli arriva il ricordo di un dolore lontano.

Aveva circa 18 anni quel suo amico d’infanzia, Silverio. La sua famiglia si era trasferita fuori dall’isola e si erano persi di vista. Si erano incontrati per caso, una mattina poco dopo il suo ritorno; poi più spesso, perché anche lui si alzava presto.

Sulla spiaggia, la pelle chiara, la maglietta rosso corallo; leggeva o scriveva, non faceva mai il bagno. Ma era molto cambiato, come roso da un segreto rovello… Avevano ricordato insieme gli anni passati: T’arricuòrd’? Gli amici che non stavano più sull’isola,  quelli come lui che c’erano ritornati, i pochi che si erano già sposati. Si erano ritrovati, con Luigino, per separarsi poco dopo, e per sempre.

‘Overdose’ – gli avevano detto – e allora quasi non sapeva cosa significasse… Poi ne aveva visti altri, tra i ragazzi che conosceva, andarsene a quel modo.

Ripensa alla proposta di Achille. No. Non deve fare nessuna scelta, in realtà. Quei ragazzi dell’isola… E’ a lui che tocca proteggerli.

Ettore guarda ancora una volta lo spettacolo del porto di notte, illuminato di luci che si riflettono sul mare e pensa, come tante volte in passato, che quello è proprio il più bel posto del mondo…

La discoteca di Achille é in una rada dell’isola un po’ discosta da quella del porto. E’ collegata da un servizio di barconi che partono in continuazione dalle banchine; impiegano dieci minuti, non più di un quarto d’ora, per arrivare a una grande spiaggia disseminata di bungalows, con una grande pista da ballo e dei padiglioni dal tetto di paglia. D’estate la discoteca lavora a tempo pieno; di giorno per la gente in spiaggia, anche famiglie con bambini, e fa pure da ristorante. Nel pomeriggio la clientela cambia: molti giovani attratti dal tam-tam dell’isola verso il locale più alla moda di tutti gli altri. Ma è di notte che c’è il giro più grosso. I giovani alla ricerca di sballo e di avventure si mescolano alla gente delle barche che sono in rada. Girano molti soldi, donne facili, fumo… di tutto, si dice…

Sandro Russo

 

Nota dell’Autore

Questo racconto è un’elaborazione del tema classico di Ettore e Achille dal libro XXII dell’Eneide, trasposto in un contesto isolano.

Tutti i personaggi sono di fantasia. Nessun riferimento è da fare a persone e/o a fatti reali

 

[L’ultimo eroe. (2). Continua]

 

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