di Vincenzo Ambrosino
Non facciamo solo “chiacchiere e distintivo”
I pescatori di Ponza hanno forse visto in diretta o hanno presunto, constatata la rotta del “Beluo”, che si andava ad incastrare sulle nostre “Formiche”. Mi permetto di dire “nostre” perché so perfettamente che cosa rappresentano questi scogli per i ponzesi.
Vederle a un miglio dalla costa e lentamente avvicinarsi: il mare da blu intenso diventa sempre più chiaro fino a diventare bianco. Giunti sul posto ci si sente, per poco, padroni di quel microscopico villaggio costituito da pittoresche costruzioni, o ci si immerge felici a visitare nel suo fondale gli anfratti di quell’albergo esclusivo che è vivo e vitale di fauna e flora marina.
Vedete, non mi interessa parlare della cronaca, cioè di come sia potuto succedere che una imbarcazione di 33 metri, ‘in transito’ – partita da Viareggio e diretta verso Capo D’Orlando in Sicilia – sia potuta finire sulle nostre “Formiche”; quello che mi interessa è allarmare l’opinione pubblica sul fatto che questa imbarcazione aveva i serbatoi carichi di gasolio, e se questo finiva in mare era un disastro per le nostre coste.
L’allarme è scattato immediatamente? Certo il mare era calmo, gli uomini a bordo sono scappati sulla scialuppa, dal porto sono partiti i soccorsi, ma se veramente il gasolio finiva in mare che cosa succedeva alla costa dell’isola?
La nostra isola non è organizzata per far fronte ad emergenze da inquinamento marino da idrocarburi. Possiamo, con la nostra organizzazioni privata, trainare una barca e trasportarla ai cantieri di S. Maria – per esempio il “Beluo”, incastrato alle “Formiche”, l’abbiamo trovato adagiato sull’antistante fondale di posidonie tra i “faraglioni della Madonna” e quelli del “Calzone Muto” – ma poi che facciamo se c’è un reale inquinamento da idrocarburi?
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Ai Ponzesi sono stati imposte le famose ‘Zone a Protezione Speciale’ (ZPS) e ancora i ‘Siti di Interesse Comunitario’ (SIC); in essi, per sviluppare una qualsiasi attività, viene richiesto il parere di incidenza ambientale, perché l’isola è inserita nel progetto “Natura 2000”. Bene, per riconoscere e fare in modo che questi sacrifici richiesti ai cittadini di Ponza non siano vani, dobbiamo pretendere, dalle Amministrazioni pubbliche, che queste onorabili e onerose scelte ambientaliste, siano poi seguite da atti coerenti, investendo nella reale protezione ambientale.
Bisogna predisporre un servizio comunale per far fronte alle emergenze da inquinamento marino; un servizio di recupero e trasporto delle imbarcazioni in difficoltà, sotto controllo pubblico, per essere svincolati dalla trattativa privata che può far perdere tempo prezioso per la salvaguardia degli ecosistemi; un servizio antincendio efficiente. Bisogna prevedere e prevenire questi danni all’ambiente che possono diventare veramente, questi sì irreversibili, per il nostro ecosistema.
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Come in questo caso, i primi soccorsi, sono partiti immediatamente, poi l’imbarcazione, incagliata sugli scogli “le Formiche”, è stata probabilmente trainata in zona antistante “la Parata” su un fondale sabbioso misto a posidonie.
La trattativa privata tra i soccorritori del posto e l’armatore non deve essere andata a buon fine, sembra infatti che l’imbarcazione debba aspettare l’arrivo di un “pontone” continentale.
Questa imbarcazione per giorni è rimasta a strofinare la carena sul fondale marino. Il mare è continuato per giorni a rimanere calmo con un leggero vento di “ponente” e si sa “la Parata” è sottovento; se c’è stata una perdita di gasolio, questa è stata spinta a largo. Ma supponiamo che sopraggiungesse una mareggiata di “levante”… Che fine faceva questa imbarcazione con il suo pericoloso carico di gasolio?
I fondali della nostra isola sono meravigliosi e preziosi, lo hanno affermato tutti, per cui non chiediamo solo sacrifici ai ponzesi: per proteggere questo eco-sistema bisogna che le Amministrazioni pubbliche facciano investimenti seri nel campo della reale, concreta, protezione ambientale, altrimenti rimarranno, le nostre, solo “chiacchiere e distintivo”.
Vincenzo Ambrosino
I Faraglioni del Calzone muto visti dalla Parata. In primo piano infiorescenze di Senecius cineraria