Racconti

L’inverno del ’44 (3)

di Gino Usai

Ma la Pasqua di cui parlava Dies durò ben poco. Terminati i viveri giunti da Ischia, Ponza piombò nuovamente nello squallore.

Concetta aveva perso il marito sul “S. Lucia” e s’arrangiava come meglio poteva per portare avanti i numerosi orfani. Con un sacco in spalla si recava in campagna a fare legna e a raccogliere erbe selvatiche da mangiare; per cucinare prendeva l’acqua di mare e la mescolava con l’acqua dolce; impegnò tutto l’oro che aveva in cambio di granturco, farina ed altri generi di prima necessità. Con le insufficienti razioni che davano gli americani riusciva a nutrire un figlio al giorno, mentre gli altri aspettavano il loro turno nei giorni successivi. La forte anemia bloccò il ciclo alle figlie.

Velia Tuccillo in quei giorni era in procinto di partorire. Il cibo era scarso e il suo seno ne aveva bisogno per produrre latte. Chi poteva si nutriva con la farinella, un passato di fave e piselli. Una certa quantità Velia l’acquistò in barattoli da alcuni contadini degli Scotti. Un giorno sua madre disse a Cirillo (marito di Velia): “Cirillo, figlio mio, bisogna procurare un po’ di zucchero per la bambina che sta per nascere e un po’ di pesce per la madre, affinchè faccia latte; ma non si trova nulla!” Cirillo si mobilitò e riuscì a procurare di contrabbando 25 chili di zucchero, che vennero sistemati nei barattoli della farinella e nascosti gelosamente nella vecchia cristalliera. Quando vi erano le incursioni aeree e suonava l’allarme,Velia, affaticata e col pancione, andava a ripararsi nel cisternone della Parata, insieme a tutta l’altra gente del quartiere. Una volta si sentì male e donna Lucia Tagliamonte le mandò un piatto di minestrone, per sostenerla; un’altra donna le mandò un uovo fresco e così tirava avanti. Quando era possibile, non mancava la solidarietà tra i vicini di casa.

Fu una Pasqua terribile quella del 9 Aprile 1944, per tutti i ponzesi. Ma la Pasqua di Velia fu diversa, perché rallegrata, l’11 Aprile, dalla nascita della piccola Maria, che ne aveva già patite tante, prima ancora di nascere. Il latte materno non fu sufficiente per nutrirla e allora le veniva data acqua d’orzo zuccherata. Così, grazie a quel contrabbando di zucchero, Maria crebbe sana e bella.

Il mercato nero era l’unica possibilità di sopravivenza. Ma bisognava svenarsi per potervi accedere. Si barattava oro e biancheria per un po’ di cibo.

Lucia ’a capera aveva un bellissimo giardino nel Canalone, pieno di ogni ben di Dio.

In inverno produceva molti cavolfiori le cui foglie vendeva in cambio di oro e d’estate pomodori e ortaggi.  A volte sapeva essere generosa e nascondeva in un sacco le foglie di cavolfiore confuse tra l’erba per i conigli, e passando davanti casa di  Maria Picicco gliele buttava in mezzo al cortile e simulando diceva:“Tiè Marì, t’aggia purtato all’erva pe’ i cunigli!”. Doveva inventare questa scusa affinché suo padre non s’accorgesse che regalava le foglie di cavolfiore. Maria, essendo sarta, in cambio le faceva qualche rattoppo ai vestiti.

In alcuni negozi il granturco e la farina rossa (quella bianca era razionata e assegnata soltanto ai panettieri) venivano dati in cambio di oro. Lo scambio avveniva sottobanco e  in gran segreto e soltanto con clienti conosciuti e fidati, che non portavano la spia! Chi aveva bisogno doveva chiedere di nascosto. I negozi avevano gli scaffali vuoti, ma nel retrobottega era stipato un po’ di tutto. Venivano anche da Le Forna a comprare.

Qualcuno, audace, andava con il suo gozzo a Pozzuoli, dove comprava la merce direttamente dai contadini dell’entroterra, che rivendeva a Ponza in cambio di oro ma anche di lenzuola e di tessuti di pregio.

Per nutrirsi la gente era costretta a vendersi  tutto, alcuni persino le porte di casa. I più poveri erano ridotti sul lastrico. Il grido di dolore della povera gente fu accolto dalle autorità che intervennero nel tentativo di eliminare o ridurre il mercato nero.

Così in data 29 Marzo 1944  il sindaco di Ponza  Giuseppe Di Monaco scrisse al Governatore Generale di Napoli e Provincia la seguente nota:

“Sig. Colonnello, come ebbi occasione di prospettarVi verbalmente a Napoli, Ponza versa in una condizione economica disastrosa.

Dopo la chiusura della miniera di bentonite, ove lavoravano circa 300 operai, e dopo la proibizione della pesca notturna, la maggior parte della popolazione (operai e pescatori) sono rimasti sul lastrico, senza alcuna risorsa economica e senza la possibilità di procacciarsi, diversamente, pane e lavoro.

Per far fronte ai bisogni della vita, questa popolazione si è vista costretta vendere gli oggetti preziosi, indumenti ed altro a indegni speculatori, i quali hanno portato via questi oggetti che la popolazione aveva di più caro giusta appunto per immiserire sempre più questa pacifica cittadinanza.

Per evitare che tutto il piccolo tesoro domestico venisse ulteriormente esportato rimanendo l’isola in uno stato sempre più miserevole, si è provveduto a costituire un Comitato locale con la denominazione “OPERA S. SILVERIO” che ha lo scopo di venire incontro ai bisognosi, raccogliendo tutti gli oggetti che i cittadini bisognosi intendono alienare, anticipando loro quelle somme necessarie per i più urgenti bisogni della vita, depositando gli oggetti stessi per tenerli a disposizione degli interessati senza percepire alcun interesse o compenso di sorta.

A sovvenzionare detta Opera si è offerto l’armatore Sig. Feola Antonio, il quale ha fatto un primo versamento di Lire 50,000 salvo a farne altri successivamente.

Tale somma è ritenuta insufficiente per soddisfare tutte le richieste, per cui, anche a nome della cittadinanza, vorrei pregare la S.V. perché si benigni venire incontro a questa istituzione provvidenziale e lenire i disagi della povera gente, facendo presente che le somme che verrebbero anticipate dal A.M.G non sarebbero mai perdute, ma garantite dagli oggetti depositati che hanno un valore di gran lunga superiore alle somme anticipate..

Vi rimetto copia dello Statuto dell’Opera con un esposto del Presidente dell’Opera stessa Parroco di Ponza.

Con distinti saluti”

L’esposto del Presidente dell’Opera, ossia il parroco Don Luigi Maria Dies, stilato in data 24 Marzo 1944,  è il seguente:

“Pregiatissimo Signor Governatore,

a nome di San Silverio mi presento anche a Voi che rappresentate l’Autorità degli Alleati per chiederVi il massimo appoggio per l’Opera che dal nostro Patrono prende nome: “L’aiuto ai bisognosi”. Il nostro Podestà vi trasmette una copia del piccolo Statuto ed io che sono soltanto l’ideatore Vi prego di considerarla col consueto interessamento che dimostrate per tutti i bisogni della nostra bella Isola di Ponza.

Il Paese ridotto ad una fame e ad un bisogno estremo, come sapete, restava anche nudo, miserabile, pezzente, se l’Armatore Antonio Feola, da Voi conosciutissimo e tanto apprezzato non avesse messo a disposizione dei poveri, oltre tutto, anche il suo portafogli, ora.

L’Opera di cui Vi parla il Podestà ha in lui l’iniziatore, il finanziatore, e in San Silverio il Patrono. I poveri sono costretti a vendersi le porte delle case, i pavimenti delle case, le camicie, le vesti necessarie e senza speranza di poterle più avere se anche Voi non incoraggiate i devoti che offrono il loro denaro per fermare l’illecito e ingiusto mercato delle cose necessarie.

Basterebbe che il Comando Alleato mettesse a disposizione dell’Opera un milione di lire per vedere sollevato il morale di questa gente generosa che tiene in America i loro parenti e i loro figli. L’Opera s’impegna a restituire tutta la somma a fine guerra; e anzi i ponzesi d’America, in massima parte cittadini Americani, sarebbero riconoscenti anche verso di Voi e con sentimento imperituro, se sapessero che Voi aveste soccorso anche così i bisogni dei loro cari.

Vi assicuro, Signor Governatore, che il nostro popolo non è un popolo di accattoni, ma anzi di persone agiate e che solo l’impossibilità di comunicare con l’America, per molti, impedisce ad esso di soddisfare i bisogni impellenti della vita quotidiana.

Sicuro che non negherete al nostro glorioso San SILVERIO la Vostra opera e ai suoi devoti il vostro soccorso, Vi ringrazio in anticipo a nome Suo e a nome di tutti i bisognosi di quanto farete per noi e mi confermo sempre devotissimo in Gesù e Maria:

Don Luigi Maria Dies

Parroco di PONZA”

Monsignor Luigi Maria Dies

Il Governo Militare Alleato già da tempo si era allarmato circa l’imperversare del mercato nero a Ponza, tanto che nella mattinata del 4 gennaio a Napoli aveva fatto arrestare Antonio Feola di Evangelista quale possibile fonte di informazione in relazione all’inchiesta denominata “Attività di mercato nero” nell’area di Ponza che i funzionari provinciali stavano svolgendo.

Nessuna accusa specifica era stata sporta nei confronti di Feola e non esistendo prove evidenti di colpevolezza, il giorno dopo venne rilasciato per essere però ascoltato nuovamente il 6 Gennaio per ulteriori indagini, mentre il bastimento “ANTONIO FEOLA” fu messo sotto sequestro.

Dalle indagini si ricavò che il soggetto era proprietario della nave “ANTONIO FEOLA” e che era stato incaricato dal podestà di Ponza di trasportare rifornimenti civili per la popolazione di quell’area: “Sembra che tale incarico gli sia stato affidato dal precedente Podestà che si presume abbia distratto scorte alimentari destinate ai bisogni civili per il mercato nero, e che egli sia il capo dell’anello di tale mercato. Non ci sono accuse specifiche contro il soggetto, ma il Maggiore Cate della 4° Regione, Economia e Approvvigionamento, crede che egli possa rappresentare un testimone valido contro l’ex Podestà, (nome sconosciuto) sopra menzionato, contro cui potrebbe avviarsi un’azione legale (…) Il soggetto nega qualsiasi connessione con le attività del mercato nero e afferma che egli si limita semplicemente al servizio di trasporto come ordinatogli dal podestà di Ponza” si legge in una nota del Governo Militare.

Alla fine, la Sezione Investigativa della “Summary Court Division”di Napoli comunicò alle autorità preposte quanto segue:

“Da indagini riservate svolte da questo Ufficio emerge che non ci siano prove evidenti per trattenere ulteriormente la persona in causa. Le consultazioni con il Ten. Col. Werner indicano che la persona di cui sopra non è da mettere in relazione con l’indagine avviata e dal momento che il Sig. Feola rappresenta un elemento vitale nel trasporto delle scorte alimentari sull’isola, si raccomanda che questo Ufficio provveda al rilascio della nave e che si autorizzi il Sig. Feola a riprendere subito le sue normali attività.”

Così Antonio Feola venne completamente scagionato da ogni accusa e poté riprendere il suo prezioso lavoro per Ponza.

Noi non sappiamo cosa rispose in merito alla richiesta di danaro avanzata dal sindaco Di Monaco e del Parroco Dies il Comando Alleato; neanche che vita ebbe la progettata “OPERA S. SILVERIO”, sappiamo solo delle lodevoli intenzioni. Bisognerà ricercare ancora negli archivi del Comune e chiarire meglio queste importanti vicende della nostra storia. Ma l’Archivio Storico del Comune di Ponza non è fruibile perché è ridotto in pessime condizioni.

Sappiamo che il 20 maggio del 1944 Giuseppe Di Monaco comunicò al Col. James L.Kincaid, Governatore Generale di Napoli e Provincia, di rassegnare il mandato di Sindaco di Ponza per ragioni di salute. Le dimissioni vennero accettate e al suo posto il Comando Alleato nominò Antonio Feola.

Dopo essere stato indagato per contrabbando e mercato nero, Antonio Feola ottenne la fiducia del Comando Alleato, prima nell’operazione “Simpson”, di cui abbiamo parlato, e poi nel vedersi affidata la guida dell’isola in quel frangente così difficile e delicato.

Bella soddisfazione per Totonno, che era già nel cuore di molti ponzesi!

[L’inverno del ’44. (3) – Continua]

Gino Usai

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