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Commento a Anna Maria

di Franco De Luca

Cara Anna Maria,

ho sentito dal tuo scritto quanto bene ti ha fatto ricordare quel lontano giorno del 1958. Al canto “Io son cristiano…” non ce l’ho fatta e ho seguito il motivetto.
Siamo stati marchiati inesorabilmente da quelle esperienze e ce le portiamo dentro con gioia e dolore. La gioia viene dal ricordo, il dolore dal rimpianto. Ma poi, passato il momento nostalgico qualche considerazione si è imposta alla mente. E te la porgo con il rispetto e il bene che ti voglio.

Tutto quello che rimpiangiamo è la cornice, è la trama esterna nella quale quelle esperienze sono state vissute. Essa ci proteggeva, ci blandiva perché sottolineava la nostra condizione infantile e la esaltava.
Niente, dico niente, c’era detto che ci potesse far crescere migliori. Tutto si consumava sul piano del sentimento (e ancora oggi sommuove il nostro animo) ma nessun principio ci veniva porto che potesse servirci a migliorare il nostro sentire, il nostro relazionarci, il nostro vivere.
Tu scrivi: “bisognava mantenersi puri…” e ora dimmi, col senno d’oggi: chi era più puro di noi? Quale peccato potevamo fare noi, così immersi in una melassa di buone maniere ?
Che non rigetto, che non disprezzo, ma che erano fondate sull’ossequio all’autorità familiare o sull’autorità religiosa. Non sul principio del “rispetto per l’altro”, per “l’eguaglianza a dispetto della differenza economica”, della “dignità” in quanto essere vivente. E’ l’ambivalenza cronica del messaggio religioso !

Cara Anna Maria, teniamoci i nostri ricordi come tesori, perché tali sono per noi, ma sappiamoli guardare con occhio critico. Non rinunciamo alla razionalità. Potremo completare lo stato di beatitudine e dire con convinzione : “Questo è il giorno beato che il ciel ci ha dato”.
Ciao

Franco De Luca