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Ancora sui carciofi. Ricordi, ricette e poesia

[1]

di Gabriella Nardacci

Leggo sempre, con vero interesse, tutti gli articoli, i detti, i racconti e gli argomenti di dibattito, su questo sito che profuma di mare.

Interessanti le argomentazioni su piante, fiori e prodotti ortofrutticoli di Ponza. Devo dire che nel Lazio, il carciofo, è ‘celebrato’ in diverse località come a Ladispoli, Priverno e Sezze Romano, dove ogni anno gli si dedica una sagra. Che il carciofo merita, così ricco di proprietà salutari, anche con quella testa ad aspide che viene mostrata nell’articolo di Sandro (leggi qui) [2]

Tra l’altro, se lo si lascia in pace, è capace anche di fiorire e il suo fiore è bellissimo come viene mostrato nell’articolo suddetto.

Mio padre era ghiotto di carciofi. Mi ricordo che, prima di andare in campagna, la mattina presto, si preparava il pranzo facendo un buco in metà pagnotta di pane (toglieva la mollica) e ci metteva dentro i carciofi alla romana, avanzi del giorno prima.

La sera, al ritorno, mi riportava la parte finale del pane impregnato d’olio che era di un buono speciale e che ricordava una cornacchia fantasiosa che gli faceva compagnia durante il  lavoro nei  campi. “Il pane della cornacchia” non era altro che un avanzo di pane con la scolatura di un olio e l’essenza del carciofo. Io ci sentivo anche l’odore delle mani di mio padre e l’odore di terra.

Adoro i carciofi.

Unisco a questo piccolo ricordo, due ricette antiche da me rivisitate.

Per l’aggiunta di aglio fresco, ne sconsiglio il consumo agli innamorati. Ma l’aglio è salutare, e va mangiato con …tutta l’anima!

Buon lavoro a tutta la redazione e cari saluti.

Gabriella Nardacci

[3]

Carciofi in insalata

Ingredienti per 4 persone

8 carciofi

1 bicchiere scarso di aceto di vino

8 filetti di acciughe sott’olio

1 manciata di mentuccia selvatica

3 spicchi di aglio fresco

2 limoni

Sale e olio q.b.

Pulire i carciofi e tagliarli in 8 parti ciascuno, mettendoli in acqua in cui sono stai spremuti due limoni. Mettere a bollire,  in un’altra pentola, dell’acqua, mezzo bicchiere di aceto e un pizzico di sale grosso e tuffarci i pezzi di carciofo scolati dell’acqua e limone.

Lasciar bollire per 10-15 minuti circa o fino a quando i carciofi risulteranno cotti al dente. Preparare intanto un battuto di alici sott’olio, aglio, mentuccia e un po’ di sale. Aggiungere il rimanente aceto.  Scolare i carciofi e mettere un po’ d’olio di oliva e il battuto con l’aceto. Girare i carciofi con delicatezza.

Lasciar freddare coperti da un foglia di pellicola trasparente. Servire come insalata per accompagnare un fritto di calamari e gamberi o un bel filetto al pepe rosa o come antipasto su crostoni di pane integrale.

 

Carciofi rossi e lenticchie

Ingredienti per 4 persone

6 carciofi rossi

150 g di lenticchie

1 mazzetto composto da rosmarino, prezzemolo e 3 foglie di alloro

1 scalogno e uno spicchio d’aglio fresco

1 tazza di brodo vegetale o di carne sgrassato

2 cucchiai di pane grattugiato

Sale e olio q.b.

Mettere in acqua leggermente salata le lenticchie con il mazzetto di erbe e far cuocere. A cottura ultimata, scolare e ridurre in purea.

Pulire i carciofi lasciando solo la parte più tenera e bianca; tagliarli in quarti e farli appassire in olio, a fiamma bassa, dapprima da soli e girandoli spesso e aggiungendo dopo un po’, lo scalogno e lo spicchio d’aglio (con tutta l’anima!) tritati. Aggiungere la metà della purea di lenticchie, girare e spegnere.

Ungere con un po’ di burro, una pirofila dai bordi alti e cospargere con di pan grattato. Sistemare nella pirofila il composto di lenticchie e carciofi e coprire con la rimanente purea di lenticchie. Versare mezza tazza di brodo vegetale o di carne e passare nel forno caldo (180°) fino a quando il passato di lenticchie si sarà rappreso (10-15 minuti circa).

Lasciare intiepidire e capovolgere su un piatto di portata.

Accompagnare il piatto con patate lesse condite con sale, olio, aceto, aglio e mentuccia selvatica… e buon appetito!

[4]

Ode al carciofo

di Pablo Neruda

 

(Proposta da Gabriella)

 

Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,

ispida edificò una piccola cupola,

si mantenne all’asciutto sotto le sue squame,

vicino a lui i vegetali impazziti si arricciarono, divennero viticci,

infiorescenze commoventi rizomi;

sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,

la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino, la verza si mise a provar gonne,

l’origano a profumare il mondo,

e il dolce carciofo lì nell’orto vestito da guerriero,

brunito come bomba a mano,

orgoglioso.

E un bel giorno a ranghi serrati,

in grandi canestri di vimini,

marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno: la milizia.

Nei filari mai fu così marziale come al mercato,

gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,

file compatte,

voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,

Ma allora arriva Maria col suo paniere,

sceglie un carciofo,

non lo teme, lo esamina,

l’osserva contro luce come se fosse un uovo,

lo compra,

lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,

con un cavolo e una bottiglia di aceto finchè, entrando in cucina,

lo tuffa nella pentola.

Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,

poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta

del suo cuore verde.

 

Da Pablo Neruda – Oda a la Alcachofa (“Ode al carciofo”), parte della raccolta Odas Elementales (1954)