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PONZA E LE TRE “T”

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di Giuseppe Mazzella

Da alcuni anni una nuova scuola di pensiero di origine statunitense, che analizza i fenomeni economici sotto punti di vista diversi, ha individuato in tre fattori gli elementi principali per la crescita e la vivibilità di un luogo, sintetizzandoli in tre “T”: Tecnologia, Tolleranza e Talento.

Un modello di indagine che ha dato buoni risultati non solo negli USA, dove è stato sperimentato per primo, ma anche in Europa e in Italia. Se applicassimo quella metodica a Ponza, questo lo scenario che si presenterebbe.

E’ indubbio che la nostra isola sotto il profilo della Tecnologia infrastrutturale è carente. Per valutarne il livello non c’è che l’imbarazzo della scelta. Solo per fare qualche esempio, si va dai mezzi di comunicazione, obsoleti e con gli stessi tempi di percorrenza di quasi mezzo secolo fa, al sistema sanitario; dai sistemi informatici alle strutture pubbliche in genere, dalla portualità che vive eccessi e abbandoni allo stesso sistema viario interno. Tutte infrastrutture per le quali siamo ancora lontani dalla sufficienza. Alla prima “T” non possiamo oppore, purtroppo, che la “A” della Arretratezza.

Sulla “T” della Tolleranza, le cose forse vanno ancora peggio. La nostra società, per troppo tempo chiusa e lontana dal “continente”, ha costruito una corazza mentale che la rende impermeabile agli altri, alle nuove idee, verso le quali alza subito una barriera di derisione, prima della condanna senza appello. Tolleranza significa, infatti, accettazione di idee diverse, di modi nuovi di intendere le cose, di apertura mentale. La nostra chiusura, lo sappiamo, si riverbera in una conflittualità permanente tra persone, tra famiglie, tra generazioni, che fa di Ponza una dei Comuni più litigiosi della provincia di Latina. Anche a questa seconda “T” non possiamo opporre che la “A” della Asocialità.

E veniamo alla terza “T”, quella del Talento che sta per intelligenza, creatività, operosità. Se le prime due “T” richiedono per la loro realizzazione tempi lunghi e processi complessi, che non dipendono solo dalla nostra volontà, la terza “T” dipende solo da noi. E qui, lo dico con orgoglio – era ora! – di Talento ne abbiamo da vendere. Basti dare uno sguardo a quei ponzesi che vivono fuori dall’isola – e più lontano è, meglio è – che, finalmente liberi dalle maglie cristallizzanti dell’ambiente, hanno saputo indirizzare le proprie energie creative, raggiungendo traguardi notevoli in ogni campo, dalla tecnologia alla medicina, dal business alle attività culturali in genere. Personalità vive che, trapiantate spesso in ambienti a volte difficili, sradicati e lontani dalla propria terra, hanno contribuito allo sviluppo delle città o delle nazioni in cui sono emigrate. Come attivare questo meccanismo in casa nostra?

Il primo passo è liberarsi da tutte quelle strettoie mentali che ci costringono a rinunciare prima ancora di intraprendere una nuova via. E’ necessario sforzarsi di cambiare atteggiamento, mentalità, visione delle cose, non nel senso di adeguarci agli altri, ma di esplorare nuove possibilità. Le stesse intelligenze creative che vivono a Ponza, e ve ne sono di altissima qualità, sono impaniate in un crogiolo di delusione e di pessimismo dal quale non sembrano avere più la forza di uscire. La sfida, veramente titanica, sarà quello di cambiare modo di vedere, e in positivo, cercando di valorizzare il buono che è in ciascuno di noi, un processo in cui le Istituzioni dovrebbero fare la loro parte e dare il buon esempio, prediligendo il merito e valorizzando il “prodotto locale”.

Per cambiare, sono convinto, non bisogna avere paura delle idee, specie quando queste sono diverse dalle nostre. L’impegno per tutti è analizzarle, discuterle anche con animosità, e saggiarne la validità. Confrontarsi è sempre un arricchimento, mentre isolarsi è la morte civile. La grande sfida, quindi, sembra essere quella di sentirsi ed essere più comunità, parlandoci con franchezza, senza alzare barriere tra noi. Per i più giovani, forse, questo sarà più facile, se saranno però seguiti e valorizzati.

La partecipazione al sito, che sin qui ha dato esiti lusinghieri, illuminano chiaramente sul bisogno che tutti abbiamo di voler partecipare ad un possibile processo di miglioramento della vivibilità della nostra isola. Dal legame con Ponza, il patto fondante che ci unisce, pur nelle diverse “visioni”, può nascere un pensiero condiviso, e utile per tutti. Il sito assolve anche a questo compito, oltre ad essere strumento di raccolta della nostra memoria storica. E’ una lavagna dove ognuno, liberamente, ma civilmente, può e deve esprimere le proprie idee, senza paura, parlando con franchezza. Solo ammettendo i nostri limiti sarà, infatti, possibile tentare di superarli. Non bisogna avere paura delle idee, perché quelle migliori sapranno guadagnarsi la piazza e dare un contributo a Ponza. Il sito permette a tutti di parlare liberamente, in un processo di scambio che arricchirà tutti.

Sappiamo che è un compito gravoso e forse impossibile. Questo però non ci esime dal provarci.

Perché c’è una cosa peggiore del fallimento: il non aver tentato.

Giuseppe Mazzella