Botanica

Passioni botaniche ponzesi. 1. Le fresie

di Sandro Russo

Cominciamo con questo primo spot dedicato alle fresie un viaggio tra le ‘passioni’ botaniche ponzesi, seguendo il ritmo delle vegetazioni e delle fioriture, una stagione dopo l’altra.

Questa è una rubrica ‘aperta’, nel senso che leggeremo i vostri suggerimenti e considereremo le proposte di approfondimento che ci verranno, su fiori e piante; pronti ad ospitare – nelle categorie “Botanica ponzese” / “Rubrica dei Lettori” – i contributi di tutti: piante locali o no; spontanee o coltivate, manie personali… Di tutto, purché collegato a Ponza!

Che ci sia un legame intenso profondo tra i ponzesi e le fresie l’ho sospettato guardando Giovanni (Ggiuànn’ i’ Ggiulie Matrone – Ndr), nei viaggi che facevamo (facciamo) insieme da Ponza al ‘continente’; lui – nella stagione giusta – con il suo bravo mazzetto che gli spunta dal taschino, da cui ogni tanto aspira una ‘tirata’ di profumo con espressione beata. Poi ho cominciato a farci più attenzione; anche sul treno il ponzese è riconoscibile dal mazzetto che spesso gli sporge da una borsa, e dalla cura che gli riserva.

Nella stessa immagine si possono notare, in primo piano, la vegetazione di Lilium candidum (‘u ggigli’i’ Sant’Antonio) e tra le fresie quella dei garofani di San Silverio; sullo sfondo trifoglio giallo (oxalis pes-caprae, i’ zuca-zuca)

Sull’isola le fresie sono in fiore proprio adesso, e già da qualche settimana; al Fieno, mi dicono, sono un po’ in ritardo a causa della cattiva stagione e delle ‘ventiate’ dei mesi scorsi.

Benché amorevolmente adottate e ‘naturalizzate’ ponzesi, le fresie sono piante ‘furastere’. Originarie del sud-Africa, devono il nome al naturalista tedesco Theodor Freese (1795-1876).

Stessa immagine della precedente, in capo più lungo. Sullo sfondo la residua fioritura di una lavanda (‘a spicandossa)

Le fresie esistono in vari colori, ma quella amata dai ponzesi è rigorosamente la varietà bianca, la più profumata, con una sfumatura gialla all’interno e una striatura violacea all’esterno dei petali (Fresia refracta, var. alba – Fam. Iridaceae).

Sui libri si trova che non resistono ai gelidi inverni delle regioni settentrionali, dove i bulbi vanno estratti dal terreno – dopo la fioritura e la piena vegetazione – quando il fogliame accenna a ingiallire e ad essiccare; i bulbi (cormi) vanno fatti asciugare e quindi riposti in luogo fresco ma non umido, meglio se in cassettine piene di torba (o segatura) asciutta, in attesa della piantagione autunnale (da settembre in poi).

Ma queste storie non riguardano noi: in tutta l’Italia centro-meridionale, in Liguria e nelle isole le fresie si sono spontaneizzate in piena terra  e rifioriscono, senza eccessive cure o attenzioni, anno dopo anno, anzi moltiplicandosi da sole, a formare vere macchie.

Le fresie, con a fianco e sullo sfondo altri due ‘must’ isolani: carciofi e fave!

Altri consigli: gradiscono esposizione in pieno sole o a mezz’ombra; per far durare più a lungo le fresie recise è indispensabile rinnovare ogni giorno l’acqua.

Altre fresie, tra i muri di una parracina, fotografate da Italia Fisone (località ‘ncopp’i’Scuott’)

La passione dei ponzesi per le fresie è di lunga data. Le si ricorda al Fieno ai tempi dei nostri nonni, piantate alla base delle parracine, tra il muro e i filari di vite e anche intorno alle case-grotte.

Ho chiesto in giro se avessero una finalità pratica, oltre che solo estetica, ma non ho avuto risposte certe. Tutti mi hanno detto delle rose, invece, che venivano piantate all’inizio dei filari di vite per ‘avvertire’, attraverso un loro precoce deperimento, del rischio anche per le viti di ammalare della stessa malattia (l’oidio …una malattia fungina, detta anche ‘mal bianco’).

Oidio (una muffa da funghi del genere Ascomycota) sulle foglie di vite

Gli effetti della stessa malattia sul grappolo

Il simbolo attribuito alle fresie, nei libri specializzati sull’argomento, è la ‘nostalgia’. E mai simbologia fu più indovinata!

Un particolare quasi unico per le fresie, nella nomenclatura ponzese, è di non avere eponimi. Gli isolani spesso cambiano i nomi delle piante, spesso mettendoli in rapporto con il santo che ricorre nel periodo della fioritura… Così abbiamo: ‘i rrose’i Santarita, u’ gigl’i’Sant’Antonio, u’ gigl’i’Santa Candida, i garofan’ i’ San Silverio, e così via… Le fresie non hanno trovato invece un santo protettore…

Alle prossime vegetazioni e fioriture…

 

P.S.

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