Editoriale

Il pessimismo della ragione

Caro Franco De Luca, benvenuto tra noi, ce n’era bisogno. Grazie per aver messo un pizzico di sale nel nostro sito riprendendo l’articolo di Giuseppe Mazzella del 5 febbraio scorso – https://www.ponzaracconta.it/2011/02/05/ponza-ha-seimila-abitanti/ – e rilanciando il dibattito sulle tematiche sociali della nostra isola. Giuseppe Mazzella nel suo articolo pone con forza il problema dello spopolamento dell’isola e su come tentare di risolvere questo malanno che erode nel midollo la nostra comunità e la nostra storia.

Il tema è a te noto e caro, per averlo magistralmente trattato nel saggio “Ponza: quale futuro?” dato alle stampe nel lontano 1984. Già in quella data, in maniera quasi profetica, scrivevi: “Nell’isola sono presenti tendenze preoccupanti quali lo spopolamento progressivo, la perdita delle forze giovani, l’inaridimento delle fonti economiche, l’invivibilità, per cui è davvero illogico non trarre la conclusione che una sorte malevola è in agguato”.

Oggi le cose, è evidente, sono peggiorate di molto.

Anche io ho colto la coralità e la partecipazione, fin dall’inizio, alla costruzione del sito “Ponza racconta”. E’ molto importante, è il segno di ritrovarsi intorno ad un’identità, visti i tempi incerti che corriamo. Ma non è sufficiente per cambiare le cose nella nostra isola. Sono convinto anch’io, come tu dici,  che è necessario rivolgersi ai giovani, fare convegni, incontri di studio, conferenze tematiche, soprattutto nelle scuole, e spero che Ponza racconta abbia la capacità, come è nelle sue intenzioni, di portare il dibattito e le iniziative culturali oltre il sito, direttamente nel tessuto sociale.

Io contrappongo però all’ottimismo della volontà il pessimismo della ragione, per dirla con una frase antica.

Lo spartiacque tra la Ponza di un tempo, di cui abbiamo un po’ tutti nostalgia (certamente sul piano dei valori e dei sentimenti), e la Ponza moderna, cinica e priva di valori che non siano quelli del guadagno a tutti i costi, bisogna avere il coraggio di dirlo, è stato il turismo, così come l’abbiamo inteso e praticato.

Sarebbe stato possibile coniugare un sano sviluppo turistico con il mantenimento di valori forti e unificanti che vedessero crescere la nostra comunità in maniera più giusta, sana ed uguale? Non sto pensando all’isola di Utopia, ma alla nostra Ponza, così come l’ho sempre pensata: un’isola in cui il rispetto per l’ambiente e per la cosa pubblica fossero sacrosanti, l’arroganza e la prepotenza banditi; la sanità, la scuola, i bambini e gli anziani messi al primo posto.

Non è stato così. Tutto il contrario.

Oggi cosa si può fare? Niente! Se non parlarne, che è già tanto!

Dico che non si può fare più niente perché è impossibile rimettere il dentifricio nel tubetto. In una società in cui manca il principio di autorità è impossibile costruire un corretto tessuto sociale.

Ma proviamo a dilettarci con le teorie e ad immaginare. Per prima cosa bisognerebbe ripristinate il sano principio di autorità (non autoritarismo) e rifondare i tre cardini su cui poggia tale principio: la Chiesa, la Scuola, la Politica (le scrivo con l’iniziale maiuscola). Io credo che Ponza possa ripartire soltanto dal ripristino di queste tre istituzioni, tutto il resto ne conseguirebbe. Io penso, e lo dico da laico, che la Chiesa, soprattutto a Ponza, possa avere un ruolo educativo importantissimo, pari se non superiore a quello della scuola. Educare i giovani (e soprattutto agli adulti) ai principi della moralità, della solidarietà e della carità è indispensabile se si vuole ricostruire un tessuto sociale sano; distinguere il bene dal male è una pietra miliare per la costruzione di una coscienza civile.

Una scuola che sia riconosciuta come agenzia educativa prioritaria da tutta la società è altrettanto importante. La scuola non è un diplomificio dove si rilasciano carte legali sempre più inutili, ma il luogo della formazione dell’uomo e della donna, dei cittadini coscienti e responsabili.

E poi la politica. La politica non può essere lo strumento del malaffare, ma deve tornare ad essere il cardine vitale della vita sociale, quello che organizza la democrazia e la realizza nelle forme previste dalla Costituzione. La politica deve essere servizio e abnegazione, se non è così non è più credibile, ed oggi infatti non lo è per niente. Naturalmente la Chiesa, la Scuola e la Politica devono essere rette da persone irreprensibili e quindi assolutamente pulite e affidabili.

Come fare, allora per aiutare Ponza?

Dopo il pessimismo della ragione, l’ottimismo della volontà: parliamone, discutiamone, facciamoci venire qualche idea e… crediamoci.

Non siamo già in tanti, in questo sito, a crederci?

Gino Usai

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