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Frammenti di memoria: contributi di Antonio Usai

In merito al mio intervento sull’affondamento del Santa Lucia del 20 febbraio, Rita Bosso, l’ormai famosa scrittrice del romanzo “Memorie di Amalie”, mi ha comunicato quanto segue: “Mia madre raccontava che il comandante Simeone era amico di famiglia (Regine) e trascorreva le serate a casa loro; era fidanzato con una ragazza di Ponza, sorella dell’avvocato Tagliamonte. Qualche giorno prima dell’affondamento, il comandante ricevette una divisa nuova e la diede in consegna a mio nonno (Don Michele Regine), pregandolo di consegnarla alla fidanzata nel caso gli fosse successo qualcosa. Fu semplicemente un caso o una premonizione?”

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Invece, in merito allo scritto di Rita Bosso, “Via Corridoio”, inserito il 21 febbraio, solo alcune precisazioni con l’intento di arricchire il bellissimo racconto. Spero che altri possano fare altrettanto:

–  Barzaccone, o meglio: Balzaccone, era originario delle Forna e viveva con la sorella Rosa, nubile, nell’appartamento ora abitato da Emiliano in salita della Madonna, nel piano sottostante quello abitato tanti anni fa da mia nonna Michelina Montella. Si chiamava in realtà Salvatore Balzano e aveva la fobia delle malattie: apriva la porta con la chiave avvolta in un panno sporco per difendersi dai microbi. Quel panno, originariamente bianco, a dispetto delle sue fobie, era sempre unto e bisunto. Era una persona tranquilla ma faceva paura anche a me, quando abitavo con mia nonna tra il 1957 e il 1958.

– Tranquillo e Solinda erano molto affiatati, si muovevano sempre in coppia: lui era di Ventotene, si interessava di politica con qualche velleità intellettuale, forse perché aveva vissuto a contatto con i confinati e la Milizia ai tempi della colonia di confino, prima a Ponza e poi a Ventotene. Lei mi sembra che fosse originaria di Ponza.

– Per quanto riguarda Raffaele Migliaccio, alias Scarrafone, classe 1909, è stato mio vicino di casa in via Scarpellini, nel palazzo che affianca il Ristorante EEA, dal 1962 al 1986. Praticamente l’ho visto invecchiare, piuttosto malamente! Quante valigie ha portato sulle sue spalle curve!

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In riferimento all’articolo sulla foca monaca a Ponza, pubblicato il 27 febbraio, posso confermare la presenza del bue marino a Frontone nella prima metà del secolo scorso. Mia mamma, Lucia, classe 1922, mi raccontava che, durante gli anni della sua infanzia, non era occasionale la presenza della foca monaca a Frontone. Essa risaliva la spiaggia per crogiolarsi al sole oppure per mangiare i grappoli d’uva matura dei vigneti coltivati nella fascia di terra immediatamente a monte della spiaggia.

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Silverio Guarino, oltre all’episodio raccontato il 27 febbraio scorso – riferito  alla porparella‘ con cui aveva appizzato Sandro Russo –  dovrebbe ricordarne anche un altro, piuttosto singolare, legato alla sua passione per la pesca alla punta del Molo Musco. Una sera di settembre, poteva essere l’anno 1963 o forse quello successivo, mentre Zio Girotto pescava a polpi armato di lanzaturo e porparella dalla banchina prospiciente il Bar Santa Lucia, e noi ragazzini ci sporgevamo in pizzo in pizzo per osservare la cattura del mollusco cefalopode, Silverio pensò bene di farmi uno scherzo. Mentre ero intento a guardare il polpo che risaliva lo scoglio in un mare illuminato dalla luna piena, mi afferrò le braccia da dietro e mi spinse in avanti con l’intenzione di farmi sobbalzare per lo spavento. Purtroppo la spinta fu troppo energica e il buontempone non riuscì più a trattenermi, così caddi in mare, per fortuna dalla banchina bassa che c’era in allora davanti al lanternino. Ero vestito di tutto punto con scarpe, pantaloni lunghi e un maglioncino perché ormai l’estate era finita e le serate erano fresche. Ricordo ancora la sensazione che provai cadendo in acqua vestito, l’unica volta in vita mia: nuotavo impacciato e, man mano che i vestiti si inzuppavano di acqua, mi sembrava di sprofondare negli abissi. Con il cuore in gola, mi avvicinai lentamente alla banchina e poi fui tirato su dai miei compagni, mentre Silverio rideva a crepapelle. L’amico burlone mi chiese subito scusa, io capii che non aveva avuto alcuna intenzione di farmi fare un bagno fuori stagione e tutto finì in una risata collettiva. A distanza di tanti anni, mi fa piacere ricordare questo simpatico episodio, ben riposto nel cassetto dei miei ricordi d’infanzia più cari.