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La storia di Totonno Primo

Chi era TOTONNO PRIMO…

di Antonello Feola

La storia è solo un evento della breve ma intensa vita di mio nonno, Antonio Feola. Per descriverla riporterò le parole di Silverio
Corvisieri, autore del libro “Zì Baldone” in cui narra la storia di Ponza del secolo scorso.

….Da metà febbraio (1944) il maltempo aveva reso drammatico il problema del rifornimento di viveri. I motovelieri di Feola furono bloccati da una serie di tempeste, una dietro l’altra, nel porto di Ischia. In verità neanche navi molto più grandi e con motori ben più potenti si azzardavano a mettersi in viaggio.

A Ponza cominciò a mancare tutto. Una parte notevole della popolazione rischiava di morire, alla lettera, di fame. Prima furono alcuni vecchi a crollare sotto il peso della denutrizione, poi fu la volta di alcuni bambini. Nei primi giorni di marzo si contarono dieci morti, quasi tutti per fame o per aggravamento repentino di malattie che con un’alimentazione normale sarebbero state superate. Nelle campagne ponzesi uomini e donne, dimagriti fino all’inverosimile e fortemente debilitati, erravano alla ricerca di qualsiasi erba commestibile; alcuni non esitarono a tagliuzzare le “palette” dei fichidindia per farne una sorta di verdura da mangiare bollita e senza alcun condimento.

Antonio Feola a Ischia non riusciva a darsi pace. Il commissario prefettizio telegrafò al comando militare di Ischia un messaggio
disperato: “popolo Ponza muore fame”. Il parroco Luigi Maria Dies invitò i fedeli per tre giorni consecutivi a implorare S. Silverio di muoversi in loro soccorso. Feola sapeva che con una nave più grande e attrezzata dei suoi motovelieri si poteva raggiungere Ponza, ma il comando militare alleato non voleva rischiare. Feola però era, come abbiamo detto, molto stimato e perciò dopo tutta una serie di dinieghi, gli si volle usare almeno la cortesia di verificare la situazione con una grossa nave inglese ancorata al porto di Ischia. Il capitano inglese Simpson era convinto che anche Feola, non appena la barca fosse uscita dal porto e avesse subito l’impatto con onde spaventose, si sarebbe convinto dell’impossibilità di proseguire. Ma non aveva fatto i conti con l’abilità, l’ardimento e anche l’astuzia di quel marinaio ponzese. Appena salito a bordo Totonno (mio nonno era chiamato Totonno
Primo) passò a Simpson una bottiglia di whisky per renderlo più disposto ad osare; poi “con amichevole violenza”, come ricorderà un testimone, gli sottrasse la guida. Fu un viaggio terribile ma alla fine, la sera del 5 marzo, la nave, carica di viveri, fece il suo ingresso nel porto di Ponza mentre le campane delle chiese suonavano in segno di giubilo e la popolazione accorreva gridando al miracolo e ringraziando S. Silverio…

Mio nonno salvò Ponza dalla fame, ma una prematura morte all’età di 50 anni, avvenuta nel 1955, cancellò il ricordo della sua magnanimità, e non c’è da meravigliarsi se oggi solo pochi dei miei compaesani sono a conoscenza di questa storia.

Antonello Feola