Dibattito

Bancherrotta ci scrive

di Silverio Mazzella “Bancherrotta”

Queste note sono per mio ricordo; i miei conterranei di Ponza ne sono a conoscenza.
Dunque…
L’Arcipelago Ponziano nacque tanti, tantissimi anni fa, da un sommovimento tellurico sottomarino che fece emergere il gruppo delle nostre isole.
Quali siano stati i primi abitatori di queste isole non ci è dato sapere. Le nostre conoscenze iniziano dall’immediato periodo prima della nascita di Roma.


In quell’epoca il mare Mediterraneo veniva solcato da navigli di paesi diversi ed essendo Ponza ricca di acqua e rigogliosa di vegetazione, era luogo di sosta per rinnovare le provviste. Durante l’Impero Romano le nostre isole furono tra l’altro luogo di esilio per le persone invise ai potenti di allora.

Lo testimoniano resti di opere civiche e abitazioni.

E’ così che Ponza fu chiamata “Perla di Roma”.
Accadde poi che il Mediterraneo fosse “infestato” dai navigli dei pirati turchi che usavano rapire le persone che vivevano nei luoghi da loro frequentati per il rinnovo delle provviste. Questo imperversare piratesco fece sì che le persone che si erano trasferite su queste isole, tra cui anche alcuni monaci che abitavano tre monasteri, si allontanarono. Quest’evacuazione si protrasse fino al 1500 circa.
Cosa era successo?
Nel 1524 Alberigo Carafa, Re di Napoli, abdicò e al suo posto si insediarono i Farnese.

Questi la prima cosa che fecero fu la ripopolazione delle isole ponziane di proprietà della Corona. Essi invitarono i loro sudditi a trasferirsi colà con la promessa di possesso dei terreni occupati e di “franchigie” di vario genere. E questo avvenne fino al 1731 quando salì al trono Carlo Farnese. Egli incentivò tale operazione con promesse ancora più attraenti.
Il primo campano che si trasferì a Ponza si chiamava Mazzella Mattia, nato nel 1697, che vi si stabilì con la moglie Arcamone Giulia, nata nel 1700, e con i loro sei figli. Provenivano da Campagnano d’Ischia.
Successivamente a Ponza arrivarono altre famiglie, sempre da territori partenopei. Così pian pianino il nostro Arcipelago venne ripopolato.

Sempre con gente di stirpe partenopea, vigendo il Regno di Napoli.
Successivamente ancora l’Arcipelago fu partecipe del Regno d’Italia e annoverato prima nella Provincia di Napoli e in seguito nella Provincia di Caserta.
Con la bonifica dell’Agro pontino nacque la Provincia di Littoria, ora Latina, e per avere territorio sufficiente l’arcipelago delle ponziane venne assegnato alla nuova Provincia.
Concludendo…
Noi dell’arcipelago ponziano siamo “campani” dalla sua nascita e parliamo il “dialetto campano”: perché dobbiamo rinnegare le nostre origini e far parte di un altro territorio con il quale non abbiamo alcun legame e creato artificialmente?
Quanti si sono trasferiti da noi nell’ultimo periodo hanno assorbito abbastanza da farli diventare ponzesi.
Questa memoria è indirizzata al sottoscritto che, detto per inciso, discende direttamente dal Mazzella Mattia sopra menzionato.
Ma credo che le autorità locali che sicuramente tengono quanto noi alle nostre radici partenopee, hanno motivi validissimi per recepire questa richiesta di tornare alle nostre origini, che sono in tutti gli aspetti campane.
Parafrasando il titolo di un vecchio film, “Riusciranno i nostri eroi?…”.

Formia 9 agosto 2020

1 Comment

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  1. Biagio Vitiello

    12 Agosto 2020 at 09:36

    Caro Silverio Mazzella “Bancherrotta”, (purtroppo non ho il piacere di conoscerti)
    sei stato un po’ approssimativo nel raccontare la seconda colonizzazione di Ponza (forse per campanilismo?). Bisogna ricordare che essa ha dato lustro alla marineria della nostra isola. La seconda colonizzazione avvenne dopo una delle più disastrose eruzioni del Vesuvio dell’anno 1770, che distrusse la città di Torre del Greco (di cui era originario il mio trisnonno). Il re di allora diede la possibilità a quegli abitanti, che avevano perso tutto, di colonizzare la parte nord di Ponza, ricominciando così a rifarsi una vita nuova.
    Tale zona (Le Forna) non era stata colonizzata, soprattutto perché impervia e non aveva approdi sicuri. Ricordo che tali coloni,provenienti da Torre, diedero un contributo determinante a far nascere la marineria Ponzese, che colonizzò molte zone del mar Tirreno, spingendosi sino in Tunisia (La Galite), nel solco dei fratelli corallari di Torre.
    Ti faccio sapere che condivido la tua idea; già da molti anni ci sto pensando, ma per attuarla bisogna fare prima un referendum propositivo per l’uscita del nostro comune dalla Regione Lazio (occorrono 300 firme di cittadini residenti per richiederlo), ma poi bisognerebbe sapere se la Regione Campania accetterà questa idea. Inoltre, bisognerebbe sapere anche se Ventotene è concorde col nostro operato.
    Ho sempre pensato a questa uscita, soprattutto perché la nostra regione ci trascura da molto tempo, in molti campi del vivere civile; poi, i politici regionali si ricordano di noi solo nei momenti delle elezioni, ma solo con i portaborse locali, per racimolare voti.
    A Ponza non abbiamo un miglioramento delle infrastrutture e servizi, dai tempi del nostro carissimo Presidente regionale ing. Gabriele Panizzi.

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