Ambiente e Natura

Attimi…

di Francesco De Luca

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Con una gamba nella canoa e l’altra sulla spiaggia, in attesa che lo scafo in qualche modo si stabilisca e il corpo, intanto, prenda sicurezza per adagiarmi nell’apposito vano. La pagaia è in mare, pronta all’uso. La spiaggia, come quasi tutte quelle di Ponza, è di ciottoli. Più incline a dare instabilità. L’andare dell’ acqua sulla riva è, come sempre, da affrontare con agilità e speditezza. Due qualità, presenti e vigorose in gioventù, ma non in un organismo la cui sedentarietà ha anchilosato i movimenti e resi pesanti.

Prendo la decisione, mi chino e faccio fare alla gamba poggiante a terra il salto per entrare nel cavo della canoa. Oplà… Ci sono. Lo scafo ondeggia in modo scorretto. Opero col braccio per controllare lo sbandamento dello scafo. Lo faccio in modo sbagliato. Mi ritrovo in acqua. Gli occhiali sono al loro posto, meno male, la pagaia è accanto, e io, come un pezzo di legno sgangherato, sono in acqua.

Mi prende un attimo di stupore. Mi rendo conto con dolore che l’agilità s’ è perduta nell’inazione degli anni trascorsi. Sono indispettito ma… una macchia rossa attira lo sguardo. Riprendo la tranquillità, in fondo… col mare ho un rapporto ultra sessantenario, è un amico di vecchia data. E da un amico si tollerano anche gli sgambetti. E se così non fosse?

Così come sto mi dirigo verso quella macchia rossa. Immergo il capo in quel mezzo metro d’acqua e distinguo una stella marina distesa sul fondo. Dove sono? Sono nel grottone sotto la Torre, chiamato ‘a rotta d’u voie marino. Perché lì andavano le foche monache a partorire, e da quel cavo si spandevano i loro richiami. Ne hanno scritto da ultimi i deportati antifascisti, e dunque fino all’anteguerra la foca monaca era presente nelle acque di Ponza.

La temperatura del mare non è la più confacente per me e poi bisogna considerare che, lì sotto, il sole non trova ricetto. Gli scogli sono infatti ricoperti da una alghetta scura tendente al marrone. E il rosso della stella si evidenzia superba.

Mi attardo un attimo a guardare intorno. Ritrovo i piccoli rufule con cui giocavo da bambino, i sassolini colorati che sembrano ninnoli. E il mare, amico.

Ha voluto darmi un saluto. A suo modo.

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