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Le grandi traversate a nuoto (2). “Caletta-Grotte azzurre”

di Silverio Guarino
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Per la puntata precedente leggi qui [2]

Era questa una traversata decisamente più impegnativa, sia per la lunghezza, sia perché, dalla fine della scogliera per arrivare alle grotte azzurre, si doveva attraversare un braccio di mare decisamente ampio ed aperto alla navigazione di tutti i mezzi possibili.

Era sempre il lunedì la giornata prescelta per l’assenza di grandi navi all’attracco; di buona lena, dopo decisione unanime spesso sofferta per l’intemperanza di qualche elemento, si iniziava il tragitto a nuoto.

Il materassino di sostegno era indispensabile un po’ per tutti; in questo modo ci si poteva riposare durante il percorso; le pinne erano concesse e spesso diventavano indispensabili per la riuscita della traversata.

Tra un frizzo ed un lazzo, si arrivava finalmente alle grotte azzurre e si entrava nelle grotte (le prime due, le più grandi) per raggiungere le spiaggette sassose e sabbiose che dentro trovavamo e rappresentava il luogo dove poterci riposare
All’ombra il freddo poteva però farci venire quei fatidici “lapps ‘i fridd” forieri di fine nuotata.
Il fondo delle grotte era di roccia pura e levigata, seppure irregolare nella forma; per i nostri piedi e per i nostri corpi era però, motivo di riposo dopo la lunga nuotata.

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Prima di ritornare, il rito della cantata nelle grotte con quel caratteristico rimbombo che faceva da eco alle nostre voci. La canzone “Are you alone so tonight” di Elvis Presley era l’ideale per le sue sonorità che ben si espandevano nelle grotte così come “La casa del Signore” di Bobby Solo, l’Elvis italiano di allora.

Compiuto anche questa ultima procedura, di ritorno alla Caletta, sempre più “spugnati come il baccalà”, ma sempre più uniti per questa impresa acquatica portata a termine.

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Il porto di Ponza vista dalla grotta azzurra (Archivio fotografico di Giovanni Pacifico)