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Amarcord… quelle  radiose giornate di novembre

di Pasquale Scarpati

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Probabilmente era venerdì 31 ottobre dell’A.D. 1958. Si era sulla nave che ci portava a Ponza facendo il giro di Ventotene. Sì, perché allora, il giovedì, la nave partiva da Ponza per Formia via Ventotene alle 5 del mattino. Il viaggio durava 5 ore.
Poi, forse stanca per il lungo “strapazzo”, si riposava un poco (infatti il pomeriggio dello stesso giorno non ripartiva per Ponza!). Ritornava a Ponza il venerdì, ripetendo lo stesso percorso. Partiva da Formia alle due del pomeriggio con arrivo a Ponza alle 19. Non penso sia stato sabato 1° novembre quando ’u vapore partiva da Formia alle 16,30 con arrivo a Ponza alle 19,30. Lo deduco dal fatto che era ancora piena luce. D’altra parte non so se i salesiani permettevano di lasciare l’istituto durante i giorni di scuola.

Comunque o venerdì o sabato sicuramente era una bellissima giornata in tutti i sensi: dal punto di vista meteorologico perché stavamo su, nientemeno che in… prima classe! Dal punto di vista psicologico perché si tornava a casa.
Sullo sfondo s’intravede il promontorio di Monte Orlando. La nave sta quasi all’altezza della Montagna Spaccata.
Il gruppo è eterogeneo nel senso che i “grandi” Mario (Iozzi) e gli altri probabilmente tornavano da una gita , tant’è che Tonino ha la fisarmonica. In mezzo a loro, unica eccezione, c’è Raffaele Abbenante, nostro coetaneo; forse faceva parte del gruppo.
– Che cce facive tu, Rafè’ – intrufolato – a miezz’ a chill chiu’ gruoss?
Noi piccolini (Franco, Silverio ed io) stiamo ai margini altrimenti erano cauce in c..!. Noi tornavamo dalle “sudate carte”.
Era il mio primo anno di collegio presso il Sacro Cuore a Roma ed era anche il mio primo ritorno in “patria” per la festività di Ognissanti e la Commemorazione dei Defunti. Detto per inciso fu la prima e l’ultima volta che ebbi la “fortuna” di tornare per quelle ricorrenze: negli anni successivi nel nuovo collegio non fu consentito.

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La foto fu scattata da mio fratello, anche lui “reduce” per una licenza del servizio di leva. In quel tempo, infatti, il servizio di leva era obbligatorio: due anni in marina e 18 mesi nell’esercito. Non appena infatti si raggiungeva la maggiore età (in quel tempo a 21 anni) lo Stato esigeva che si uscisse fuori dal proprio guscio, si guardasse il mondo e si avessero altre esperienze poiché si diceva che a quell’età si era ancora “ immaturi” (sic). Studi recenti hanno dimostrato invece che si era più maturi  allora, all’età di 15 anni che non oggi a trent’anni. Ma ciò è opinabile o no?

Lui, infatti, passando da Roma (veniva da La Spezia) mi aveva “ prelevato” perché da solo i miei non avrebbero mai acconsentito.
Conosco le stesse persone che Franco ha citato ad eccezione delle due persone in alto vicino a don Silverio, individuate da Biagio: bravo, ne sono contento! (leggi qui [2], articolo e commenti).

Belle quelle quattro radiose giornate di novembre! (…in realtà erano tre, ma in mezzo si… pontificava). Anche perché erano festività molto sentite.
Noi (…ci metto anche Franco e Silverio) quell’anno “guadagnammo un giorno in più di “libertà” o meglio abbiamo assaporato la vacanza fino all’ultimo giorno come quando si assapora un buon bicchiere di vino fino all’ultima goccia.
Ripartimmo sicuramente mercoledì 5 novembre: diretto per Formia ore 4,30 del mattino. Non era possibile, infatti, partire prima perché: il lunedì nulla ed il martedì ’u vapore giungeva da Napoli alle 17.
…E poi qualcuno osa pensare e dire che non eravamo fortunati!