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Turismo di massa o turismo d’élite?

di Francesco De Luca

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E’ una domanda che si ripropone dagli anni ’60. Circolava fra gli analisti del fenomeno sociale e già Ponza Mia, la rivista tanto cara, così come la sua diretta discendente Vivere Ponza, tentarono di dar risposte. Finanche l’eroico Punto Rosso ne fece oggetto di discussione.
Oggi si ripropone nella riflessione che Arturo Gallia presenta, ispirato dall’atmosfera ‘innovativa’ che la pandemia sembra dettare: – E se il Coronavirus rappresentasse un’opportunità per Ponza? [2] – domanda Gallia (cfr. articolo e commenti relativi – NdR).
A me quella lettura suggerisce questo ragionamento.

Forse ho sintetizzato male la domanda di Gallia. Forse Gallia non vuole impelagarsi in una contrapposizione certamente datata, rimane il fatto che per assumere a dimensione ponzese l’‘opportunità’ che la pandemia potrebbe ingenerare occorre avere un ‘progetto’ di politica turistica.

Ora è constatazione comune che il fenomeno turistico non è stato generato dai Ponzesi e non è stato gestito da nessun Ente isolano. Non lo è stato e non lo è perché le Amministrazioni comunali di Ponza non hanno mai partorito una ‘politica turistica’.

Chiarisco. Cosa significa avere una politica turistica? Significa avere risposte proprie alle implicazioni che il turismo (in quanto fenomeno sociale, economico, culturale) presenta.
Ossia avere risposte a (sintetizzo per chiarire):
– quali linee di comunicazione marittima saranno utilizzate a fini turistici (veloce, giornaliera, settimanale);
– quali i porti prescelti; quali tratte, quali orari.
E poi ancora:
– come organizzare l’isola per il turismo? Ufficio per Informazione, mezzi di trasporto interni, parcheggi, transiti autorizzati;
– come discernere il turismo nautico da quello a terra, quello giornaliero da quello stanziale;
– come prevedere le spiagge per balneazione, le gite in barca, i percorsi naturalistici, quelli culturali, gli eventi.

Sarebbe opportuno disporre di una ‘programmazione’ che analizzi nel dettaglio l’offerta turistica, e ne prepari la realizzazione.

E’ un lavoro che non è stato mai affrontato da nessuna Amministrazione comunale. Per cui il turismo è stato gestito all’impronta, ogni anno improvvisando, sull’onda delle circolari dell’anno prima, con qualche cambiamento derivante da fatti spiacevoli accaduti l’anno precedente.

L’Ufficio turistico del Comune non sa quanti alberghi operano e le loro peculiarità, quanti affittacamere, quanti B&B, ossia non possiede un archivio dei servizi che l’isola ha attivato negli anni per rispondere alla domanda turistica.

Si procede a tentoni e il pressappochismo è stato sempre evidente. Lasciando irrisolte domande fondamentali, quali: l’automobile la si può portare? Si può circolare? Dove si parcheggia?
Domande sacrosante incancrenite nell’attesa di una risposta. E su di esse prende vigore la divisione/astio fra Ponzesi del Porto e Fornesi, fra Ponzesi del Porto e Ponzesi di Santa Maria.

Turismo di massa o turismo d’élite ? Chi lo decide? Nessuno, perché a tutti e a tutto è data la possibilità di incunearsi nelle pieghe del fenomeno di massa e trovarvi il proprio vantaggio. L’Amministrazione limitandosi a constatare, a vigilare il meno possibile, lasciando fare.

Alla domanda di Gallia – E se il Coronavirus rappresentasse un’opportunità per Ponza? – non ho risposto. Mi sono fermato ai preliminari.
La risposta, o le risposte, a me pare che dovrebbero partire da qui.