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Le cose che non vi ho mai detto… (per Sandro e Gennaro)

di Silverio Guarino

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Avrei voluto fare un commento simile a corredo dell’articolo di Sandro Russo che riportava la sua esperienza di vita e professionale (leggi qui), così come al commento dedicatogli da Gennaro Di Fazio. Così non è stato, perché le mie parole si sarebbero ben presto perse tra le righe di Ponzaracconta ed allora ecco che invio questa mia alla redazione, con preghiera di pubblicazione, senza l’esitazione collegabile alla ritrosia delle frasi da “Libro Cuore”.

“Ci voleva questa situazione estrema per capire ancora meglio quanto siamo labili e fragili. Sì, perché solo così ci si è veramente resi conto di quanto sia effimera la nostra esistenza e di quanto sia sbagliato rinviare a domani quello che si può fare oggi.
E così, cari Sandro (Russo) e Gennaro (Di Fazio), eccomi a dirvi quelle cose che non vi ho mai detto e che forse non vi avrei mai detto, sia per il pudore che per la natura del mio carattere, poco incline a manifestare giudizi o a elargire complimenti.

– Sandro, caro fratello di “porparella”, unico ed irripetibile, grande mente, grande animo e grande cuore; studioso di ogni cosa, eclettico e curioso, perfezionista fino ad essere maniacale, un grande amico. Tutore e servitore della nostra amata Ponzaracconta. Un amico grande, insomma. Di esempio a tutta quella generazione di medici che lo hanno conosciuto e che hanno lui come capostipite e punto di riferimento; io tra i primi, cronologicamente; io tra i tanti, successivamente. Ma non solo medici.

– Gennaro, caro fratellino che hai voluto così teneramente elogiarmi, tu che mi porti nel cuore così come ti porto io, con l’affetto e la stima di sempre. Saperti amico mi riempie di gioia e di orgoglio, per i momenti che abbiamo vissuto insieme, per la caparbietà e la volontà che hanno contraddistinto e che contraddistinguono ancora le nostre personalità, per i sacrifici e le difficoltà che hanno permeato e che permeano ancora la nostra vita.”

P.S.
Solo per conoscenza, il “De brevitate vitae” l’ho veramente letto tutto (con la traduzione accanto, tranquilli…) in tempi “non sospetti”; me lo aveva regalato, insieme al “De tranquillitate animi” (di Seneca anche questo, letto sempre con la traduzione accanto…), un vecchio giudice innamorato del latino e della vita come me.

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