Ambiente e Natura

Il Primo Maggio dei lavoratori e delle lavoratrici

di Adriana Terzo

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Che lavoro vogliamo festeggiare, oggi? Quello dei campi, che sarebbe meglio chiamare schiavitù, pomodori, mucche, stalle, un euro per ogni ora? O quello socio-sanitario, precario e sottopagato, nonostante l’altissimo rischio che abbiamo sotto gli occhi? Oppure il lavoro minorile nei mille rivoli delle fabbriche clandestine?


Forse vogliamo parlare del capillare precariato nei “giornaloni” dove per un articolo si offrono tre euro (3 euro) lordi? Oppure è il caso di festeggiare la manodopera negata di milioni di “apprendisti” artigiani, delle sarte, degli scenografi, delle registe e delle truccatrici, dei parrucchieri, delle musiciste, degli artisti di strada e di tutti coloro che ci abbelliscono la vita e conoscono perfettamente il proprio mestiere ma devono sottostare alla cinica logica del tirocinante a vita?
E non vorremo dimenticare il lavoro nero, nero per chi lo fa, d’oro per chi lo impone?
No, finalmente ci sono: festeggeremo l’immenso sfruttamento da lavoro domestico e di cura che miliardi di donne regalano al mondo e che nessuno ha ancora mai retribuito.
Buon primo maggio.

 

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