Ambiente e Natura

Cronache pre-pasquali al tempo del Covid-19 (21)

di Luisa Guarino

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Dopo aver spaziato nel mondo, toccando addirittura il Sudamerica, riportiamo le nostre cronache a una dimensione più familiare e soprattutto meno seriosa: c’è bisogno anche di questo, dato il periodo che viviamo. Pasqua si avvicina a grandi passi, anche se non se ne accorgerà nessuno, almeno dai segni esterni, perché per chi crede segnerà come sempre la Resurrezione di Gesù Cristo, e se non altro attraverso la tv si potranno seguire le cerimonie che Papa Francesco officerà, da Giovedì Santo in poi. Sul capo di Quaresima, bambola di stoffa di una tradizione ponzese sempre meno sentita e diffusa, resta solo la penna bianca, quella del giorno di Pasqua: dopodiché potremo riporla nell’armadio fino all’anno prossimo.


Nei supermercati le uova di cioccolato, specie quelle per i bambini, le vendono a prezzo scontato, dal 25% al 50% per cento: hanno fatto bene i commercianti, per invogliare una richiesta molto debole. Le file continuano, con una certa intensificazione a ridosso del week-end, e ancora di più in questi giorni: alla ricotta, all’agnello, al salame e alle altre specialità pasqualine non rinuncia nessuno, figurarsi in quest’emergenza che ci fa sentire più che mai bisognosi di essere consolati, soprattutto sotto l’aspetto alimentare.


A proposito di file, avete fatto caso che da un mese a questa parte abbiamo un tempo perfetto: immaginate, mettersi in coda con la pioggia o il freddo? Dobbiamo considerarci fortunati!

Nel cuore della città, come dovunque, la natura è rigogliosa e stride con lo stato d’animo di tutti noi: i colori sembrano più vividi che mai, quasi accecanti, la forza della primavera non è mai stata così prorompente.




In centro circola pochissima gente, come è normale che sia, indaffarata a fare la spesa, o davanti a farmacie, poste, tabacchi, edicole (a proposito, è bellissimo vedere la fila per acquistare i giornali: mi fa pensare alle mattine d’estate a Ponza davanti alla rivendita di Ricciolino, dopo l’arrivo dell’aliscafo o del mezzo veloce).
Ho scoperto che proprio in centro, vicino alla mia banca, c’è l’unico posto in cui poter bere un caffè: ci si trova un po’ di tutto, ma mentre snack, caramelle, bibite e non solo li hanno anche i tabaccai, il caffè no. E’ un piccolo ambiente self service. Prima dell’emergenza ce n’era anche uno negli ex uffici dell’Anagrafe, e nell’atrio della biblioteca comunale; ma in quest’ultimo caso si parla dello scorso mese di luglio, quando sono cominciati i lavori, sempre in corso e ora sospesi.

Comunque bene o male questo periodo di distanziamento sociale sta trascorrendo, e a volte mi trovo incredula a considerare che le settimane… passano. Non mi ritrovo però in nessuna delle nuove abitudini che il resto d’Italia sembra aver acquisito: prima di tutto non faccio pane né dolci, non metto in ordine armadi né tiro fuori foto e ricordi dai cassetti, ho anche diversi panni da stirare ma restano lì, non vedo film su pc o tablet (aspetto solo con impazienza che riaprano i cinema), non ho mai cantato su un balcone o alla finestra. Nonostante ciò, ripeto, i giorni passano.
Le poche volte che esco sono sempre in assetto antivirus (almeno spero) il che comporta l’impiego di almeno cinque minuti in più all’uscita e al ritorno. Le uscite sono veloci: appena a casa mi sento come un animale che rientra nella tana per mettersi al riparo. E non è una sensazione piacevole, soprattutto per chi come me di solito sta pochissimo in casa: sono sempre stata così. Mi sembra ancora di sentire nonna Fortunata: “Piccere’, tu tiene ‘i cosce longhe”, e non si riferiva certo alla mia statura.

A proposito di porta, ho resistito fino alla scorsa settimana, poi mi sono fatta prendere da una botta di ottimismo e di “capa fresca” e ho appeso all’ingresso la ghirlanda pasquale.


Prima di Domenica delle Palme ho colto dei rametti d’ulivo e li ho confezionati come quelli che di solito si distribuiscono in chiesa: ci ha pensato poi Papa Francesco a benedirli dalla tv alle 11 del mattino prima di celebrare la messa.


Così anche il Covid-19 sembra un po’ più lontano e meno pericoloso.

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