Attualità

Un posto al sole “vittima” del coronavirus

di Luisa Guarino

Ieri sera è andata in onda la 5475^ puntata di “Un posto al sole” serie cult televisiva di Rai Tre: l’ultima. Tra le tante vittime del coronavirus infatti c’è anche lei, costretta a chiudere i battenti dopo ben ventiquattro anni… di onorata carriera. Le puntate, come gli appassionati di questo programma ormai leggendario sanno bene, vengono registrate poco per volta, quindi dopo un mese di serrata totale le scorte sono terminate, e bisogna chiudere. Si interrompono pertanto le vicende dei protagonisti di questa ventiquattresima serie.

Da lunedì la programmazione attingerà addirittura alle repliche della 16^ stagione andata in onda nel 2012, ripartendo dal 3451° episodio. Sarà anche un modo per rendere omaggio a due attori che sono venuti a mancare: Antonio Pernarella, nei panni del boss Vintariello, e Regina Senatore, l’amatissima Mamma Lucia. Un autentico tuffo nel passato, lasciando da parte chissà fino a quando i personaggi che attualmente dominano il piccolo schermo, come Niko, Susanna, Filippo e Roberto Ferri, Marina, Serena, e tanti altri. Ricordiamo che la prima puntata di “Un posto al sole” è andata in onda su Rai Tre il 21 ottobre 1996, e la fiction in tutti questi anni ha fatto compagnia a moltissimi spettatori, grazie alla professionalità e alla bravura dei suoi interpreti, e grazie a sceneggiature che hanno sempre puntato su problemi attuali, accurate e credibili.

Personalmente non ho mai seguito con continuità la serie: solo una puntata ogni tanto, ma conosco tante persone che non ne perdono una. Ricordo in particolare verso fine anni ’90 un collega della redazione di Latina Oggi, bravissimo, attento, stakanovista, instancabile, impegnato nella cronaca e non solo, un professionista. Ebbene, dal lunedì al venerdì sera quando arrivava l’ora di “Un posto al sole” si accomiatava da tutti e per circa mezzora non c’era per nessuno. Andava nella stanza dove si ricevevano le persone per le interviste, accendeva la tv e chiudeva la porta. Quando rientrava nel salone della redazione era come rigenerato, con un sorrisetto beota, e pronto ad andare avanti fino a notte fonda.

Avendo appreso la notizia dello stop, nei giorni scorsi ho proprio voluto guardare la bella serie ambientata a Napoli, in cui tutti parlano in italiano perfetto, con appena una leggera inflessione. La fiction è abituata a seguire i tempi e le stagioni, quindi è perfettamente immersa in piena atmosfera pre-pasquale, con il bancone del Caffè Vulcano pieno di ovetti e coniglietti Lindt, con gestori e avventori che parlano di code davanti ai negozi per fare acquisti per le festività. Un anacronismo stridente, per chi come noi sa che attualmente le file si fanno sì, ma per motivi diversi e solo in farmacia o al supermercato. Anche “Un posto al sole” dunque diventa un’altra bella abitudine che sparisce.

1 Comment

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  1. Adriano Madonna

    4 Aprile 2020 at 13:58

    Sono circa vent’anni che ogni sera guardo “Un posto al sole” e ne sono tanto assiduo da ricordare che una decina di anni fa riuscii, con uno stratagemma, a interrompere per mezz’ora una conferenza. Mi ritirai alla chetichella nella mia camera presso un hotel fiorentino e a puntata ultimata ripresi il convegno.
    Che cosa mi/ci piace di questa fiction? Certamente la “napoletanità”, che i protagonisti esprimono e interpretano in maniera egregia, specialmente i “vecchi” del palcoscenico, come Raffaele, Renato, Otello, ma praticamente tutti. In Un posto al sole, noi meridionali gravitanti attorno a Napoli, capitale del mare, del sole e dell’amore per la vita, ci riconosciamo. Spero, dunque, che questa fetta di Napoli torni a riempire le nostre serate. Intanto… restiamo tutti a casa per sconfiggere questo virus con la corona, anche se in assenza della brava gente di Palazzo Palladini sarà più difficile.

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