Ambiente e Natura

Il pesce di aprile… più amaro

di Luisa Guarino

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Ci siamo abituati da un mese a questa parte a parlare al condizionale, con una montagna di se: periodi ipotetici che mettono in difficoltà chi non ha grande dimestichezza con la lingua italiana, ma noi non abbiamo questi problemi. Ci sono poi una serie di grandi e piccoli riti laici che abbiamo dovuto per forza mettere nel dimenticatoio, almeno per quest’anno, e che proprio per questo ci mancano ancora di più. Aggrappiamoci dunque a uno di questi, per ricordare che in un 1° aprile qualunque oggi si sarebbe celebrato il fatidico “pesce d’aprile”, con scherzi e risate a più non posso: scherzi che sono passati anche alla storia e che talvolta sono stati pure parecchio pesanti. Ma quest’anno!

Così penso con rimpianto e nostalgia alle vetrine del mio negozio preferito, la Torrefazione D’Aniello di Latina, che almeno una settimana prima di questa data avrebbe messo in vetrina pesci di cioccolato di ogni grandezza, incartati nella stagnola che li rende lucidi e multicolori, proprio come quelli veri che si vedono guizzare appena sotto la superficie del mare. Il negozio in questione, al quale non rischiamo neanche di far pubblicità perché come tutti gli altri è chiuso circa da un mese, si trova in pieno centro storico, nei pressi di Piazza del Quadrato, che costituiva il nucleo della città originaria. Tutt’oggi, nonostante capsule, cialde e ogni altro moderno ritrovato, sono in tanti che ancora vi acquistano il caffè in grani e nelle diverse miscele, che spesso viene macinato sul posto. E il profumo della tostatura, nei giorni di lavorazione, si spande dovunque, raggiungendo quasi Piazza del Popolo.

In questo periodo, cominciando magari proprio dal “pesce d’aprile”, davanti e dentro D’Aniello ci sarebbe stata una fila lunga così: per le uova di Pasqua, per coniglietti e galline di cioccolato, e poi per tutta la serie di ingredienti necessari per preparare la pastiera di grano. Dal grano in barattolo alle arance e ai cedri canditi, fino alle fialette di acqua di fior d’arancio, vi si trova proprio tutto: basta aggiungere farina, uova, zucchero e ricotta, e il gioco è fatto. Se in tutto il periodo dell’anno questo negozio è un autentico scrigno pieno di tesori, è nel periodo pasquale che esso raggiunge… l’apoteosi. Personalmente, anche se non sono un’appassionata di dolci (soprattutto non li so fare ed è meglio che non li mangi), l’ho ribattezzato “la casetta di Hansel e Gretel”, sapete, quella che era fatta ti marzapane, confetti e canditi. E ogni volta che entro, soprattutto per fare un regalo, mi ci perdo e non so dove guardare.

Non so se quest’anno farò la pastiera: gli ingredienti li avrei, il tempo anche, ma è la voglia che mi manca. Pensare che ogni anno ho sempre atteso con tanta impazienza l’arrivo di Pasqua, nel cuore di una primavera ormai consolidata! E qui rischiamo di tornare alla teoria dei se, dei condizionali e dei congiuntivi. A proposito di dolci, non so a voi, ma la maggior parte di foto e video che mi arrivano su whatsapp immortalano dolci di ogni genere, torte, ciambelloni, semifreddi con la frutta, e chi più ne ha più ne metta. Penso che quando la nostra reclusione si concluderà avremo tutti almeno tre chili in più.

E magari avremmo cominciato proprio oggi, con il “pesce d’aprile” più dolce: mai avremmo potuto immaginare che si sarebbe trasformato… in quello più amaro.

1 Comment

1 Comment

  1. Emilio Iodice

    1 Aprile 2020 at 15:06

    Cara Luisa: Sì, quello che scrivi è come molti di noi si sentono. Tuttavia, abbiamo bisogno della speranza, della gioia e della grazia della Pasqua perché rappresenta una risurrezione dal profondo. Spero che tu faccia la pastiera. Potresti non averne bisogno, ma te e la tua famiglia lo meritate. Tanti auguri, Emilio

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