- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

La pandemia e la fame

di Silverio Lamonica

[1]

.

Da circa un mese stiamo seguendo con ansia e trepidazione i dati che la Protezione Civile, alle ore 18, ci fornisce con una puntualità  implacabile. Dati impressionanti, soprattutto per quanto riguarda l’incremento di nuovi contagiati e nuovi morti. Un vero e proprio bollettino di guerra. “Siamo in guerra” è la frase ricorrente che dai social, dai media, dalla stampa ci sentiamo ripetere ogni giorno.

Non mi soffermerò sui rimedi per combattere un tale flagello. Non è la mia materia. Ma voglio parlare dei suoi effetti: una quarantena lunghissima che vedrà molte classi lavoratrici inoperose, in modo particolare gli artigiani, i lavoratori delle piccole e medie imprese che hanno dovuto cessare la loro attività, per cause di forza maggiore e chi, non compreso nelle suddette categorie, si ingegna a “sbarcare il lunario” in qualche modo; penso a quel padre di famiglia siciliano, “parcheggiatore abusivo” che, recandosi “al lavoro” con una delle “Certificazioni personali”, mutanti più del Covid-19, lo aveva messo nero su bianco ed esibito, in buona fede, si in buona fede a mio avviso,  alle forze dell’ordine che – credo a malincuore – lo hanno dovuto sanzionare. Purtroppo, per sopravvivere, in tanti debbono ricorrere agli “espedienti”, in questa Repubblica “fondata sul lavoro”.
Da catania.meridonews.it del 27 marzo 2020: Covid-19, parcheggiatore abusivo con autocertificazione. “Ero uscito di casa per andare a lavorare”. Sanzionato [2]

Un caso ben diverso da chi, al supermercato, riempie il carrello con i prodotti più costosi, senza pagare. E in tale circostanza la punizione deve essere esemplare.
Da  bresciatoday.it del 4 febbraio 2020: Al supermercato riempie il carrello ed esce senza pagare [3]

Ma questi sono i segni di un gravissimo problema, più che disagio, che bisogna affrontare per tempo: la fame.

Siamo in guerra.

[4]
Sono nato in tempo di guerra a Ponza: primavera del ’41, quando re, duce e popolo italiano credevano nella “guerra lampo”, celebrando anzitempo la vittoria. Poi il conflitto mondiale si è protratto per ben altri 4 anni con lutti (oltre 400.000 morti), distruzioni a non finire e fame, che – assieme agli oltre cinquemila residenti di allora – dovetti affrontare, in quel tragico inverno del ’44, nutrendoci di “palette di fichi d’india” (oggi uno dei piatti più rinomati della cucina isolana) e brodino di cipolle, per chi riusciva a rimediarle, al posto del latte. Quel brutto periodo finì grazie al coraggio di Antonio Feola (Totonno Primo)
(leggi Totonno Primo. A 70 anni dalla fatidica traversata del 5 marzo 1944) [5]

[6]
Questa pandemia non durerà quattro anni, come quel tragico conflitto, anche perché le contromisure messe in atto in tutto il mondo, sono tali che possono circoscrivere la sua durata in alcuni mesi e ciò che è accaduto in Cina – dove la pandemia è iniziata – ce lo dimostra.

Ma intanto la quarantena, con permanenza obbligata in casa, durerà alcuni mesi, se tutto andrà bene. Qualche esperto afferma che dovrebbe durare addirittura due anni!
Da notizie.it del 17 marzo 2020: Coronavirus, l’esperto: “La pandemia può durare due anni” [7]

Cerchiamo di non essere tanto catastrofici, però prima della fine del prossimo maggio o giugno non credo che si possano fare previsioni certe, anche perché occorre prevenire l’epidemia “di ritorno”. Ma restare senza lavoro per un periodo così prolungato, per tanti, è tragico. E’ notizia di questi giorni che il nostro Governo è impegnato in un duro “braccio di ferro” coi “partner” europei per ottenere da questa Europa, che non smette di mostrarsi matrigna verso chi ha dato un  contributo decisivo a fondarla (pensiamo al “Manifesto” di Ventotene di Altiero Spinelli) un aiuto equo, per far sì che si rimetta in moto l’economia, una volta passata la ’a burriana e per aiutare – nel frattempo – le classi più disagiate. Però occorre tempo.

[8]

Intanto, a distanza di circa un mese dall’inizio della “quarantena”, già si notano segnali di insofferenza, tanto è vero che la Croce Rossa Italiana ha fatto un drammatico appello
Da 24live.it del 27 marzo 2020: L’appello della Croce Rossa Italiana: “Donate cibo per chi è rimasto senza lavoro” [9]
sollecitando a raccogliere cibo presso i negozi ed i supermercati di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, per coloro che si trovano improvvisamente in difficoltà.

Io penso che per l’immediato occorre seguire questa linea: spesa solidale per i meno abbienti e per chi è rimasto improvvisamente senza risorse, come del resto – ordinariamente – si fa in occasione delle principali ricorrenze, Natale e Pasqua soprattutto.

Ma là dove non può operare la Croce Rossa, deve operare la Protezione Civile, cioè Enti ed Organizzazioni serie, tali da assicurare la massima trasparenza ed affidabilità. Tra i redattori di Ponzaracconta, c’è un autorevole componente della Protezione Civile, Sandro Romano. A lui rivolgo questo appello: si organizzino coi volontari della Protezione Civile le “spese solidali”, coloro che fanno la spesa per la propria famiglia, di solito comprano ben volentieri dei prodotti da destinare a chi si trova – suo malgrado – in condizioni precarie.

[10]

Ieri sera anche io ho assistito al discorso del Presidente della Repubblica che invita tutti alla cooperazione e alla cerimonia religiosa di Papa Francesco in Vaticano che ha illustrato un suggestivo passo del Vangelo: “La Tempesta Sedata”, per dire: “Siamo tutti sulla stessa barca in un mare in tempesta, abbiamo fede in Dio e aiutiamoci”.

Per “associazione di idee” ripenso a quel “liberty” inglese che in quel fatidico 5 marzo 1944, partendo da Ischia,  portò i viveri a Ponza in un mare in tempesta, grazie all’ardimento di Totonno Primo il quale, durante la traversata, infondeva coraggio al comandante Simpson e ai marinai.
In una circostanza del genere dobbiamo dimostrare lo stesso coraggio e la stessa generosità. Non possiamo tirarci indietro. Non possiamo fare altrimenti.

 

L’immagine in alto nell’articolo, una dottoressa in mascherina che culla l’Italia, diventata virale sul web, è dell’illustratore Franco Rivoli (NdR)