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I virus e la storia dell’umanità

di Patrizia Montani

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Nel 2015 Bill Gates, con le doti profetiche dei grandi, ebbe a dire in un public speech: “l’Umanità sarà distrutta non dalla bomba atomica ma da un virus”.

Qui sotto il video del discorso (con traduzione): impressionante come il virus presentato da Gates abbia le caratteristiche morfologiche di un coronavirus (è uno dei virus dell’influenza):

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https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/tgcom24/la-profezia-di-bill-gates-non-ci-uccideranno-le-guerre-ma-i-virus_FD00000000134665 [1]

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L’affermazione, apparentemente paradossale, non sorprese né gli infettivologi né gli antropologi.
Per l’occasione della pandemia in atto ho ripreso in mano un libro che mi fu regalato qualche tempo fa e che avevo sfogliato distrattamente e messo da parte.

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I dati all’interno del libro in mio possesso

Jared Diamond nel suo libro Armi, acciaio e malattie – Breve storia del mondo negli ultimi 13mila anni” [Einaudi; Super ET ediz. 2014] narra il passaggio dal nomadismo e dalla caccia, alla stanzialità all’agricoltura e alla domesticazione degli animali e di come germi patogeni trasmessi dagli animali domestici all’uomo, diedero origine a malattie infettive che condizionarono, a volte gravemente, la storia dell’Umanità.

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“L’agricoltura non fu né scoperta né inventata”, fu un processo spontaneo, dovuto all’osservazione che alcune piante commestibili crescevano meglio, ad esempio in ambiente umido, oppure se si diradavano le piante circostanti.
La coltivazione di alcune piante sostituì così la raccolta di quelle spontanee, fornendo in questo modo una maggiore disponibilità di cibo con conseguente incremento demografico.
Parallelamente alcuni degli animali selvatici furono domesticati,  ovvero nutriti direttamente dall’uomo, al quale davano latte, carne, concime e forza lavoro.
Questo processo non avvenne uniformemente in tutto il pianeta: alcune popolazioni sono rimaste alla caccia e al raccolto spontaneo fino ai nostri giorni.
Le ragioni di una simile disparità sono varie, le più importanti di natura ambientale.

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Si osservi la piantina delle migrazioni nei diversi continenti: si noterà che l’Eurasia ha un asse di migrazione trasversale Est-Ovest, mentre le Americhe e l’Africa hanno assi longitudinali Nord -Sud.

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La possibilità per i migranti di spostarsi lungo l’asse trasversale, dando luogo a un migliore sviluppo demografico ed economico, erano dovute al fatto che insediamenti umani, coltivazione ed allevamento, erano più facili seguendo lo stesso parallelo con identiche condizioni climatiche.
La vicinanza degli animali  ha comportato però che alcuni germi passassero da questi ultimi agli esseri umani; vaiolo, influenza, tubercolosi, malaria, peste, morbillo le più note, fin dall’antichità, come dimostrato dalla storia e dall’archeologia.
Le malattie infettive in forma epidemica, insieme con armi sempre più sofisticate, fecero sì che gli europei e gli asiatici dominassero quasi tutto il pianeta.
L’esempio più clamoroso (ma non l’unico) è la conquista del Nuovo Mondo.
Nel corso dei secoli gli euroasiatici erano sopravvissuti a diverse epidemie che avevano selezionato i più resistenti; i popoli dell’America centrale invece, essendo per lo più nomadi e cacciatori, non avevano mai incontrato tali germi e quindi ne furono sterminati.
Si calcola che un’epidemia di vaiolo abbia ucciso gran parte della popolazione dominata, contribuendo alla vittoria dell’esercito invasore, malgrado l’inferiorità numerica.

Un ulteriore stimolo a riprendere la lettura del libro di Diamond è stato aver trovato un suo articolo (redatto insieme ad un altro Autore) su la Repubblica di sabato scorso, 21 marzo. Se troverò altre “perle” degne di menzione, sicuramente le parteciperò ai lettori del Sito.

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Sopra l’immagine della pagina e (se si leggesse male) il .pdf relativo: Art. la Repubblica del 21.03.20 [8]

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Note sull’autore (dalla IV di copertina)