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Ponza nella seconda metà dell’Ottocento

di  Silverio Lamonica

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Alessandro Balzano, Alex il tassista per gli amici, ha pubblicato di recente su facebook, un ritaglio di giornale davvero interessante: “Mandamento dell’isola di Ponza”. Purtroppo manca la testata con relativa data di quel quotidiano, che possiamo far risalire alla seconda metà del sec. XIX grazie ad alcuni dettagli.

Leggiamo con attenzione il documento, procedendo con ordine.

I  Capoverso:

Comuni N. 1. Popolaz. 4172. Tribunale in Cassino. Conservazione delle Ipoteche in Santa Maria Capua Vetere. Ispezione Forestale ed Uff. metrico in Caserta. Ufficio di P.S. Agenzia delle Imposte ed Ufficio di Registro in Ponza.

All’epoca, Ponza aveva una popolazione superiore a 4.000 abitanti, effettivamente domiciliati, oltre che residenti. La Conservatoria degli Atti Notarili competente era a Santa Maria Capua Vetere e l’Ufficio del Catasto, Ufficio Metrico, a Caserta ( oggi a Latina).

Ma in loco, Ponza disponeva di un  Ufficio di Pubblica Sicurezza, dell’Agenzia delle Imposte e dell’Ufficio del Registro.  Oggi tali servizi non esistono più: i Carabinieri, già dal dopoguerra, hanno sostituito la Pubblica Sicurezza e ne svolgono le mansioni, anche l’Agenzia delle Imposte  e l’Ufficio del Registro sono solo un vago ricordo; il servizio esattoriale e l’Agenzia delle Entrate ( che è subentrata all’ Ufficio del Registro) sono stati accorpati a Formia, già dagli anni ’60 del secolo scorso.

Ponza (Isola)

II Capoverso:

 Collegio elettorale di Gaeta. Diocesi di Gaeta. Dist. da Gaeta (Capoluogo di Circondario) km 60. Caserta Capoluogo di Provincia. Cassino sede del Tribunale. Napoli sede della Corte di Appello. Abitanti 4.404. Superficie ettare 691. Altitudine m. 279,75 sul livello del mare.”

Qui balzano agli occhi quattro dati:

  1. Ponza faceva parte della Provincia di Caserta, già capoluogo di Terra di Lavoro, nonché del “Circondario di Gaeta”. Allora le province erano suddivise in “circondari”.
  2. La Corte di Appello competente aveva come sede Napoli, perché le Isole Pontine, in provincia di Caserta, appartenevano alla Campania.
  3. Abitanti 4.404. Il dato differisce da quello che abbiamo letto sopra: c’è una differenza di ben 232 unità in più. Perché? All’epoca, Ponza era sede di domicilio coatto e in quel momento c’erano appunto 232 condannati a libertà vigilata, i cui eventuali reati gravi commessi in loco, erano giudicati dalla Corte di Appello di Napoli, foro competente anche per i residenti a Ponza.
  4. Altitudine sul livello del mare m. 279,75 ( Si riferisce al punto più alto dell’isola, la collina Monte Guardia.) Grazie ad una più perfetta strumentazione, oggi sappiamo che essa è alta m.282

III Capoverso

Borgata presso la costa occidentale dell’isola omonima, con altre abitazioni sparse, costituite da grotte sotterranee, tenute assai pulitamente, di dolce temperatura nell’inverno e fresche in estate.

Prodotti. Abbondanza di viti, frutta, selvaggina”.

Qui viene descritto, per sommi capi, l’abitato di Le Forna che si affaccia appunto, sulla costa occidentale dell’isola. Oltre un secolo fa, le abitazioni della contrada erano costituite, nella massima parte, da dimore ipogee, le case grotte, su cui c’è una vasta letteratura da Orseolo-Fasolo a Paolo Camilletti (che ne ha fatto uno studio approfondito ad uso universitario) a Giuliano Massari, tanto per citare alcuni autori. Oggi questo notevole patrimonio storico-architettonico corre seri rischi, a causa di una spregiudicata e dissennata speculazione edilizia.

Oltre alla coltivazione delle viti e degli alberi da frutta, soprattutto fichi, di selvaggina  ce n’era in abbondanza, per la gioia dei tanti e tanti appassionati di allora!

 

IV Capoverso

Uff. post. ed Uff. telegr. locali. Staz. ferr. di Napoli, dist. km 116 sulla linea Napoli (centrale). Servizio Piroscafi.
Sindaco, De Luca  cav. uff. Vincenzo
Segretario, Autieri Francesco”. 

Oltre all’Ufficio Postale e Telegrafico, in loco,  la stazione ferroviaria più vicina era a Napoli, distante ben 116 chilometri. Infatti la linea ferroviaria Roma – Napoli via Formia non esisteva, essendo stata realizzata negli anni ‘30 del secolo scorso.

Il sindaco pro tempore era Vincenzo De Luca, cui si deve – tra l’altro –  la realizzazione dell’attuale cimitero. Questo è un dato molto importante, per stabilire almeno il periodo in cui questo articolo è stato stampato. Da “Ponza, brevis insula, brevis historia” di Giulio Vitiello, pag. 229, apprendiamo che Vincenzo De Luca svolse il suo mandato di sindaco dal 1868 al 1898. Del resto gli stessi caratteri di stampa, ben diversi da quelli usati nel Novecento e in epoca ancora più recente, ci dicono che l’articolo fu scritto tra il 1870 e il 1880.

V Capoverso

 “Armatori. Colonna Vinc. – Farese Biagio – Piro fratelli – Deluco fratelli – Misuroca Salvatore – Onorato Giovanni.

Si tratta di nomi molto familiari, anche se alcuni sono stati scritti in maniera alquanto approssimativa come Deluco invece di De Luca, Misuroca al posto di Misuraca ( antenato del dr. Biagio Vitiello)

 

VI Capoverso

“Farine ( Negoz.) D’Atri Silverio – Mari Carmine – Monaco Giuseppe – Tricoli Antonio”

La dicitura Farine molto probabilmente stava per “panetterie”. I discendenti di D’Atri Silverio hanno gestito la panetteria fino a pochi anni fa, oggi sfornano delle ottime pizze, brioche e  dolci casalinghi molto gustosi. Mentre i nipoti e pronipoti di Mari Carmine (famiglia Tagliamonte) si sono dedicati ad altre attività, tra cui quella alberghiera: l’ Hotel Mari e l’ Hotel La Baia realizzato quest’ultimo, dal generale in pensione Tagliamonte e poi ceduto.

 

VI Capoverso

Fornitori navali. Andreozzi Gennaro – Balzano Gennaro – Colonna Silverio – De Luca Aniello – De Luca Silverio- De Sio Gennaro – Tanga Gennaro – Jacono Ciro – Marmorato Giorgio – Mattero Silverio – Onorato Achille – Onorato Giovanni – Pacifico Tommaso – Piro Ciro – Piro Francesco – Sellitti Angelo – Tagliamonte Silverio – Tanga Biagio

Nel V Capoverso leggiamo la dicitura “Armatori”. Qui troviamo il termine “Fornitori navali”.

Il vocabolo “armatore” indica “Chi allestisce navi per conto proprio o altrui” (Dizionario online Hoepli). Mentre “fornitore” è “Chi fornisce, provvede abitualmente a un negozio, a un ufficio, a un’azienda, la merce e il materiale di cui hanno bisogno” ( Diz. Hoepli online).  Nel nostro caso la fornitura del materiale e della merce poteva  avvenire solo via mare ( come del resto accade tuttora) di qui la dicitura “navali”. E’ evidente che si tratta di natanti di una dimensione ben più ridotta rispetto alle navi gestite dagli “Armatori”, ossia delle “barche da traffico”.  E la conferma mi viene fornita proprio da Alex Balzano, il quale scrive: “ mio padre mi dice sempre che [ il nonno, Balzano Gennaro ] aveva un gozzo ed andava a fare export in Sardegna di olive, vino, frutta e tabacco, in quanto all’epoca era consentito ed ho trovato anche delle licenze … e andava a remi”.

Da questo prezioso documento, si evince che nella seconda metà del sec. XIX c’era un notevole traffico marittimo gestito da privati tra Ponza, il continente e la Sardegna, poiché la nostra isola disponeva si e no di un collegamento  quindicinale con Napoli, con un piroscafo di linea,  come abbiamo letto all’inizio e, di conseguenza, la merce ed i materiali trasportati erano insufficienti per il fabbisogno isolano.

Un’altra curiosità. Nel nutrito elenco di “armatori” e “fornitori navali” non figurano i Sandolo (i miei carissimi parenti acquisiti non me ne vogliano), ma i fratelli Sandolo: Vincenzo, Francesco, Gennaro… esordirono come armatori più tardi, agli inizi del secondo decennio del ‘900 con i “burchielli”, adibiti al trasporto delle aragoste.

VII Capoverso

“ Pellami (Negoz.) Bossa Francesco – D’Atri Gaetano”

“ Tessuti ( Negoz.) Caramia Angelo Maria – Parisi Gaspare – Rispoli Biagio”

Quindi si vendevano articoli  in pelle e, magari, pellami e cuoio per confezionare scarpe, a cura dei calzolai locali. E poi tessuti, di cui si rifornivano i sarti e le sarte ponzesi per confezionare abiti su misura.

I Caramia non erano originari di Ponza, come non lo erano i Marmorato e i Sellitti (fornitori navali) stando all’elenco dei coloni ischitani e torresi tramandatoci dal Tricoli, per cui si suppone che la loro permanenza a Ponza non sia stata di lunga durata e che sul finire dell’Ottocento, o al massimo ai primi del Novecento, si siano trasferiti definitivamente dall’isola.

 

VIII Capoverso

“PROFESSIONI”
“Architetti. Migliaccio Silverio
Farmacisti. De Luca cav. Vincenzo – Farese Biagio – Tuccillo Bernardo
Medici-Chirurghi. Rocchi Ernesto – Bucchi Domenico
Notai. Coppa Giovanni”

All’epoca, i farmacisti erano addirittura tre? E’ probabile che Farese Biagio lavorasse nella farmacia di Vincenzo De Luca, il quale ricopriva la carica di sindaco, per cui era impegnato su un altro “fronte”. Tuccillo Bernardo era verosimilmente il nonno materno del compianto Mario Vitiello “il farmacista”, sindaco di Ponza dal 1975 al 1980.

Nell’elenco delle “PROFESSIONI” mancano gli insegnanti. Eppure l’obbligo scolastico esisteva fin dall’Unità d’Italia (1861) con la Legge Casati, anche se limitato al primo biennio delle scuole elementari. Successivamente la Legge Coppino nel 1877, estese a 5 anni la durata delle elementari, limitando l’obbligo fino alla terza classe.

In realtà, la “cerchia ristretta dei più abbienti” affidava l’istruzione dei propri figli ai sacerdoti dell’isola. Solo più tardi, intorno al 1887, fu istituita a Ponza una scuola pubblica comunale e “laica”, grazie al sindaco De Luca, il quale – avendo bandito un avviso pubblico – fece sì che dal Piemonte arrivasse a Ponza una giovane maestra, Gabriella Moriondo, la quale poi andò in sposa al notaio Giovanni Coppa. Da quell’unione nacque a Ponza, Ezio Coppa, illustre medico e uno dei padri costituenti della nostra Costituzione Repubblicana.

 

Conclusione

Senza dubbio, questo importante documento, offertoci dall’amico Alex, dà un ulteriore contributo prezioso alla conoscenza del nostro passato. Io spero che i lettori di Ponzaracconta, specie coloro che sono i discendenti di quella classe lavoratrice locale, diano il loro apporto con commenti ed osservazioni al presente articolo.

2 Comments

2 Comments

  1. isidorofeola

    20 Marzo 2020 at 13:59

    Per quanto riguarda l’elenco dei farmacisti, di cui fa parte Farese Biagio, Silverio Lamonica sostiene che forse il Farese lavorasse nell’attività di Vincenzo De Luca.
    Mia nonna paterna (nata alla fine dell’800 e deceduta alle fine degli anni ’70), diceva che prendeva le cose alla farmacia di Farese e la indicava, come posizione, alla cartoleria che aveva Tonino Farese e la moglie Carolina Zampieri, “la veneziana”, fino a pochi anni fa.
    Chi vi è entrato qualche volta ricorderà che l’arredamento ricorda molto quello della farmacia di don Luigino D’Atri e che attualmente sta in quella della dott.ssa Antonella Mazzella in piazza Pisacane. Inoltre in una delle vetrine frontali della cartoleria Farese vi erano due vasi (uno grande tutto decorato, ed uno piccolo, probabilmente di marmo) che, forse erano due mortai.
    Lo dico per dovere di cronaca, magari qualcuno più grande di me ne sa qualcosa in più.
    Comunque articolo molto interessante.

  2. Luisa Guarino

    20 Marzo 2020 at 21:06

    Confermo assolutamente quanto Isidoro dice a proposito della cartoleria di Tonino Farese e della moglie Lina: l’arredamento, bellissimo e imponente, era proprio quello di un’antica farmacia; ricordo anche perfettamente i vasi. In quel negozio-casa ho trascorso molto tempo, fin da quando ero bambina. Biagio Farese infatti era il marito di Brigida Mazzella, sorella (anzi, sorellastra) di mia nonna Fortunata; e Tonino Farese era quindi cugino di mia madre Olga. Le nostre famiglie erano molto legate, e per me e mio fratello Silverio bambini ogni volta che si arrivava a Ponza o si ripartiva dopo l’estate, c’era il rito di passare da loro per i saluti, in segno di affetto e di rispetto.

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