Ambiente e Natura

Una malinconica primavera

di Gabriella Nardacci

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L’albero di fronte ostenta già qualche fogliolina verde tra i fiorellini bianchi e i rami, sfacciatamente, si stagliano in un cielo azzurro. Un silenzio pudico si intromette tra qualche rombo di motore e un canto di uccello innamorato.
Vien voglia di prepararsi e uscire per passeggiare dentro la mia bella città e poi, magari, prepararsi anche una valigia e andare a trovare un’amica oltre frontiera. Farlo davvero non è possibile e così mi accontento di essere una visitatrice sedentaria.
Per una volta benedico la tecnologia!
Arrivo al centro in un battibaleno. Non c’è traffico e l’aria è pulita.
Mi fermo davanti alle fontane che non hanno più cornici di persone che gettano sogni e desideri dentro e viste così ‘spoglie’ mi appaiono immense e magnifiche.
Dentro le cattedrali risuonano i miei passi e le statue sembrano inchinarsi come me. I ceri accesi sono pochi e quasi esausti. Le luci basse attutiscono le preghiere e il giallo ocra con il blu cobalto di alcuni affreschi alle pareti, mi riportano ricordi lontani di libri di storia dell’arte con le pagine lucide che io accarezzavo, certa che un giorno avrei visto le opere da vicino. Le vetrate dipinte catturano i raggi di sole colorandoli dei loro colori. Fendono i banchi vuoti e vanno a morire nelle navate e tra gli altari.
‘Il colonnato del Bernini non abbraccia nessuno’ – ha detto il giornalista del tg e nessuno si abbraccia, aggiungo io. A malapena ci si guarda, ci si comprende, si condivide questo triste stato di cose con un accenno del capo o con un gesto delle mani o con un sospiro.

I tavolini dei bar sono vuoti, ma apparecchiati e a debita distanza l’uno dall’altro.
Le piazze appaiono più vaste. Qualche persona è ferma nel mezzo e si guarda intorno girando lentamente su stessa. Un ‘rimasuglio’ di comitiva cammina a passo svelto e come fossero soldati: stesso passo, uguale distanza l’uno dall’altro. Un foglio di giornale scorrazza al lieve alito di vento e si trascina in lungo e in largo portando in giro gli orari di alcuni spettacoli teatrali e l’oroscopo del giorno.
I vicoli si presentano privi di vita e ‘nudi’. Non ci sono rumori di scalpelli, né odori di cibi. Qualche balconcino è pieno di gerani rossi e in qualche finestra appaiono pochi panni stesi. Nessuna voce che canta o che parla forte o che chiama.
Ho i pugni chiusi in tasca e i pensieri chiusi in testa quasi che se li urlassi a gran voce, immediati i pugni sarebbero pronti a colpirli. Avrei bisogno dell’abbraccio di mia madre e dell’odore della mia casa natia e pungente arriva un pianto sommesso che mi chiude la gola e mi attanaglia il petto.
Sento di dover dare spazio al mio essere fondamentalmente ottimista.
È ora di fare la passeggiata di ritorno a casa.

Una finestra si apre e una donna, cantando comincia a stendere la biancheria che profuma l’aria intorno. La guardo e la saluto e ci urliamo un buongiorno che sa di belle cose.
Dal balconcino, un nonnino innaffia i gerani e da dentro si sente la radio che canta una bella canzone d’amore d’altri tempi che il nonno accompagna fischiettando.
I teatri hanno le locandine affisse fuori e propongono spettacoli di ogni genere. Due ragazze hanno raccolto il giornale per terra e leggono il loro oroscopo ridendo e dicendosi mentendo ‘non è vero ma ci credo’.
Una comitiva di ragazzi stranieri, guardano una mappa e decidono insieme di andare verso il Colosseo e poi ai Fori imperiali.
Fuori dai bar, qualche bella signora fa colazione e alcuni aspettano il caffè mentre sfogliano il giornale. È ancora presto ma già c’è fermento all’interno e i camerieri sono pronti per accogliere i turisti, gli artisti e le belle persone a caccia di notorietà.
I negozi alzano le saracinesche e i chioschi di fiori mettono i vasi colorati all’esterno.
Come lumache dopo i giorni di pioggia, così le persone cominciano a circolare tra il colonnato del Bernini e la piazza si anima. Qualcuno si riconosce, altri si stringono la mano, molti si raccontano abbracciandosi.
Dentro le cattedrali, gli organi suonano musica sacra e le guide accompagnano le comitive illustrando le opere. Ora i raggi di sole oltrepassano le vetrate dipinte e ‘fotografano’ coloro che camminano fra le navate e che si fermano ad accendere una candela davanti gli altari.
Gli affreschi appaiono nel loro splendore e ogni personaggio dipinto sembra acquistare forma e le vesti appaiono in ogni sfumatura di colore quasi si movessero.
Lascio le mie preghiere silenziose tra le mani dei santi e un segno di croce tra le dita bagnate nell’acquasantiera.
Fuori, tra i cartoni e vecchie coperte sporche e logore, qualcuno ancora dorme.
Uno schizzo di acqua mi arriva tra le mani. Una coppia d’innamorati lanciano monetine nella fontana. I loro desideri sono tanti, ma lui reclama baci e in quell’abbraccio si perde ogni pensiero.

L’albero di fronte casa mia, ostenta già qualche fogliolina verde tra i fiorellini bianchi e i rami, sfacciatamente, si stagliano in un cielo azzurro. Un silenzio pudico si intromette tra qualche rombo di motore e un canto di un uccello innamorato.
È solo un periodo di attesa e una stagione nuova sta per nascere. Prepariamo abbracci e baci a profusione per una bella festa da fare tutti insieme.

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