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Farneticazioni del mercoledì mattina

di Sandro Russo

 .

Vorrei provare a mettere insieme alcune letture e pensieri innescati da articoli recenti proprio qui, su Ponzaracconta, per provare a capire qualcosa che mi sfugge, non mi è molto chiaro.
La concatenazione è in tre punti.

Abbiamo scritto della caccia, recentemente sul sito. Dibattito innescato da un bell’articolo di Riccardo Alongi cui è seguito un mio commento; ha ripreso l’argomento Biagio Vitiello (da par suo) e ha commentato Luisa Guarino.
Ma sulla caccia volevo raccontare una piccola storia, di un mio collega-amico di parecchi anni fa, “pazzo” per la caccia e i suoi riti: la sveglia al mattino ancora notte, la minuziosa preparazione, gli odori, le atmosfere… Non mi parlava mai di uccisioni, né delle sue prede. Era in realtà una persona mitissima, non me lo immaginavo proprio a scuoiare cinghiali o ad abbattere uccellini in volo. Lui non ne ha mai parlato, ma da una chiacchiera in amicizia con la sua donna ho appreso che aveva avuto una figura paterna evanescente, praticamente assente. Gli unici momenti di rinsaldamento del rapporto erano legati alle uscite che il padre e il figlio facevano insieme per andare a caccia. Altre storie simili ho sentite raccontare per la passione sportiva, le domeniche allo stadio, il tifo per una squadra, trasmessi appunto di padre in figlio con le stesse modalità.
Vabbuo’… tenimm’ a’mmente, e andiamo avanti.

Una delle ultime canzoni della domenica ha riguardato la colonna sonora del recente film Jojo Rabbit.
In apertura del film al piccolo Jojo (dieci anni) mettono in braccio un coniglio vivo, durante uno dei campi di indottrinamento della gioventù hitleriana. Bisogna ucciderlo torcendogli il collo per dimostrare di essere duri e spietati, dei veri nazisti. Jojo, che lo sta accarezzando, cerca di metterlo a terra per farlo fuggire, ma in un attimo un istruttore lo raccoglie, gli spezza il collo e lo butta via con disprezzo. Da qui Jojo diviene oggetto del dileggio dei suoi compagni e diventa Jojo Coniglio.
Una delle letture del film (ripresa da Gabriele Romagnoli) è la seguente:
“Sono meravigliosi quelli che nascono giusti, che sanno da che parte stare e fanno tutto quel che possono. Purtroppo la storia ci ha insegnato che la loro presenza è perfettamente controbilanciata da altrettanti nati storti, per i quali la corruzione è dolce e fanno solo ciò che loro conviene. L’ago della bilancia diventano allora quelli che cambiano campo e per un giorno, decisivo e salvifico, passano dall’altra parte. Sono così il ragazzino fanatico di Hitler che s’innamora della prigioniera ebrea, il capitano nazista gay e piumato che sceglie di proteggere l’innocenza. Sono stati così molti dei Giusti per cui hanno piantato alberi a Gerusalemme.
Quel giorno in cui furono eroi è stato la prima cosa bella della loro vita. Quel giorno, per loro, è stato spesso l’ultimo. Ma è anche la ragione per cui noi siamo qui a raccontarlo, a ringraziare e a confidare nel miracolo della coscienza”.

E veniamo all’ultimo punto. L’articolo che Danilo D’Amico ha mandato a Ponzaracconta perché fosse pubblicato; malgrado le divergenze del passato. Lo si può leggere sul sito (leggi qui), nell’intento e con l’auspicio di dar spazio alle istanze dei giovani.
Il fatto è che molte delle affermazioni contenute nell’articolo sono condivisibili, come pure alcune iniziative sociali e pratiche del Nostro nel ridotto ponzese (quando non biecamente finalizzate a sgomitare per avere visibilità).
Come se Ponza fosse il coniglio di Jojo nelle sue braccia, pur avviluppato (lui) alla memoria del nonno legionario e col mito del superuomo.
Per altri versi – pensavo ieri leggendo in anteprima il suo scritto -, mi ha rimandato un’eco dell’Urlo (Howl) di Ginsberg (1955): “Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte…”.
La voce dei giovani suona sempre allo stesso modo, in qualunque epoca.

 Allora? Se mettiamo insieme il sillogismo e traiamo le conclusioni, qualcuno sta confondendo un campo con un altro. O crede di essere la persona che non è.

Terza possibilità: che si tratti di mie “farneticazioni” appunto del mercoledì mattina. Eppure non ho bevuto, ma a volte pure ’a zupp’i latte può fare di questi effetti!

 

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