Ambiente e Natura

Notizia bomba

di Francesco De Luca

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Ponzaracconta corre per l’aere e ci mette poco ad arrivare in Sardegna dove a Tortolì viene letto con diletto da Francuccio ’a Musella. Così lo nomino nei miei racconti perché era assiduo nella combriccola di cui oggi nel ricordo riporto episodi di malefatte, di giochi e scappatelle.

Il suo nome vero è Franco Francavilla, ma per noi, suoi compagni, era e rimane Francuccio ’a Musella… Da ragazzo un tipino attento, svelto, sempre pronto a farne una e a inventarne cento. Sodale di mio fratello Antonio ciacione, hanno trascorso l’infanzia a saggiare l’inesperienza, il rischio, il divieto. Presenti sempre nelle preghiere dei genitori che temevano la loro intraprendenza. Oggi vive a Tortolì dove gestisce un negozio e si mantiene in contatto con quanto accade a Ponza tramite il Sito.

Mi telefona e, parlando del più e del meno, mi dice che i mufloni sono stati portati a Zannone da suo nonno. Salvatore Musella trafficava con la sua barca a vela fra la Sardegna e Napoli. Inizi del novecento. Dalla Sardegna uscivano carbone, legname, formaggi, animali; da Napoli, oggetti e manufatti. Nel tragitto Arbatax-Napoli sosta ineliminabile era Ponza. Dove si portavano alla famiglia la presenza e viveri di vario genere.
Il bastimento era una piccola goletta rigorosamente a vela. E perciò soggetta ai moti del vento.

In quel viaggio capitò una bonaccia impressionante. Lasciata Ponza Salvatore diresse la rotta verso Napoli, con una esasperante calma, a causa di una mancanza di vento che, in verità, l’aveva accompagnato fin dalla partenza dall’isola sarda. Bonaccia che toglieva il respiro. Il sole e il mare dialogando fra di loro rendevano il trascorrere le ore sul veliero un inferno. La presenza di animali vivi nella stiva appesantiva il lavoro dei marinai che dovevano continuamente rinnovare l’acqua da bere nei catini e attenuare, in qualche modo, i lamenti degli animali. I quali, fra l’altro, non erano inclini alla cattività e agli spazi chiusi e angusti. Si trattava infatti di mufloni catturati sui monti sardi e portati al macello a Napoli. Gli animali, poverini, erano legati e belavano di continuo per la mancanza di erba. Nella traversata qualcuno era già stato macellato perché chiaramente in difficoltà e si pensò di utilizzarne la carne fresca. Gli altri era straziante sentirli lamentare sotto la calura, ancor più ammorbante nel cavo della stiva.

Le vele giacevano pendule e lo scafo dondolava sulle acque calme in faccia a Zannone.

Salvatore, con l’avallo del parere dei compagni, decise un colpo di testa. Caricò tre mufloni (un maschio e due femmine) sulla lancia e a remi guadagnò la riva dell’isoletta. Qui, fra il sole che picchiava dall’alto e la sagoma del veliero che l’aspettava immobile, lasciò gli animali sulla riva. Dopo un attimo la vegetazione dell’isola li inghiottì.
Sembrò loro d’aver compiuto un’opera buona. L’isola era deserta, i mufloni avrebbero potuto soltanto far bene. A loro stessi, e ai Ponzesi quando vi si ricavano per la legna.

Pensieri di opportunità ecologica non ne fecero. I criteri che seguirono furono elementari e non complessi. I mufloni avrebbero avuto di che vivere. In ogni caso quelli lasciati lì avevano scampato una morte certa. La bonaccia sarebbe durata ancora e a bordo non c’era erba per alimentarli. Nel migliore dei casi avrebbero potuto proliferare e questo avrebbe reso più gratificante il soggiorno dei Ponzesi quando si recavano sull’isolotto a caccia ad uccelli o a raccogliere fusti per reggere le viti.

Questo è il racconto che Francuccio ’a Musella mi ha fatto riportando quanto si diceva in casa sua, ricordando nonno Salvatore.

Sono andato a leggere diversi libri di storia ponzese per trovare asserzioni convalidanti il racconto.
Ho trovato soltanto nell’interessante libro di Salvatore Perrotta, Isole, editrice Libreria del Mare, a pag. 111 la nota che “nel 1924 per giustificare la concessione dell’isola ad una società lombarda come riserva di caccia, furono importati dalla Sardegna i mufloni”.

Le due notizie confliggono: o ci fu una fortuita immissione di mufloni sull’isola per opera di Salvatore Musella, o ci fu una precisa volontà da parte di facoltosi lombardi di dotare l’isola di una attrattiva venatoria. Delle due l’una.

Chi ha notizie dica la sua.

Francuccio ’a Musella è un simpaticone, non ha pretese di storico né di saccente. Sarà contentissimo di questa mia citazione nelle pagine del Sito.

Che la verità trovi spazio!
Eppoi… non dite che non è una notizia BOMBA!

1 Comment

1 Comment

  1. Biagio Vitiello

    6 Febbraio 2020 at 09:06

    Ho dei forti dubbi sulla storia dei mufloni così com’è raccontata. Le carte dicono (e sono conservate al Museo del Parco del Ticino) che i mufloni sono stati importati dalla Sardegna per scopi venatori, e mi riferisco al periodo in cui Zannone era in affitto alla società milanese La Faggiana.
    Per me non è possibile che degli animali selvatici – la cui cattura è molto difficile, per esperienza di cacciatore – vengano catturati per essere portati a Napoli per la macellazione; lo potrei capire per capre e pecore, di cui la Sardegna era piena.

    Se poi fosse vera questa storiella, qualche “fanalista” ne avrebbe tramandato la memoria.

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