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Caccia al daino

proposto e tradotto da Silverio Lamonica
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Nel corso delle mie “peregrinazioni” in internet, mi sono imbattuto in vari componimenti in versi riguardanti i daini. Tra i tanti ne ho scelto uno; si tratta di un sonetto composto dal poeta americano Judson Jerome (1927 – 1991) intitolato “Deer Hunt” (Caccia al daino). Più che tradurlo alla lettera, ho preferito adattarlo alla stessa “stanza” in lingua italiana, rispettando per quanto possibile, il significato di ciascun verso; un po’ come facevano sia Fedro che La Fontaine con le favole di Esopo (scusatemi per aver osato fare un tale accostamento).

Lo dedico ai dirigenti del Parco del Circeo, non con spirito polemico – lungi da me! – ma per incoraggiarli a trovare soluzioni non cruente per quei simpaticissimi quadrupedi, che affollano quel meraviglioso parco.

Deer Hunt

Because the warden is my cousin, my
mountain friends hunt in summer, when the deer
cherish each rattler-ridden spring, and I
have waited hours by a pool in fear
that manhood would require I shoot, or that
the steady drip of the hill would dull my ear
to a snake whispering near the log I sat
upon, and listened to the yelping cheer
of dogs and men resounding ridge to ridge.

I flinched at every lonely rifle crack,
my knuckles whitening where I gripped the edge
of age and clung, like retching, sinking back
then gripping once again the monstrous gun,
since I, to be a man, had taken one.

Judson Jerome (1927 – 1991)

[2]

Caccia al daino

Essendo il guardiano mio cugino,
d’estate con gli amici montanari
del daino a caccia, noi abitudinari
lo attendevam sentendolo vicino.

Poi mi trovavo avanti a un acquitrino:
la mia virilità chiede che spari
ma temo il serpe nei miei itinerari …
da un poggio all’altro un urlo belluino.

Ad ogni schioppettata indietreggiavo,
finivo di soppiatto contro un pruno,
ai bordi d’una sponda m’aggrappavo

sperando nell’aiuto di qualcuno.
Quel mostro di fucile afferravo
ché per sentirmi un uom ne presi uno.