Ambiente e Natura

L’Ente Parco precisa le finalità del Piano gestionale di controllo del daino

riceviamo  dall’Ufficio  Stampa del Parco Nazionale del Circeo e pubblichiamo

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COMUNICATO STAMPA

NESSUNA “MATTANZA” DI DAINI AL CIRCEO
IL PARCO PRECISA LE FINALITA’ DEL PIANO GESTIONALE DI CONTROLLO

Al Parco nazionale dei Circeo non è prevista e mai sarà prevista una “mattanza” di daini e nessun cacciatore o sele-controllore sparerà mai dentro l’area protetta.

Tra le finalità dei Parchi nazionali italiani definite dalla legge 394/91 risulta la conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici.  La situazione creatasi nel tempo nella foresta del Circeo (Riserva della Biosfera tutelata dall’Unesco) con il sovrannumero di daini e i dannosi effetti collaterali su flora, fauna, sicurezza e altro, ha imposto una definitiva e chiara assunzione di responsabilità dell’Ente Parco per affrontare la problematica dell’espansione della popolazione di daini all’interno della Foresta Demaniale.   Il Parco quindi – seguendo le indicazioni di un autorevole istituto scientifico come l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) riportate nelle “Linee guida della gestione degli Ungulati – Cervidi e Bovidi” – ha fatto redigere un apposito Piano di gestione di controllo come previsto dalla normativa vigente, approvato con delibera del Consiglio direttivo n.2 del 23/01/2017. Il Piano ha acquisito il parere positivo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) che per altro ha invitato l’Ente Parco “…a voler operare il previsto controllo del daino con la massima efficacia”.  Sempre come previsto dalla normativa in relazione alla Rete Natura 2000, l’Ente Parco ha trasmesso il Piano alla Regione Lazio, con collegato Studio di valutazione di incidenza, ottenendo un parere favorevole.

Come già avvenuto in altri contesti del nostro Paese e dimostrato sulla base di un modello specifico, la popolazione di daino attualmente presente è destinata ad un aumento numerico e ad un’espansione dell’areale, con conseguenze distruttive ed irreparabili sia sulla biocenosi vegetale (complesso di popolazioni vegetali che vivono e interagiscono fra loro in uno stesso ambiente), su parte di quella animale, sia sugli aspetti di carattere socio-economico e sulla sicurezza. Per questi motivi, anche da noi, si è reso necessario programmare azioni di contenimento della popolazione intervenendo attraverso un prelievo pari ad almeno il 30% della sua consistenza, considerata la capacità di crescita della stessa.

Le finalità del piano di gestione prevedono anche interventi di miglioramento dell’ambiente dove vivono piante e animali, evitando quegli squilibri che decimano le specie a discapito del complesso ecosistema del bosco. Nessuna quindi strage di daini o inutile spesa, ma l’adozione di criteri scientifici e gestionali, coerenti con le finalità dei Parchi, già sperimentati in altre aree a livello internazionale e applicati per salvaguardare e migliorare un bene comune.

Con la determina n.226 del 30/12/2019, l’Ente Parco ha dato quindi il via alla fase attuativa del piano gestionale, impegnando la somma totale di 195mila euro (170mila sul capitolo “interventi di miglioramento, tutela, recupero e bonifica ambientale + 25mila sul capitolo “realizzazioni aree faunistiche per contenimento daino e cinghiale”), bilancio approvato dal Ministero dell’Ambiente: un costo elevato ma, in linea con la complessità degli interventi previsti e necessario per sanare le conseguenze di passati e scorretti interventi di gestione da parte dell’uomo.

Anche sul tema dei mufloni a Zannone, l’Ente Parco si era fatto carico di affrontare le problematiche legate alla sua presenza sull’isola, richiedendo e ottenendo un parere tecnico-scientifico. Lì la specie è stata introdotta in tempi recenti, con finalità venatorie. Sulla stessa Isola insiste poi il progetto Life PonDerat, coordinato dalla Regione Lazio in partnership con ISPRA, Università degli Studi “La Sapienza”, Nemo Srl e Area Marina Protetta Riserva Naturale Statale Isole di Ventotene e S. Stefano, che ha proprio la finalità di migliorare lo stato di conservazione di specie e habitat delle isole Ponziane. Per Zannone, in particolare, prevede la realizzazione di un recinto di esclusione in  una piccola porzione di lecceta al fine di impedire (e avere un’area di confronto a riguardo) l’accesso dei mufloni e quindi limitare gli impatti creati dal pascolamento alla foresta di leccio, una delle più importanti ed estese tra quelle rimaste sulle isole italiane. Nessun confinamento degli animali in recinto dunque, ma, piuttosto, un intervento di conservazione attiva della lecceta.

 

ENTE PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO

 

Sabaudia, 09 gennaio 2020

2 Comments

2 Comments

  1. silverio lamonica1

    10 Gennaio 2020 at 13:11

    Ho letto e riletto con attenzione il Comunicato. Però credo sia opportuno precisare meglio la DESTINAZIONE dei DAINI in SOPRANNUMERO: verranno spostati in altri parchi o oasi naturali, anche all’estero? Oppure soppressi e macellati come osserva qualcuno?
    Infine non sarebbe opportuno, per maggiore chiarezza, rendere pubblico il “PIANO DI GESTIONE DI CONTROLLO” cui si accenna nel Comunicato, per una maggiore trasparenza?
    Tutto ciò anche alla luce della paurosa riduzione della fauna selvatica mondiale e la recente,tremenda calamità in Australia, voluta – sembra – da incoscienti piromani, dovrebbe far riflettere e agire con la massima cautela per quel poco di fauna selvatica che ormai resta

  2. Biagio Vitiello

    11 Gennaio 2020 at 08:04

    Ho letto il comunicato stampa del Parco del Circeo. Mi chiedo che fine faranno questi daini; nell’articolo non viene detto chiaramente. Spero non si utilizzino giri di parole o silenzi per dire che verranno soppressi.
    Riguardo alla questione dei mufloni di Zannone, mi chiedo anche come è possibile che negli anni precedenti al subentro del Parco nella gestione dell’isola (quando i mufloni erano moltissimi), non hanno fatto mai danno alla vegetazione, mentre ora che sono ridotti a quattro “capre rinsecchite” fanno tanti danni alla lecceta per cui c’è bisogno di fare studi e recinzioni, con grande dispendio di risorse pubbliche.
    Suggerirei al Parco di trovare piuttosto le risorse per accomodare la villa comunale, che per colpa anche loro si trova in uno stato totale di abbandono.

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