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’U spave ’ncerato. Vediamo di capirci

di Francesco De Luca

[1]

 

Ci fosse stato Ernesto… sì Ernesto Prudente, le scintille si sarebbero viste finanche in piazza Pisacane. Perché? Perché Ernesto non era indulgente con chi dissentiva dalla sua opinione. E qui, invece, di opinioni ne sortiscono tante.

Salvatore ad esempio… quale Salvatore? Quello lì, quello che possiede soluzione per ogni questione, quel Salvatore certamente direbbe la sua, con veemenza. E allora? Allora si sarebbero accese le micce nel confronto con Ernesto.

Ma insomma qual è la materia del contendere? E’ questa massima, in uso presso i padri ed ora, in verità, quasi sconosciuta. T’hè pigliato ’u spave ’ncerato, ossia: hai preso lo spago incerato.
Quale il significato alluso nella massima, e in quale circostanza veniva profferita?
Ernesto avrebbe detto che questa frase veniva scagliata contro chi si divertiva a sobillare. Contro chi indulgeva a mettere zizzania fra le persone.
Non sono ricorso a pratiche spiritiche, l’anima santa di Ernesto si goda la dimensione eterna nell’aldilà, perché la spiegazione è esplicita nel suo libro: ’A Pània. E dunque, a suo dire, era come un avvertimento rivolto al burlone: stai attento che hai in mano uno spago incerato. E allora? Il busillis sta proprio nello spago incerato… una specie di stoppino. Facile, molto facile a prendere fuoco. Come a dire: non sai con cosa stai giocando!

E infatti Pasquale gettava fango su tutte le donne. Fuori al bar chiacchierava con Tonino, Giuseppe, Nino. “Le donne… – diceva – bisogna tenerle al guinzaglio… perché se no… prendono il sopravvento… e si sa a quale conclusione si arriva. Chistu paese pare ’na corrida p’ i corne ca cumpareno!”
Sua moglie lui l’ha messa a posto da subito: “Ie haggia sape’ addo’ va e cu’ chi va. Nooo… Carmelina nun me dà penziere. ’A casa… ’a mamma… ’a chiesa… e si no sempe cu me… nun ce stanno sante. Ie putesse dice mo… addo sta mugliereme, e che sta facenno. Songo i diece? Embé Carmelina sta a’ casa… a prepara’ pe’ mangia’. Senza ’i me nun va ’a nesciuna parte!”
“Guarda… – Salvatore interviene – ca mugliereta è passata mo mo. Steve venenno ’a vasce ’u puorto. L’haggio vista ncopp’a via. Forse è gghiuta a ffa’ ’nu fatto suie…”

I quattro si sono guardati negli occhi. Allusivi, divertiti, dispiaciuti. Pasquale era imbarazzato, e tentò: “va bbuò… facimmece na scopa… ”.
Ma avevano finito di giocare allora allora e soprattutto avevano finito di pettegolare su tutto.
Salvatore non pote trattenersi e rivolto all’amico: “Stavota t’hè pigliato ’u spave ’ncerato! Eh?