Ambiente e Natura

Lucy e una leggenda africana (1)

di Dante Taddia

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Girando in lungo e largo l’Africa da oltre cinquant’anni ho avuto modo di sentire tante leggende circa l’origine della razza africana e delle pettinature che ornano le donne. Esiste una base quasi comune per spiegare entrambe e qualche arricchimento è stato apportato ogni volta a seconda del Paese in cui ho sentito le varie leggende. Riporto qui la mia versione “poetica” nel grande rispetto sia dell’Ente Supremo che ha creato il mondo popolandone i quattro angoli, che in quello del popolo africano. Gli abitanti degli altri tre angoli del mondo non me ne vogliano se i protagonisti di questa leggenda sono gli africani.

La leggenda dice che l’Ente Supremo ha creato per ultimo il popolo africano, ma nella mia posizione di tecnico (geologo) che tiene in debito conto l’evoluzione della vita nel nostro pianeta fin dai primordi vorrei ricordare che tutti noi, abitanti della Terra, abbiamo la stessa origine e provenienza: la nostra progenitrice, Lucy, era africana! Per i più curiosi che vogliano sapere chi era e perché si chiamava così ricapitolo di seguito qualche brevissima notizia. Lucy è il nome con cui viene comunemente identificato il reperto A.L. 288-1, scoperto nel 1974 in Etiopia, consistente in centinaia di frammenti di ossa fossili che rappresentano il 40% dello scheletro di un esemplare femmina, il primo scoperto, di Australopithecus afarensis.

Il nome Lucy del resto non si poteva lasciarlo solo come una sigla, si trattava pur sempre di una gentile signora di oltre tre milioni di anni: esso fu dato quasi all’unanimità dai componenti della spedizione. I lavori di ricerca erano allietati anche da un commento musicale che era proprio Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles e quale migliore occasione si era presentata per battezzare una così importante scoperta .

Al tempo del ritrovamento, Lucy attirò moltissimo l’interesse del pubblico, divenendo un nome quasi familiare.
Dal 2007 lo scheletro fossile e i reperti a esso associati furono esposti negli Stati Uniti in una mostra itinerante protrattasi per 6 anni intitolata “L’eredità di Lucy: i tesori nascosti dell’Etiopia”Lucy divenne famosa in tutto il mondo e fu riportata in Etiopia nel 2013. In Etiopia il reperto è anche conosciuto come Dinqinesh, che in lingua amarica significa “sei meravigliosa”. E potremmo dire che veramente Lucy lo era, come del resto tantissime delle sue discendenti.

La nascita del popolo africano e le pettinature delle donne
La giornata era bellissima: il cielo azzurro, fiori e piante ovunque ma in quel lembo di terra paradisiaca c’era un gran silenzio.
Il Signore-di-tutte-le-cose (per brevità d’ora in poi lo indicherò con l’acronimo Sdtlc) stava all’ombra di un gran bell’albero; lo aveva chiamato albero della conoscenza e mentre si guardava attorno compiaciuto ci stava parlando per commentare il lavoro fatto.
Gli stava elencando i programmi che avrebbe realizzato su come alimentare quel paradiso con altri esseri viventi. Non che le piante e i fiori non lo fossero, ma servivano anche altri esseri per far prosperare proprio piante e fiori.

“Certo, stava dicendo, occorrono degli insetti che viaggiando da un fiore all’altro… mhmmm… sí, da un fiore all’altro… il polline… insomma che facciano loro quello che io ho già fatto, in modo che la specie si perpetui proprio grazie a loro. Ci metterò gli insetti”. L’albero era d’accordo. Gli avrebbe fatto piacere vedere sempre tanti fiori e tanti insetti, e oltre ai fiori e alle altre piante ci sarebbe stata anche erba verde e profumata.

“Vedo che sei d’accordo, però… tutta questa bella e rigogliosa erba chi la taglia ogni volta? Io? No. Ho tante altre cose cui pensare. Occorre un rimedio appropriato che mi risparmi quest’incombenza e che allo stesso tempo sia anche utile. Ci metto gli animali che la mangiano e che poi, con quello che segue… concimano e poi cresce altra erba… loro la mangiano e così via. Insomma, si farà come ho detto sopra e così il creato prospera e si perpetua. Io ho fatto il lavoro di base, ma loro se la devono sbrogliare da soli se vogliono continuare a vivere in armonia con quanto ho creato. Molto bene. Sono sicuro che anche su questo tu sarai d’accordo con me” – disse all’albero.

Per tutta risposta un bello stormire di fronde confermò al Sdtlc che l’albero era pienamente d’accordo con quel programma. Gli avrebbe fatto piacere vedere tanta bella erba ai suoi piedi, anche perché così i frutti cadendo avrebbero trovato un soffice tappeto su cui adagiarsi.

“Allora, se è così anche per te, meglio ancora. Mi posso riposare e godere del mio lavo… e no, un momento. Andiamo per gradi: se non ci metto ‘qualcuno’ a governare tutti questi animali, piante e fiori, esce un gran caos. Tu dici che lo devo fare io? No. Non è possibile, te l’ho già detto: ho tante altre cose cui pensare. Occorre un rimedio appropriato che mi risparmi quest’incombenza e che allo stesso tempo sia anche utile. E’ necessario avere uno che si prenda il peso della gestione di quanto ho creato”.
“Certo, lo so – disse all’albero che aveva manifestato con le sue fronde un dubbio circa questa figura che il Sdtlc vagheggiava -, hai ragione, gli dovrò dare un aiuto all’inizio perché il lavoro sarà tanto, ma poi se la deve sbrigare da solo. Già, proprio così: se la deve sbrigare da solo”.

Il Sdtlc cercò di spiegare all’albero come voleva fare questo qualcuno, ma ogni volta l’albero dissentiva. Non era convinto del risultato finale vedendo gli schizzi che il Sdtlc tracciava sul terreno.

– Ma come deve essere questo qualcuno?
L’albero chiuse le sue chiome come a significare “Mah”. Ma il “mah” non portava a niente di concreto. L’albero allora ebbe una straordinaria idea, e muovendo le fronde come fossero delle ali fece capire al Sdtlc quale suggerimento dargli.
– “Mmhhhm. Forse… però… No. Sicuramente lo farò senza ali. Non deve volare troppo in alto e poi magari chissà, crederà di essere molto importante e si metterà in testa di essere quasi come me e verrà ogni momento a chiedere dove e quando fare, dicendomi pure come. No. E’ deciso. Senza ali”- L’albero confermò essere la giusta soluzione.
Con quattro gambe! Certo, vanno benissimo, così potrà muoversi velocemente e controllare tutto. Lo farò con quatt… no, non può andare. A cosa servono quattro gambe se non ha la possibilità di poter afferrare le cose e gestire il tutto? Meglio due gambe inferiori e due gambe superiori che chiamerò braccia e saranno corredate da piccole appendici, che chiamerò dita per meglio afferrare le varie cose… però… forse è meglio se anche nelle gambe inferiori ci metto le dita così potrà afferrare le cose anche con quelle. Lo coprirò di peli come gli altri viventi, così si proteggerà da sole e piogg… no, meglio farlo senza peli in modo che se la sbrighi da solo su come meglio proteggersi da caldo, freddo, pioggia e sole. Non devo mica fare tutto io”.
“Vedo che sei d’accordo, disse all’albero. E’ deciso: due gambe inferiori e due gambe superiori corredate da piccole appendici per meglio afferrare le varie cose… Lo farò utilizzando una materia che gli ricordi sempre da dove viene e dove andrà ”.

Il Sdtlc raccolse una manciata di terra, la irrorò di acqua per renderla plasmabile e costruì una statuina con due gambe e due braccia con le piccole appendici, una testa con occhi, naso, orecchie e bocca; gli soffiò sul viso il suo alito divino, e la statuina prese vita.

 

[Lucy e una leggenda africana (1) – Continua]

 

1 Comment

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  1. Sandro Russo

    6 Dicembre 2019 at 09:49

    “La creazione” evocata da Dante mi fa sempre venire in mente una battuta irriverente, non tanto nei confronti del Signore-di-tutte-le-cose (Sdtlc), quanto sulla condizione umana.

    Si era appunto nel momento preciso della creazione dell’uomo e, come viene (più o meno) raccontato nella Genesi, Sdtlc fece la sua brava figurina di fango e per dargli vita ci sputò sopra.
    Al che il Primo Uomo si tolse lo scaracco dalla faccia e disse: Cominciamo bene!

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