Ambiente e Natura

Epicrisi 253. La toponomastica della discordia

di Alessandro Romano

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Passerà alla storia come “il mese dell’inutile battaglia”. Inutile perché solo colma di polemiche, appunto, inutili. Senza entrare nei tecnicismi burocratici e nelle motivazioni culturali e politiche della decisione, ciò che non si riesce proprio a capire (diffusa voce comune) è il fatto che se il nome delle strade lo decidono gli abitanti attraverso un’Amministrazione che hanno legittimamente eletto, per quale motivo fare la “guerra mondiale” per contrastare ciò?
Espressa la propria contrarietà, non ottenuto molto, si passa ad altro. La politica è anche saper perdere. Probabilmente è lo scarso senso di democrazia o, peggio, l’eccessiva esaltazione del proprio ego a farla da padrone. Probabilmente! Intanto il sindaco ha dato le sue spiegazioni, puntualizzando e motivando adeguatamente ogni decisione, e Rita Bosso ha fatto la parte sua continuando indisturbata a raccontare le storie di confino anche attraverso i nomi e le foto dei luoghi.

Luisa fa un bellissimo excursus su Fred Bongusto che di recente ci ha lasciati. Come lei ben ricorda, le sue canzoni hanno segnato molte estati calde (non solo per il sole) degli anni passati. A Ponza “la rotonda su mare” c’è sempre stata ed è la rotonda del Lanternino che, proprio negli anni ’60, diventò una frequentatissima balera dove, quasi sicuramente, quella canzone di Fred andò alla grande.

Nel MedFilm Festival 2019, la cultura del Mediterraneo guarda all’Europa e l’Europa guarda alla cultura del Mediterraneo. Ed è proprio la natura, diremo, “la mission” di questo mare chiuso, limitato dalle coste, ma immenso negli orizzonti, quella di abbracciare un mare di diversità, di etnie e di religioni, diventando il centro della cultura del bello, del giusto, dell’equo, del reciproco, del diverso, dell’accolto. È la vera cultura dell’umano sentire, vedere, desiderare, realizzare, condividere. Questa edizione si celebra in un momento complicato, sia per l’Europa che per il Mediterraneo.

Dal canto suo Enzo Di Fazio ci avvelena le serate illustrandoci ciò che ci sforziamo di non capire. Da buon tecnocrate della finanza, ci snocciola in modo chiaro ed inequivocabile dati e grafici del deficit italiano (leggi qui e qui), come per dire: “ora lo sai quali sono i rischi”. Non ci resta che aspettare le prossime puntate nella speranza che ci dia qualche speranza.

E meno male che ci sta Paolo Iannuccelli a mitigare l’apprensione economico-finanziaria infusaci da Enzo. Lo fa calandoci nello spensierato sport isolano. Egli ci fa la telecronaca della terza giornata di campionato che ha visto trionfare la Bull Basket Ponza, schizzata in testa alla classifica vincendo nel proprio esordio in casa e per questo riscuotendo le attenzioni e l’entusiasmo dei ponzesi. Che è tutto dire.

Emilio Iodice ci propone una nuova biografia tratta dalla sua galleria: la storia di Malala. Un racconto morale tratto dal suo libro più recente “Quando il coraggio era l’essenza della leadership. Lezioni dalla storia”, proposto dalla Redazione in tre puntate. In questa parte del mondo, come in altre ancora sottoposte a condizionamenti culturali e religiosi, l’educazione e lo studio significava rischiare la vita. E’ la storia struggente della lotta di Malala, una ragazza pachistana che voleva studiare (leggi qui e qui). Aspettiamo l’ultima puntata.

Come se non bastassero i guai e le malattie che ci affliggono quotidianamente, Sandro Russo ci aggiunge la ciliegina con la scoperta di una nuova malattia sulle sue piante. Secondo le sue ricerche amatoriali, si tratta di Aleurocanthus spiniferus, una moschina bianca tropicale originaria di Africa, Asia e Australia. In Italia le prime segnalazioni risalgono al 2008 in Puglia, ed al momento la diffusione è in forte aumento. Come disse il saggio: “Un altro regalo della globalizzazione”.

Nel ricordo del prof. Edoardo Malagoli e per constatare i ritardi nell’attuazione di una “nuova politica economica, finanziaria e urbanistica per l’isola d’Ischia” che Giuseppe Mazzella di Rurillo ripropone ai lettori La Lezione di Giuseppe Luongo e quella di Edoardo Malagoli, parte di un articolo scritto nel gennaio del 2014, ma aggiornato all’oggi e sempre attuale.

Finalmente ci sediamo a tavola – e che tavola! – con Gino Pesce per una cena a quattro mani al ristorante Radici. Ma, come ci spiega Luisa Guarino, questa volta bisogna andare a Padova per degustare le specialità ponzesi dell’Acqua Pazza. Ad organizzare questa trasferta culinaria, come ha già fatto in diverse altre occasioni, è stato Andrea Valentinetti che ha voluto, nel suo ristorante di Padova, il suo “maestro” Gino Pesce con la moglie Patrizia Ronca.

Patrizia Montani ci porta nel mondo incantato delle favole, questa volta facendo un’analisi del racconto fantastico per eccellenza, Cenerentola. Va ricordato che in Italia questa fiaba fu originariamente scritta in napoletano da Giambattista Basile (1566-1632) ne “La Gatta Cenerentola”, poi ripresa e riscritta da Charles Perrault (1628 – 1703), e diffusa in tutta Europa. Revisione storica, questa, che la Zanichelli ha acquisito attribuendo la giusta paternità “italiana”, leggi napoletana, alla favola delle favole. Ma con Cenerentola siamo solo alla prima puntata; forse la questione è ancora più complessa.

L’andare e tornare dei ricordi di Pasquale Scarpati (leggi qui e qui) innesca il fenomeno della nostalgia del nostro “tempo che fu” che passa a setaccio i ricordi, mandando nel dimenticatoio quelli brutti o, addirittura, facendoli diventare belli. E’ il fenomeno della nostalgia che ci pone in una condizione di comparazione tra la nostra vita attuale e quella che l’altro ieri, più di mezzo secolo fa, quando vivevamo felici tra banchine colme di reti, parracine ricche di vigneti e scogli ricoperti di patelle. Ma allora eravamo ragazzini, e questo fa una bella differenza!

E non poteva mancare Franco De Luca con una delle sue poesie: ’A ggente mia, pungente e spietata, ma fatta con il cuore di vero isolano ponzese.

Buona domenica a tutti.

 

Immagine di copertina: Peter Paul Rubens. Il giudizio di Paride (Il pomo della discordia); ca. 1632-5. National Gallery London

6 Comments

6 Comments

  1. Biagio Vitiello

    17 Novembre 2019 at 08:13

    Buongiorno, a proposito della toponomastica, vorrei dire a Sandro Romano che non può fare il campione di democrazia. Le decisioni devono essere partecipate e condivise. Se ogni amministrazione decide di fare come meglio crede, poi ne verrà un’altra che metterà in discussione ciò che ha fatto, e questo non porta a niente di buono.

  2. Alessandro Romano

    17 Novembre 2019 at 20:05

    Caro Biagio, non si tratta di “fare il campione della democrazia”, ma di illustrare le regole (un limite?) della democrazia che assegna alla maggioranza certe decisioni. Naturalmente, una maggiore condivisione dà una maggiore forza politica alle decisioni, ma, dati i presupposti della vicenda, credo che i pretesti e le polemiche siano stati di molto superiori ad ogni ragionevole desiderio di partecipazione da parte delle minoranze.

  3. Enzo Di Giovanni

    17 Novembre 2019 at 22:29

    Continuo ad ascoltare polemiche sulla toponomastica, al punto che Sandro Romano ha ritenuto di farne il titolo del suo pezzo!
    In realtà ad una commissione non si chiede di piacere a tutti, ma di trovare un criterio, una logica che motivano il lavoro svolto.
    Nella nota a corredo della toponomastica abbiamo spiegato in poche parole il metodo usato per la scelta dei nomi nuovi, ed i motivi per cui sono stati cambiati alcuni, pochi, toponomi del passato. Nessuno finora, non me ne voglia Biagio Vitiello autore di quest’ultima osservazione, mi sembra abbia apportato alla discussione argomenti che mettessero in discussione sia il metodo che le variazioni.

  4. Biagio Vitiello

    18 Novembre 2019 at 06:04

    Non mi pare che Enzo Di Giovanni risponda al mio Commento del 15 novembre (delle ore 7,43) all’articolo del sindaco. Anzi da quello che scrive credo che neanche l’abbia letto!

  5. Enzo Di Giovanni

    18 Novembre 2019 at 07:30

    L’ho letto, Biagio. Ed infatti in quel commento conforti la mia tesi: non critichi il metodo usato ma alcuni nomi.
    Dal momento che è scientificamente impossibile trovare 100 nomi che piacciono a tutti i cittadini, né deve essere questo il compito di una commissione, il fatto che tu non contesti il metodo ma solo un paio di nomi messi/omessi, lo interpreto come un plauso al lavoro svolto. Se negli anni matureranno altri nomi degni di essere presi in considerazione, saranno senz’altro vagliati al momento opportuno, come è ovvio che sia.
    Concordo poi con te che sarà utile, anzi necessario, informare i cittadini sulla nuova toponomastica, non certo in questa fase, ma a iter concluso.

  6. Rita Bosso

    18 Novembre 2019 at 14:38

    Cara Redazione, potresti pubblicare lo spiegone (ovvero la nota a corredo della toponomastica) in cui viene enunciato (in poche parole!) “il metodo usato per la scelta dei nuovi nomi”? Ti prego, cara Redazione, fa’ anche tu “la parte tua”, partecipa “all’inutile battaglia”, “apporta un contributo”…

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