Ambiente e Natura

Arcipelago ponziano. Arcipelago pontino

di Francesco De Luca

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Ripropongo il mio contributo al dibattito centrato sulla denominazione – arcipelago ponziano, arcipelago pontino – senza fare riferimenti a nessuna tesi pubblicata in precedenza e da me non condivisa. Per scelta.

Prima tesi: la denominazione utilizzata nelle Amministrazioni statali (Comune, Provincia, Regione, Centro Studi, Comunità Arcipelago) trova la sua fondatezza nell’uso oppure nella decisione burocratico-amministrativa. Non deve giustificare a nessuno la sua scelta. È imperniata in un atto d’imperio autonomo.

Seconda tesi: può un Comune scegliere una sua denominazione per meglio evidenziare la sua peculiarità in quanto realtà amministrativa? Certo che lo può. Essa viene dietro a criteri di opportunità e di convenienza.

Terza tesi: ciascun lettore individualmente può optare per la denominazione che sceglie.

Quarta tesi: quale denominazione è più fondata storicamente? Qui la risposta deve trovare agganci nella storia documentata.

Orbene, far derivare la denominazione dell’arcipelago dalle “paludi pontine” può essere ingenerato da un errore storico. L’ipotesi che supporta questa tesi è la seguente: la “palude pontina” prese nome storico (ossia nei documenti) e identificata come territorio, dai greci prima che dai popoli residenti in loco. Quando gli Osci occuparono le isole dell’arcipelago, come attestato dagli storici romani, esse già erano riconosciute per una denominazione loro attribuita dai greci, e che essi ripresero.

A Ponza infatti attestati archeologici dicono che essa fu visitata dai Greci, che vi crearono anche un acquedotto a Cala dell’Acqua. Dovettero perciò, gioco forza, indicarne la presenza con un nome. Quale? Presumibilmente (non certamente, ma con una fondata certezza) la cinque isole. Penta. E Pandataria (ossia Ventotene con dizione non greca) era riconosciuta come la prima delle cinque isole.

Era l’arcipelago nell’insieme a dettare il toponimo.

In seguito vennero gli Osci ed essi (presumibilmente) adattarono quel nome alla loro lingua. Penta divenne Puntia.

I Romani (presumibilmente) assunsero alla loro lingua quel nome, e Puntia divenne Pontia.

Nel contempo anche le ‘paludi pontine’ vennero chiamate dai Romani Pomptinae paludes perché (presumibilmente) erano state individuate dai Greci in precedenza come la costa paludosa dopo la quinta isola (dal gruppo delle Ponziane) (Castrichino, pag.13).

Argomentazione coraggiosa quella avanzata da Castrichino perché addita nei Greci e non nei Latini i creatori del nome. Coraggiosa e serrata giacché si avvale di conoscenze filologiche greche e latine.

Altri hanno assoggettato la denominazione delle isole all’ager pomptinus. Sussumendo il nome alla dominazione romana. In modo artato e contraddittorio giacché pure quel territorio aveva fatto parte dei possedimenti degli Osci prima che i Romani lo togliessero loro. Il che vuole evidenziare che quel territorio avesse già una denominazione che lo distingueva, e che fosse di marca greca.

Le isole nei documenti romani e seguenti erano riconosciute tutte come Pontiae. Volerne affermare le singole diversificazione nominali (Ventotene, Palmarola, Zannone) è cosa comprensibile, a patto che si riconosca la dicitura tramandata dai documenti. Essa può essere posta in secondo piano ma non può essere misconosciuta.

La qual cosa non erode la legittimità di una denominazione che risponda di più a criteri di opportunità o di convenienza o di rispetto della denominazione dominante.

Non c’è rivendicazione in quanto affermo, giacché non è il nome dell’isola di Ponza a sopravanzare sui nomi delle altre isole ma piuttosto è il nome dell’ arcipelago a inglobare tutte le isole. Fu soltanto la maggiore grandezza territoriale a dare ad essa il nome di Pontia. L’arcipelago è Ponziano perché Pontiae erano dette l’insieme delle isole. Storicamente questa dicitura è la più accreditata. Le attribuzioni delle singole isole sono salvaguardate da altri aggettivi: ventotenese, ponzese ecc.

L’aggettivazione ‘Pontino’, se si considera l’influsso greco prioritario su quello romano, deriva da Pontia (come specificato sopra), e se il ventennio fascista ha ulteriormente accomunati il territorio dell’agro con le isole prospicienti, occorre sapere che esso è identificato in conseguenza dell’arcipelago e non il contrario.

Nessuno possiede il resoconto delle res gestae, più variegata è l’historia rerum gestarum. Cosicché prolificano le ipotesi storiografiche in cui è inserita anche la mia. Così come le altre comparse su Ponzaracconta.

Nessuno si gonfi di certezza. Io posso essere fiero che l’arcipelago si chiami ponziano ma se lo si definisce pontino non mi strappo le vesti. Considero le argomentazioni e ne valuto la fondatezza. Mi appare fuorviante mescolare il nome delle singole isole dal nome dell’arcipelago tutto. Ogni singola isola ha trovato nella sua storia i requisiti per affermare il suo toponimo, ma l’arcipelago ha nella sua denominazione i presupposti perché ciascuna isola da essa trovi distinzione. Mi appare saggio attenersi a questo criterio che ingloba tutte le isole, e puerile rigettarlo per marcarne differenze pretestuose che ne minano la coesione.

Se c’è da far risaltare eccellenze di Ventotene non ho altra strada che aggettivarla come ventotenesi, così come per eccellenze di Ponza dirò ponzesi, ma se l’argomento attiene alla realtà dell’arcipelago dirò ponziano.

 

 

Bibliografia

  • Raffaele Castrichino – Grecità toponomastica delle isole ponziane delle paludi pontine del Circeo e di Terracina – Caramanica 1988;
  • Giovanni M. De Rossi –Le isole pontine attraverso i secoli – Guidotti editore – Roma 1986;
2 Comments

2 Comments

  1. Tonino Impagliazzo

    7 Novembre 2019 at 20:28

    L’intervento ben articolato di Franco De Luca sull’onomastica delle isole è cosa comprensibile e non può essere disconosciuta.
    Gli aggettivi utilizzati per la legittima denominazione delle isole e dell’isola madre, non possono essere associati unicamente ai criteri della ”opportunità”, della “convenienza” e del “rispetto della denominazione dominante”.
    Il nome di Pontia rappresenta storicamente la maggiore isola (Territorio e Municipio) per grandezza territoriale e per abitanti, e questo va riconosciuto. Le altre isole, caro Franco, non sono altri aggettivi. L’Arcipelago, inteso come l’insieme delle singole isole e di municipi, sono parti fondamentali di un territorio ubicato frontalmente all’ ager pontinus e menzionato dallo Statuto Provinciale (anno 2015) come “isole pontine” e a nessuno è dato il potere di modificare tale terminologia senza il consenso dei cittadini dei territori, dei soggetti coinvolti e dei municipi appartenenti.

    L’articolo, però, mi stimola una considerazione che cercherò di rappresentare.
    Il bisogno intrinseco presente in molti di noi è quello di rifugiarsi spesso nella storiografia (onomastica) per nascondere quel sentimento poco lecito che spesso aleggia in noi e conduce alla disgregazione territoriale.
    A mio avviso la strada maestra che conduce alla “pari dignità” delle isole o dei municipi, si annida unicamente in quei comportamenti che possono donare ai territori di appartenenza serenità e nitidezza di azioni per una efficace programmazione di lungo termine. A volte, il raccontare di percorsi già sperimentati e senza esito messi in campo da alcuni soggetti, non hanno consentito il superamento della incomprensione e della intolleranza.

    A tal proposito, vorrei far luce su due episodi:- un primo tentativo fu esperito ai tempi di Beniamino Verde da parte di Schiano/Prudente che indussero il Sindaco a prendere posizione con una delibera di giunta (vi partecipai come Assessore) con l’intento di smontare l’equivoco. Un secondo tentativo fu consumato ai tempi di Vito Biondo (Sindaco), quando ebbi a lavorare con F.Schiano per una proposta di “Associazione Unitaria delle isole” e l’Ass.re Schiano al termine dei lavori spinse per imporre all’associazione il nome di ”Ass.ne Arcipelago Isole Ponziane”.
    Il Sindaco lo esaudì.

    Il proseguire ed insistere nella richiesta della modifica dell’onomastica assegnata unitariamente ad entrambi i municipi (“isole pontine”) è un fuori luogo, mentre il mantenere per le isole di Ponza e Ventotene una specificità per ciascuna isola o municipio, rappresenta una “graffiata storica” che può essere condivisa (isole ponziane). Ma, una controversia sin troppo diffusa e di così lunga durata, caro Franco De Luca, produce soltanto danno. Il modificare un nome conosciuto ed utilizzato da circa 80 anni, non è poca cosa perché una variante terminologica potrebbe determinare nei territori interessati confusione e fraintendimento .

  2. Francesco De Luca

    8 Novembre 2019 at 16:18

    Ribadisco e chiarisco quanto già esposto. Il nome dell’arcipelago (Ponziano da insulae Pontiae) ha fatto derivare i nomi delle varie isole (Pandataria e Pontia), e anche quello delle paludi pontine (paludes pomptinae – costa paludosa dopo l’ultima isola).
    Per cui il nome dell’arcipelago non dipende dal nome di alcuna sua isola.
    Questa la tesi storica.
    Le singole isole hanno avuto nel seguito della storia vicende che hanno conseguenziato denominazioni a fini amministrativi e politici. Sono tutte legittime e legittimate dall’utilità burocratica.
    Per il resto ho già affermato che ciascuno ha motivo di aderire a quanto crede.

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