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“Blu. Prima di un altro inizio”, di Flavia Di Donato

di Silverio Lamonica
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Lo scultore Ettore De Conciliis, autore del Monumento a Carlo Pisacane, che fa bella mostra di sé sul Piazzale – Belvedere di Chiaia di Luna e che fu inaugurato nel giugno 2007, da quella data in poi non manca di inviarmi inviti per mostre e iniziative culturali di cui è protagonista o in cui è coinvolto. Purtroppo non ho potuto mai parteciparvi per motivi sia logistici che per esigenze familiari. Il 18 ottobre scorso, trovandomi a Roma, ospite di mia figlia, ho ricevuto da lui una email con l’ invito a partecipare alla presentazione del libro sopra menzionato. Non potevo non concedermi una serata culturale e così il 30 ottobre scorso mi sono recato in Via Merulana, al numero civico 121 – Palazzo Merulana – per assistere alla presentazione che si è svolta nella “Sala Meeting” alla presenza di un folto e colto pubblico.

Sono stato subito affascinato dalla esibizione dell’attore Federico Pacifici che ha letto alcuni brani più significativi del libro, cui è seguita la suggestiva esibizione canora di Elena Di Leo e al pianoforte Fernando Ramses Pena Diaz.

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Ma la prima vera sorpresa l’ho avuta quando Ettore De Conciliis, nel presentare l’opera della Di Donato, ha esordito enumerando alcuni termini che attengono al mondo della scuola, in cui ho vissuto per oltre 40 anni e che tuttora frequento per altri compiti. Termini a me molto familiari come interdisciplinarità, pluridisciplinarità, multidisciplinarità e transdisciplinarità.
Lì per lì mi sono chiesto: mica si tratterà di un saggio di metodologia pedagogica? Ma poi, nel corso della presentazione l’oratore si è soffermato sul significato della transdisciplinarità sottolineato dalla stessa autrice nel libro: “…la capacità di percorrere le diramazioni tra le diverse discipline, attraversandole e andando oltre”.
In sostanza la Di Donato narra un dramma che ha dovuto affrontare nel corso della sua vita e che è riuscita a superare, grazie all’alta professionalità dei medici che l’hanno curata e operata e alla sua forza di volontà. Così lei – pedagogista – si è dovuta, per forze di cose, documentare su discipline estranee al suo campo come la medicina, la chirurgia, l’anatomopatologia ecc. e da queste conoscenze ne è uscita, oltre che guarita, arricchita soprattutto dal punto di vista umano. Ecco, in sostanza, a cosa tende la transdiciplinarietà.

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Dopo l’intervento del maestro De Conciliis, verso le ore 19,15, ho dovuto lasciare l’interessante seduta, il cui inizio è slittato purtroppo di mezz’ora: dalle ore 18, alle ore 18,30 e da Via Merulana per raggiungere casa, ho dovuto cambiare tre autobus con tutte le lungaggini del traffico e delle attese dei vari mezzi. Così non ho potuto assistere, mio malgrado, al documentario “Il Riflesso Dipinto” regia di Carlo Laurenti e Augusto Marchetti.
Però ho acquistato il libro e in pullman ho iniziato a sfogliare le prime pagine… E qui un’altra sorpresa, a pagina 11, settimo rigo: “Roma. Boston. L’isola di Ponza.”
E poi, prime due righe pag. 18 “E lei in mezzo a loro. Un fiore appena sbocciato. Tenero. Proveniente dal mare di Ponza. …”
E poi ancora a pag. 95 e 96… Ma, cari amici lettori, lascio a voi il gusto di scoprire il vero legame di Flavia con Ponza.

Buona lettura.

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Sinossi (da Amazon.com, a cura della redazione)

Un neo. Un dettaglio trascurabile che nasconde un melanoma maligno, un ospite inatteso arrivato a sconvolgere una vita. Così Flavia, insegnante, ricercatrice e mamma, scopre di essere malata. Ma è proprio nell’abisso di inquietudine in cui cade che, inaspettatamente, ritrova qualcosa di dimenticato: l’amore per la vita e per la sua bellezza invisibile, risvegliato all’improvviso dalla paura della morte. Flavia racconta la sua storia di vita senza veli, tra l’Italia e gli Stati Uniti: Roma, Boston, l’isola di Ponza.. Una narrazione limpida in cui dimensioni e luoghi apparentemente lontani diventano tessere dello stesso mosaico: l’ospedale in cui avviene il ricovero, le immagini familiari che l’accompagnano, le lezioni universitarie che fanno da sfondo. Tutto avviene all’interno di relazioni fondamentali: quella di Flavia con sua figlia, che scopre il mondo attraverso il “blu”, e quella con il chirurgo, che le ridona la possibilità di una speranza, salvandola con mani sapienti, gesti e parole che hanno il profumo di boccioli di vita recuperati alla morte.