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Le navi perdute di Roma a Ventotene: video del National Geographic

segnalato da Giuseppe Mazzella; sintesi di Sandro Russo
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Un team di archeologi arriva in un’isola del Mediterraneo dove indaga sul naufragio di cinque navi appartenenti agli antichi romani per capire cosa è accaduto e scoprire cosa contengono al loro interno.

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Il filmato – non una novità, caricato su YouTube nel gennaio 2018 – che arriva solo adesso alla nostra attenzione, si fa guardare con piacere e suscita interesse. Grazie allo stile documentaristico, alla professionalità delle riprese e alla attendibilità dei dati riportati, garantiti da National Geographic e dalla consulenza della dott. Annalisa Zarattini, già sovraintendente di archeologia subacquea per il Ministero dei Beni Culturali.
Sono condensati in 45 minuti i cinque giorni di una missione di archeologia subacquea nelle acque intorno a Ventotene, sui relitti di alcune navi romane localizzate in una precedente missione.

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La prima nave è a 110 metri. Viene localizzata con un GPS, esplorata preliminarmente con in robot subacqueo; quindi da due sub che data la profondità, respirano una miscela di ossigeno, azoto ed elio (la sola aria compressa è pericolosa, per questo tipo di immersioni). Si tratta di una nave oneraria che trasportava anfore di vino, il cui commercio era fiorente nell’antichità.
Viene quindi delineata nel video la storia di Giulia – l’unica figlia naturale di Ottaviano Augusto, esiliata a Ventotene dal padre per i motivi che sono spiegati; si vede anche una ricostruzione tridimensionale della villa di Giulia i cui resti sono visitabili sull’isola.

Il secondo giorno l’immersione avviene a 115 metri di profondità su una nave che trasportava mortai di terracotta. Ne viene tirato su dal fondo uno in buone condizioni e se ne spiega l’uso.

La terza immersione è su un relitto del IV sec. d.C. proveniente dal nord-Africa, l’odierna Tunisia, con un carico di anfore contenenti garum, il famoso condimento dell’antichità romana giunto fino ai nostri giorni. Si approfondisce il tema e il cuoco di bordo prova a riprodurne la ricetta a partire da alici e sale, secondo una tecnica che a Ponza conosciamo bene

Il quarto giorno non si può uscire in mare per il maltempo e i sub del gruppo ne approfittano per esplorare l’antico porto romano di Ventotene. Questa parte del filmato è estremamente interessante – visionare dal tempo 29’ 20’’ al tempo 32’ 40’’. Con delle immagini d’animazione viene spiegato come il porto romano di Ventotene è stato interamente scavato nella roccia (si parla della rimozione di 100.000 tonnellate di materiale), con un quesito (non chiarito) di come abbiano fatto, oltre 2000 anni fa, a rimuovere l’ultimo diaframma di roccia, fino a una profondità di 3 mm sott’acqua, una volta che l’acqua aveva invaso il bacino.

Torna il mare calmo (ma non tanto) per l’ultima immersione; la più impegnativa, su un fondale stavolta di 150 metri e sul relitto di una nave che trasportava strani cilindri, verosimilmente metallici, di cui non è possibile portare in superficie neanche un esemplare.
Il finale, come si dice, è aperto; non sapremo cosa sono e/o cosa contengono i cilindri che vediamo sullo schermo. Sarà per la prossima spedizione.