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Amelia Earhart. La passione per il volo e il coraggio nel sostenerla (3)

di Emilio Iodice
(traduzione di Silverio Lamonica)

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Estratti da “20 ore e 40 minuti” di Amelia Earhart

L’amicizia
Quando, per la prima volta vidi “l’Amicizia”, accadde in un hangar a Boston Est. Meccanici e saldatori lavoravano l’uno accanto all’altro sui montanti per realizzare i pontoni… le ali dorate della nave, 72 piedi… fusoliera rosso arancione… fu scelta per un uso pratico, se ci fossimo limitati all’arancione, l’avremmo visto (nell’acqua).

Un portellone rotto che si apre durante il volo
Slim, per pochi centimetri non cadde nel vuoto, quando il portellone della cabina si aprì improvvisamente. E quando mi sono tuffata per quella lattina di benzina, proprio sull’orlo di apertura del portellone, anche io ebbi una esigua via di scampo. Comunque, una corda legata direttamente al perizoma in pelle nel medesimo portellone e fissata a un tutore, lo tenne chiuso.

Stipata tra i serbatoi di carburante della cabina
Gli amici erano attrezzati con due serbatoi speciali; degli affari ellittici che si gonfiavano nello spazio, proprio a poppa della cabina di guida. C’era un vano tra questi per esservi spremuta… Fu tra questi serbatoi che trascorsi molte ore … una parte della cabina non era riscaldata e raggiungeva basse temperature (lei gelava).

Scattando foto
Col sole al tramonto, le nuvole sono tinte di rosa. Bill fissò il tempo: “Ok, il mio orologio segna le 10 e 20, ora di Londra”. Il Pemmican (carne secca) è finito, o è appena finito. Che roba! La vastità rosea mi ricorda il deserto del Mojave… Bill dà la posizione: siano oltre 1096 miglia, alle 10.30 ora di Londra. La visuale è troppo vasta e adorabile da descrivere. Credo di dover ammettere di essere felice ma – nello stesso tempo – triste per le mie scarse attrezzature intellettuali. Mi sto procurando il ginocchio della cameriera, inginocchiata a questo tavolo, tracannando tanta bellezza.

Volando nell’oscurità. Senza luce in cabina
Hung ha appeso una torcia per illuminare la bussola… la luce fioca degli strumenti di radio è quasi impossibile da vedere… Scrivo senza luce… Non vorrei accendere la luce elettrica in cabina, per il timore di abbagliare Bill ai controlli. Usavo il pollice della mano per marcare il punto di partenza, spesso le righe si accatastavano l’una sull’altra. 

Facendo cadere un’arancia con una nota, sulla nave passeggeri America
Il percorso del (piroscafo America) ci lasciò perplessi (non andava nella giusta direzione). Dov’eravamo? Girammo attorno alla nave America, anche se non avevamo idea della sua identità… con la radio paralizzata, nel tentativo di sapere la nostra posizione. Bill scrisse un biglietto. Con un assurdo pezzo di cavo d’argento, legai in una borsa il biglietto con un’arancia, per darle peso. Mentre giravamo attorno all’ America, facemmo cadere la borsa attraverso il portello … facemmo un altro tentativo, usando l’arancia rimasta. Senza fortuna.

[1]

Piroscafo America, 1928

Scattando una foto della nav.
Prima di chiudere il portello, mi distesi e scattai una fotografia. Mi fu detto che questa è stata la prima foto di una nave in mare, scattata da un aereo durante la transvolata dell’Atlantico. 

Pericolo: i serbatoi del gas quasi vuoti. Se non riescono ad atterrare, si schianteranno
Dopo un’ora e mezza, (scorgemmo) una barca da pesca. Sebbene il gas nei serbatoi svanisse velocemente, cominciammo a sentire che la terra – qualunque essa fosse – dovesse essere vicina. Non poteva essere l’Irlanda, ma qualche terra doveva pur essere. Bill era ai comandi. Slim, sgranocchiando un sandwich, era seduto dietro di lui, quando, fuori dalle nebbie, cresceva un’ombra blu… dei paesaggi “nebulosi.”

Slim lo esaminò, quindi vi richiamò l’attenzione di Bill; era la terra! Penso che Slim si mise a urlare. So che il sandwich volò fuori dal finestrino. Bill si concesse un sorriso.

L’arrivo. Ammaraggio al largo della costa dell’Irlanda del Nord, atterra l’Amicizia
Slim si lasciò cadere sul pontone di tribordo, si affrettò a raggiungere la boa con la lunghezza della corda che avevamo a bordo ed urlò vigorosamente per il servizio. Finalmente ci notarono, si raddrizzò e riuscì perfino ad arrivare fino al punto per poter scendere sulla riva e guardarci. Quindi… tornarono al lavoro. Tre o quattro persone si riunirono per osservarci. Slim chiese una barca, ma non ci fu risposta. Agitai disperatamente un asciugamano fuori dal finestrino frontale, un’anima buona si tolse il cappotto e fece un cenno di saluto.
Dovette trascorrere un’ora circa e, solo dopo, il primo battello venne fuori. Il nostro primo visitatore fu Norman Fisher che arrivò con un dory (tipo di imbarcazione da pesca – NdT). Bill andò a terra, a telefonare ai nostri amici a Southampton. Mentre aspettavano, Slim inventò una mappa.

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Amelia Earhart col pilota e il co-pilota dell’Amicizia a Southampton

Nell’ormeggiare l’aereo, remando verso la riva, li salutarono a migliaia
Nel tardo pomeriggio (arrivarono) il Capitano Bailey, dell’Aviazione Imperiale ed Allen Raymonds del New York Times. Bill attraccò… noi remammo verso terra. C’erano sei poliziotti a gestire la folla… entusiasta… per poco i gallesi non ci strapparono i vestiti.

Amelia allora non si rese conto di essere una celebrità a livello globale ed un simbolo della parità dei diritti per le donne, in tutto il mondo.
Dopo che atterrò nel Regno Unito, ricevette un enorme benvenuto e le fu recapitato il seguente telegramma:
“Alla prima donna che ha attraversato con successo il Nord Atlantico in aereo, la grande ammirazione mia personale e degli Stati Uniti.
Calvin Coolidge, Presidente degli Stati Uniti”.

[3]

Il New York Times del 18 giugno 1929

“Quando tornò a New York, Amelia fu lanciata in una parata trionfale con una miriade di bigliettini che piovevano dai balconi. Poi fu noleggiata una limousine per portarla ad un’altra esibizione. Era una giornata torrida, un traffico intenso. Nel settore automobilistico, l’aria condizionata non era stata ancora inventata. Amelia diede uno sguardo all’automobile e immaginò di rimanere bloccata sul sedile posteriore in una pozza di sudore. Ma poi scorse una sidecar vuota, attaccata ad una motocicletta, guidata da un poliziotto della sua scorta. Senza pensarci su e senza chiedere il permesso ai suoi assistenti e manager, vi saltò dentro. Lo sbirro accese le luci e la sirena e… via ruggendo”.

Oltre ai suoi best seller e articoli, Amelia scrisse delle poesie che rimasero inedite, fin dopo la sua morte.

[4]

Poesia di Amelia Earhart “Da un Aeroplano”

Lottando per il volo e per la parità dei diritti delle donne.     

[5]

Amelia Earhart con le aviatrici

Tra il 1928 e 1929, dopo il ritorno dal suo volo storico, Amelia iniziò un estenuante tour di conferenze. Putnam era deciso a trasformare Amelia Earhart in un’icona americana. Funzionò. Amelia usò la sua fama e la sua fortuna crescente per contribuire a promuovere l’aviazione e, in particolare, gli eguali diritti delle donne a volare e a fare qualsiasi cosa volessero durante la loro vita. Earhart era timida, ma costretta ad assumere un ruolo più determinato con la sua sempre più vasta notorietà e responsabilità nella tutela delle donne.

“Amelia era una donna tradizionalmente femminile, che sarebbe potuta comunque salire su un aereo e volare via. Gli uomini non furono minacciati (nel loro ruolo – NdT) e le donne… erano incoraggiate ed ispirate.
La stessa pazienza e resistenza innate che consentirono ad Amelia di star seduta, per molte lunghe ore, nella cabina di pilotaggio di un aeroplano, le permisero di autopromuoversi guerriera.
Agli inizi degli anni ’30, si dedicò alla difesa delle donne in aviazione ( una volta tenne 13 discorsi in 12 giorni) e ha fatto parte di commissioni… Fondò il “Ninety-Nines” (Novanta-Nove – NdT)) un’organizzazione per donne pilota. Le fu attribuito il grado di maggiore onorario del Servizio Aereo degli Stati Uniti e le fu dato un paio di ali d’argento, che indossava spesso con le perle.
Strinse un’amicizia con Eleanor Roosevelt. La stessa first lady visse una serie di circostanze avventurose, e prendeva con passione lezioni di volo. Amelia la ingaggiò, ma il Presidente glielo proibì, perché troppo pericoloso, anche se approvava pubblicamente gli sforzi di Amelia, per convincere il paese che il trasporto aereo sarebbe stato l’onda del futuro”. (Ibidem Karbo)

La chiamavano “LadyLindy” e “Regina dell’Aria”. Interviste e sponsorizzazioni vennero con la sua crescente immagine pubblicitaria. Ebbe perfino una linea di prodotti che portavano il suo nome.

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Annuncio pubblicitario del bagaglio “Amelia Earhart”

Pubblicizzava una linea di bagagli che amplificavano la sua aura di promotrice dei viaggi in aereo. Earhart partecipò alla progettazione e produzione delle valigie recanti il suo marchio di fabbrica. Amelia insistette affinché seguissero sicuri standard di qualità, che dovevano essere prodotti con materiale eccellente e venuti a prezzi accessibili. La loro vendita sarebbe continuata per sessant’anni.

Earhart fu nominata Editrice Associata della Rivista Cosmopolitan. Usò la pubblicazione come un forum per incoraggiare il pubblico ad accettare l’aviazione e il nuovo ruolo delle donne.

Nel 1929 l’aviazione commerciale era ancora agli inizi, ma Amelia già lavorava per creare servizi di linee aeree per passeggeri e prese il via la prima navetta aerea regionale tra New York City e Washington D.C. e voli nel corridoio nord orientale degli Stati Uniti.

“La campagna di marketing di Earhart e di Putman ebbe successo nell’istillare il fascino di Earhart nella psiche del pubblico. Piuttosto che approvare semplicemente i prodotti, Earhart fu coinvolta attivamente nelle promozioni, specialmente nelle mode femminili. Per un certo numero di anni dovette cucire i propri vestiti, ma le linee di ‘vita attiva’ che erano in vendita in 50 negozi, come Macy’s nell’area metropolitana, erano un’espressione della nuova immagine di Earhart. Il suo concetto di linee semplici e naturali fu abbinato al (tessuto) antipieghe, materiale lavabile, incarnazione dell’eleganza, risoluto ma femminile “A. E.” (il nome familiare, in uso per la famiglia e gli amici)”.

[Amelia Earhart (3)Continua]