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Piccolo cabotaggio (13). La cesura

di Tano Pirrone
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Oggi è il 21 agosto 2019. Sono trascorsi 808 giorni dalla pubblicazione su Ponza Racconta del dodicesimo capitolo del diario di viaggio lungo le coste italiane alla ricerca di luoghi, immagini e racconti [leggi qui [2]].

La mia assenza non sarà stata notata, ma più volte mi è stato chiesto conto del mio silenzio. Non ne parlerò compiutamente neanche adesso, che, tradendo la mia decisione di smettere, ricomincio a scrivere e cerco di ripartire per un viaggio, che non avrà più, comunque, la stesso senso e le stesse modalità, essendo io, oggi, dopo la lunga pausa, diverso da quello che il viaggio aveva progettato, cominciato e condotto con divertimento, almeno mio, fino all’antico ed ospitale porto di Siracusa.

Avevo già, quasi per intero, scritto il capitolo 13 che narrava della tratta fra Siracusa e l’isolotto di Lisca Bianca, minuscola efelide delle Lipari, in cui Maestro Antonioni innesta il cardine del suo capolavoro L’Avventura. Coprotagonista dell’episodio era mio fratello Nello, hospes e guida nella città di Archimede, il quale è venuto nel frattempo a mancare. Poche settimane prima, l’altro grande vuoto lasciato da Bam, la mia onnipresente Bam.
Due amputazioni, due cesure, due caverne che fan si che io non sia più io, ma qualcosa che gli somiglia. Le caverne vuote rimbombano: pazientemente bisogna stabilire al loro interno le giuste dimensioni, le proporzioni armoniche, perché il rimbombo diventi eco, memoria restituita, le cui frequenze tornino ad essere modulate ed il racconto comprensibile.

Tutto ha un peso ed il fardello grava sempre di più col passare dei mesi e degli anni; il corpo e la mente non rispondono più, pronti, ai comandi, cresce il consumo di carta per annotarvi cose che servono, cose da fare, parole, pensieri per poi perdere il fogliettino ed imparare che tutto è importante ma nulla è indispensabile. Salvo, se mi è consentito, chi condivide i nostri giorni ormai da quarant’anni e ci guida, protegge, aiuta, non solo per l’antico, irrinunciabile amore.

Salperò da solo sulla nuova barca, senza amici, senza cane. Non so come sarà: per certi versi i minori obblighi allevieranno la fatica, per altri, mancherà il sostegno affettivo, che non è tutto ma certamente tanto. Terrò da conto, quindi, la piccola claque che dalle rive del nostro mare farà giungere sopra le onde quelle invisibili e originali del tifo, sospingendo veliero e capitano.
Tutto questo, però, dalla prossima puntata, ché ora sono stanco e i dubbi, invece che scemare, permangono e induriscono i giorni.