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Consiglio comunale sulla graticola di Ferragosto

di Francesco De Luca
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Giorno 16 agosto, ore 11, sala consiliare poco aerata, una sparuta rappresentanza popolare, una bellicosa minoranza, una nervosa maggioranza. Consiglio comunale.

Ho riferito quanto visto e sentito nella mia permanenza in sala, a zi’ ’Ntunino. Ha subito scosso il capo e lo ha dimenato di qua e di là per tutto il tempo. Alla fine pensavo manifestasse il suo pensiero e invece aveva il mento nella mano sinistra e scuoteva la testa.
“Ma insomma… – l’ho sollecitato – “qua già fa un caldo tremendo se pure tu mi lasci sulla graticola le poche energie rimaste andranno in fumo”.
“Io già sento puzza di bruciato…”.
“Quale bruciato ’Ntuni’… qua ancora non brucia niente…”
“E invece ti sbagli – mi corregge l’amico – ormai è andato in fumo il disegno comune che l’attuale maggioranza sbandierava. Questo disegno comune sta dividendosi in vari frammenti, di cui non si sa quale sia l’epilogo. Quando avviene questo, occorre sospettare che ci siano interessi privati da perseguire. Le idee non sono refrattarie alla bruta materialità degli affari ma si muovono su di un altro piano. Oggi, per quel che appare l’Amministrazione è appiattita su di un solo piano: quello affaristico privato”.
Lo interrompo: “Di quali affari vai insinuando…”
“Fra’ – mi stoppa – l’ingenuità è una prerogativa dei santi, non di chi riflette. Anzi, ci fu un tempo in cui si era convinti che l’uomo di scienza non potesse aspirare alla santità. La conoscenza era dominio esclusivo di Dio e chi tentava di conquistarla si metteva fuori del flusso della grazia. Ma, in quel tempo si credeva pure nell’eresia e da essa ci si teneva lontano come dal fuoco!”.

Ammutolisco. Due anni fa pensammo, tutti noi, che ne avremmo viste di belle.
Di belle… cioè belle decisioni, bei programmi, belle realizzazioni e non belle… nell’altro senso. Spero che in tutti prevalga il buon senso. Non l’arroganza, il bisticcio, ma il buon senso. Lo spazio per la mediazione c’è, anche la distinzione dall’opposizione c’è. Si tratta di ritrovare il senso dello stare insieme.

Zi’ ’Ntunino mette in tavola una caraffa di bino bianco. “Bive – mi dice – chisto leva ’u sudore”. Io lo guardo perplesso e penso: miracolo del vino di ’Ntunino, un vino che stagni il sudore!

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