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Un saggio sul porto di Ponza, di Arturo Gallia

segnalato dalla Redazione
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Dal sito web per ricercatori dedicato alla condivisione delle pubblicazioni scientifiche – https://www.academia.edu/ [2] – riprendiamo un lavoro di Arturo Gallia che consta, oltre che del riassunto (italiano e inglese), dell’introduzione e delle conclusioni – che qui di seguito riportiamo –, anche dei paragrafi “Materiali”, “Risultati”, “Discussione” e “Bibliografia”.
Il testo completo è in
file .pdf alla fine dell’articolo.

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Il porto come elemento di trasformazione e di continuità nel paesaggio costiero dell’isola di Ponza

Arturo Gallia
Dipartimento di Studi Storici Geografici Antropologici
Università degli Studi Roma TRE

Riassunto – Il porto di Ponza fu costruito dai Borbone (1768-1779) per facilitare l’insediamento dei nuovi abitanti e per meglio governare l’isola. Il molo, la nuova chiesa, il Palazzo del Governatore e il “foro pensile” modificarono in maniera decisiva il paesaggio insulare, determinando gli sviluppi urbanistici futuri, tanto da persistere fino ai giorni nostri. Nonostante l’avvicendarsi di trasformazioni istituzionali, nei decenni successivi ben poco mutò nell’aspetto e nelle funzioni del tessuto urbano di Ponza. Nemmeno il confino politico fascista e l’avvento del turismo di massa hanno intaccato il nucleo insediativo originale, che oggi si trova a dover conciliare le spinte esogene del turismo con le necessità endogene degli abitanti.

Abstract – The port of Ponza was built by the Borbone (1768-1779) not only to facilitate the settlement of new residents in the island, but also to be able to govern it better. The pier, the new church, the Governor’s Palace and the “roof forum” remarkably changed the island landscape and determined its subsequent urban expansions, until today. Despite the several institutional transformations undergone by the island of Ponza, very little has changed in both the appearance and functions of the its urban fabric over the course of the decades. Not even the Fascist political confinement or the advent of mass tourism have damaged the original nucleus of settlement, which has now to combine exogenous forces by tourism with endogenous needs of inhabitants.

Introduzione
Tra le politiche di controllo dei territori periferici del Regno di Napoli promosse dai Borbone nel XVIII e XIX secolo, particolare attenzione venne rivolta alle città costiere e ai loro porti. In questo contesto anche le isole minori furono oggetto di interventi di trasformazione territoriale particolari, volti alla gestione del potere e al controllo delle popolazioni locali. Sull’isola di Ponza i maggiori interventi riguardarono l’ansa del porto, dove fu progettato e realizzato un nuovo molo e furono innalzati alcuni edifici di governo.

Queste azioni furono condizionate dalle peculiarità del territorio insulare e si focalizzarono principalmente sull’insediamento o sul re-insediamento di strutture urbane nelle aree costiere. La costruzione o l’ampliamento di opere portuali, in particolare, portò non solo alla trasformazione del territorio, nelle sue funzioni, nel tessuto urbano e nel tessuto sociale, ma anche all’alterazione del paesaggio costiero. Queste forme di antropizzazione furono allora molto marcate e condizionarono fortemente lo sviluppo urbano e costiero dell’isola nel corso dei decenni e dei governi successivi, tanto che ancora oggi l’abitato principale rispecchia quelle forme storiche di insediamento e le nuove pianificazioni ne seguono ancora i principi funzionali e urbanistici.

Conclusioni
Nel secondo dopoguerra, l’avvento del turismo e, soprattutto, delle prime imbarcazione da diporto iniziarono a mettere in risalto la questione della suddivisione del bacino portuale, condiviso da pescherecci, navi passeggeri, forze dell’ordine ed, ora, anche yacht. Nel 1956 fu necessario prolungare e rinforzare la massicciata frangiflutti, operazione ripetuta alla fine degli anni ’90. Nel tempo sorsero diversi conflitti sociali, come quelli tra gli isolani e gli stranieri: nella primavera del 1975 i pescatori ponzesi bloccarono l’ingresso del porto per impedire l’accesso alle imbarcazioni turistiche.

Con il piano regolatore del 1975 – approvato nel 1983 – il porto borbonico fu destinato all’attracco delle navi passeggeri, dei pescherecci e delle imbarcazioni delle forze dell’ordine, nonché alla presenza di alcuni ormeggi per le imbarcazioni a noleggio. L’approdo degli yacht e delle barche turistiche fu organizzato mediante l’installazione di pontili galleggianti mobili, distribuiti in tutto lo specchio dell’insenatura dell’isola compresa tra il porto e S. Maria.

Oggi, dunque, il nucleo urbano dell’isola insiste su quella struttura portuale voluta dai Borbone nella seconda metà del Settecento e si sviluppa lungo le pendici dei rilievi collinari e lungo l’ansa, fino a S. Antonio, Giancos e S. Maria, senza intaccare le funzioni di governo, protezione e riparo per cui era stato progettato. Tuttavia, il valore simbolico della presenza istituzionale, un tempo ricoperto dal Palazzo del Governatore e, di fatto, decaduto con lo sbarco di Carlo Pisacane sull’isola e l’assedio all’archivio municipale (26 giugno 1857), è oggi ancor più mascherato dalla presenza di arborature, non previste nell’impianto originale, che coprono la facciata del Palazzo quando lo si osserva dal mare. Una reale vacanza istituzionale, in effetti, è stata perpetrata a lungo sull’isola, specialmente quando, nel pieno del boom turistico, mancò una linea amministrativa in grado di guidare l’isola verso uno sviluppo economico favorevole per i suoi abitanti.

Negli ultimi anni, per favorire la tutela non solo architettonica, ma anche paesaggistica del porto, il Comune di Ponza ha adottato il Piano di tutela dell’Immagine dell’Isola (Piano del Colore e Piano dell’arredo urbano).

 

Il lavoro completo in file .pdf: Il_porto_come_elemento_di_trasformazione [4]