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‘A rena ‘e Palmarola

di Rosanna Conte
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Lunedì scorso, 29 luglio, ero sul palco situato sul sagrato della chiesa per condurre una chiacchierata a più voci su ‘A rena ‘e Palmarola ed il suo autore, Raffaele Zocchi. Partecipavano Martina Carannante e Enzo Di Giovanni, delegato alla cultura.

Non c’era il pubblico delle grandi affluenze, nonostante il titolo indicasse espressamente un legame del contenuto con la nostra isola, ma dobbiamo pensare che in estate i ponzesi sono tutti impegnati.

I presenti hanno potuto seguire il dialogo, a tratti ironico e sempre gradevole, che si è snodato con l’autore man mano che si procedeva a evidenziare i temi emersi dal libro composto da 11 poesie e 4 racconti dedicati a Ponza.

Raffaele Zocchi, che per una vita ha svolto il suo lavoro di ingegnere meccanico, non è nuovo alla pubblicazione di libri di poesie o racconti, come Pinzillacchere presentato a Ponza cinque anni fa e al quale furono dedicati più di un articolo sul nostro sito.

La formazione classica ha plasmato i suoi interessi secondo i canoni umanistici, nonostante la laurea in Ingegneria, e l’ha accompagnato per tutta la vita.
Quest’ultimo volumetto ci fa cogliere una sensibilità letteraria radicata nella conoscenza della cultura classica e di quella moderna che gli consente rielaborazioni di figure e citazioni presenti nella nostra memoria.

Il titolo ci dice chiaramente che la malattia dell’innamoramento per le nostre isole, la nostalgia e il desiderio di tornarci, è alla base dell’ispirazione dei versi e dei racconti che sono nel libro. Martina Carannante ha ricordato che lo scomparso Pierino Coppa, aveva l’abitudine di citare ’a rena ’e Palmarola come l’unica cosa che mancasse una volta arrivati in Paradiso.

In apertura c’è una poesia dedicata alla moglie Angela, scomparsa da pochi mesi. Una scelta non peregrina, ma strettamente connessa al contenuto visto che i due amori – per lei e per l’isola – sono nati insieme, in un connubio che li ha visti nutrirsi a vicenda.

Le poesie toccano tematiche come la nostalgia, la bellezza del paesaggio e il mare, un mare che da semplice elemento naturale assume connotazioni di significato sempre più pregnante, divenendo luogo di nascita e vita della nostra cultura occidentale e metafora della nostra storia che racchiude nel corso dei secoli scontri e guerre, ma anche  convivenza pacifica e scambi tra popoli.

Due dei quattro racconti vedono personaggi creati dalla fantasia dell’autore che si muovono sull’isola in momenti storici ben precisi: lo sbarco di Pisacane e l’arrivo a Ponza di Mussolini ormai prigioniero.
Nel racconto Il ciclope di pietra è il faraglione della Guardia a raccogliere in sé immagini, fantasie e magie che sono proiettate nel giovane protagonista addormentato nella barca in una sua insenatura.
Una caccia al tesoro… molto speciale che chiude il libro ci dice che il tesoro da trovare è Ponza, la nostra isola.

Nei racconti, ha notato Martina Carannante, il tono assunto è un po’ quello del nonno che vuole tramandare al nipotino i suoi sentimenti, le sue fantasie, il suo amore per Ponza e le sue mille sfaccettature.