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Diecimila!? …come quelli di Senofonte?

di Pasquale Scarpati
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Quando sono lontano dal desk so soltanto leggere ma non so scrivere.
Ho letto dei diecimila e mi sono chiesto: sono per caso quelli di Senofonte? I quali, dopo una lunghissima ed estenuante marcia, non appena videro il mare, esultarono: – Mare… mare! Thalassa thalassa!

Così l’animo mio esulta ogni qualvolta accarezzo gli articoli. Sia quelli che mi spingono lontano nel tempo e mi fanno accapponare la pelle, portandomi in un “piccolo mondo antico” fatto di piccole cose, di anfratti e grotte oramai desuete… sia quelli che, più ruvidamente, mi portano alla realtà quotidiana.
Anch’io, a bracciate, ho attraversato ed attraverso il porto sempre deserto anche in piena estate; anch’io, sia pur da lontano, mi insinuo con la mia piccola canoa tra natanti più grandi di stazza, che possono vedere dall’alto il mutare del vento.

Qualcuno dice: “Non scrivo perché il “colore” del sito non mi piace”. Dimentica forse che il Creatore ci ha concesso di vedere tanti colori e di fruirne all’occorrenza.
A me sembra che chi governa il sito tenga fede e realizzi questa prerogativa umana.
A me sembra che il sito sia aperto a tutti e pertanto mi auguro di leggere altri diecimila articoli scritti anche da più mani, perché… un’orchestra è più armoniosa quando è composta da tantissimi strumenti.

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Grazie a Pasquale, oltre che per la partecipazione ai festeggiamenti, per la dotta citazione che ci ha spinto a rispolverare i nostri ricordi (su Wikipedia)

Il termine greco anabasi (letteralmente andare in salita) si riferisce ad una spedizione effettuata a partire dalla costa verso l’interno di un territorio. Il termine contrario (spedizione dall’interno verso la costa) è catabasi (katabasis).
I Diecimila furono un gruppo di mercenari, principalmente greci, assoldati da Ciro il Giovane nel tentativo di usurpare il trono di Persia al fratello Artaserse II. La marcia che li portò alla battaglia di Cunassa e il loro ritorno in Grecia (durata un anno e tre mesi, dal 401 al 399 a.C.) fu registrata da uno dei mercenari, Senofonte, nella sua Anabasi.

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Thalatta! Thalatta (Il mare! Il mare!) — dipinto di Bernard Granville Baker, 1901

Questo l’episodio citato, che crea sempre emozione:
[Arrivata al monte Teche, l’avanguardia cominciò ad urlare, cosa che allarmò Senofonte, che accorse dalla retroguardia].
“(Senofonte) allora scese da cavallo, prese con sé Licio e i cavalieri e corse a prestar soccorso, ma ben presto sentirono i soldati gridare: “Mare, mare”. La voce rimbalzava di bocca in bocca. Allora anche tutta la retroguardia si mise a correre, mentre pure le bestie da soma e i cavalli vennero spinti al galoppo. Quando furono tutti sulla cima, cominciarono ad abbracciarsi, strateghi e locaghi, tra le lacrime. All’improvviso, chissà per esortazione di chi, i soldati portarono delle pietre e formarono un tumulo enorme.”  (Senofonte, Anabasi, IV, 7, 24-25.)