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Venga il mondo tutto quanto a formare guardia d’onor

di Francesco De Luca  

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La ricorrenza del Corpus Domini era affrontata con una solennità rigorosa. Diversa da quella quasi a gomito: la festa di san Silverio. Questa era duttile, frammista con eventi anche profani. Quella del Corpus Domini era legata ad un rigore che non ammetteva variazioni. Era seria.
Noi chierichetti l’avvertivamo dai comandi precisi, dalle procedure cerimoniali obbligatorie, dagli atteggiamenti del parroco: don Luigi.

Vincenzo Costanzo (il figlio di Ninì ’u matunaro), Silverio Di Fazio e io, affrontavamo la solennità come richiedeva il parroco. Era l’evento liturgico più importante dell’anno.

A Maurino era affidato il compito di ridare funzionalità ad un apparato (un baldacchino) che amplificava al massimo la presenza in processione dell’Ostia sacra. E anche Luigi Ambrosino doveva affaccendarsi con quell’ombrello che evidenziava la figura di don Luigi con l’ostensorio. Un paramento ampolloso sopra il capo del prete.

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Non sto esagerando. C’era una frenesia palpabile in sagrestia. E noi, giovani chierichetti, ne eravamo contaminati.
In chiesa poi Rosinella Maggio intonava il canto: “Venga il mondo tutto quanto a formare guardia d’onor, perché nell’ostia sotto il manto c’è il divino Redentor”.
Non capivo, non riuscivo a connettere i significati… e il verso si imprimeva nella testa, si radicava.

Ritorno a Ponza, da insegnante fresco di studi. Ogni credo religioso è aborrito, ma nella processione del Corpus Domini alle orecchie ritorna il canto. Il verso si riaccende nella memoria, ne rilevo la singolarità: “Venga il mondo tutto quanto a formare guardia d’onor …”. Ne comprendo il senso, e vedo nei miei concittadini la riverenza verso quell’ostia, bardata all’inverosimile, portata in trionfo per le vie del Porto.

Non ho rimpianti ma non riesco ad avere tripudi. Non voglio reclamare nessun primato. Mi ritengo fortunato d’ aver accolto in seno e serbato quel verso tanto incomprensibile per tanta parte della mia vita… poi evidente nel suo significato dalla semplicità quasi puerile.

Oggi Vincenzo credo che sia militare in pensione a Latina, Silverio Di Fazio combatte in California una sua guerra col male fisico, io mi faccio sballottare fra ricordi infantili e presunzioni di razionalità. Fra pochi giorni si rinnoverà il rito del Corpus Domini. La bellezza dell’estate alle porte la incornicerà come sempre. La comunità isolana, più sfilacciata, chinerà il capo a formar guardia d’onor al passaggio dell’Ostia santa. E io, renitente, a rimuginar parole..